25 aprile: Viva l’Italia, liberata e razzista
« E’ tempo che gli italiani si proclamino francamente razzisti » [1].
Tanto sottoscrissero e pubblicarono, non già i politici fascisti, ma i migliori scienziati e docenti italiani il 5 agosto 1938.
Ricordando – “festeggiamo” oramai più – con sobrie manifestazioni, domani 25 aprile, “la liberazione dell’Italia dall’occupazione nazista e dal regime fascista”, dovremo onestamente ammettere che il “valore fascista” della “razza ariana” è lungi dall’essere stato abbandonato.
Esiste o non esiste, ad esempio, tutt’oggi, la “ius sanguinis” [2] che indica l’acquisizione della cittadinanza per il fatto della nascita da un genitore o con un ascendente in possesso della cittadinanza?
Non è forse vero, al contrario, che la stragrande maggioranza degli italiani, e dei partiti che li rappresentano, si contrappone allo “ius soli” [3] ovvero alla norma giuridica che indica invece l’acquisizione della cittadinanza per il fatto di nascere nel territorio statale, indipendentemente dalla cittadinanza posseduta dai genitori?
E’ vero o non è vero che l’opposizione allo ius soli pieno non vuole altro che difendere la “razza italiana”, quella pura ed ariana, dalla contaminazione fisica, culturale e religiosa derivante “dall’incrocio con qualsiasi razza extra–europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani”?
Non è forse vero che crediamo ancora come la “razza degli zingari” sia rappresentata da individui « delinquenti antropologici, geneticamente asociali. Gente nata criminale, quindi ineducabili e assai pericolosi » ? [4]
Orbene, se tutto ciò è vero, come è vero, dobbiamo ammettere allora che i partigiani non hanno completamente liberato l’Italia dal fascismo. Abbiamo solo fucilato il più noto rappresentante, Benito Mussolini.
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Fonti e Note:
Credits: Photo by Michele Bitetto on Unsplash
[1] Wikipedia, “Manifesto della razza”.
[2] La Legge n. 91/1992 adottata sotto il Governo Andreotti VII ( DC – PSI – PSDI – PLI ), all’articolo 1, stabilisce: « E’ cittadino per nascita: a) il figlio di padre o di madre cittadini, […] ».
Tale norma concede lo ius soli solo in un caso, previsto dal secondo comma dell’articolo 4: « Lo straniero nato in Italia, che vi abbia risieduto legalmente senza interruzioni fino al raggiungimento della maggiore età, diviene cittadino se dichiara di voler acquistare la cittadinanza italiana entro un anno dalla suddetta data ».
Infine – a parte casi residuali – “può” essere concessa la cittadinanza: « allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica » ( articolo 9, comma 1, lettera f) a condizione che « un’adeguata conoscenza della lingua italiana, non inferiore al livello B1 » e che versi un contributo di 250 euro ( articoli 9.1 e 9 bis della stessa norma per come modificata coi Decreti Salvini ) e comunque non prima che si svolga un iter burocratico d’esame della domanda che dura fino a « 36 mesi » (articolo 9-ter, il Decreto Salvini ne prevedeva 48, così poi ridotto dal governo Conte II – PD / M5S ) e mantiene una condotta giuridicamente integerrima.
[3] Applicano la “ius soli illimitato”, praticamente tutti i paesi del continente americano ( Stati Uniti, Canada, Messico, Argentina, Brasile, Perù, Bolivia, Equador, Venezuela, Uruguay, Paraguay, etc ), e diversi altri nel mondo ( Tanzania, Pakistan, etc ). In Europa, i principali stati, quali Germania, Francia e Regno Unito, applicano, oltre che la ius sanguinis anche forme modificate ius soli ( ovvero sono previsti ulteriori requisiti oltre che la nascita sul territorio nazionale ).
[4] “Razzismo e indifferenza” di Renato Curcio, che riporta gli studi dei positivista Cesare Lombroso.
Sono senza parole…
ma vi rendete conto o no, di cosa significhi proporre lo ius soli per uno Stato immiserito e che confina con un continente da cui vorrebbero emigrare (anche e soprattutto illegalmente) milioni di individui? Qui il razzismo non c’entra nulla!
Se volete essere sommersi da centinaia di migliaia di soggetti difficilmente integrabili (conoscete il significato di integrazione? e a quali condizioni sia possibile?) e che metterebbero fuori controllo qualunque politica sociale, è lecito che lo diciate. Ma non tirate in ballo il razzismo, perché qui è in ballo tutto, civiltà compresa. Voi vorreste che con la parola “cittadinanza”, si intendesse un documento burocratico, ma NON è così.
Essere cittadino di uno Stato, ha un significato ben più profondo.
Poi, se l’idea di Stato (con tutte le tutele e l’autodeterminazione che questo dovrebbe comportare per un popolo sovrano), a qualcuno inizia a dar fastidio, perché va contro il “mondialismo” imperante (che conviene oltretutto alla minoranza degli ultra ricchi predatori) allora il discorso cambia. Ma la si pianti di nascondersi dietro le paroline ad effetto, tipo “razzismo” e “razza ariana”. Qui la chiudo, ma preciso di avere in famiglia membri non europei (africani, appunto), legalmente arrivati e perfettamente integrati, con tanto di nipoti per nulla danneggiati dalle attuali leggi. SO di cosa sto parlando e quale ipocrisia stia dietro alle ciance sull’immigrazione.
Il tuo è un punto di vista legittimo e, per certi aspetti, pure logico. E, perciò, merita una risposta: 1) “uno Stato immiserito”: premesso che lo Stato Italiano è nel G7 quindi è tutt’altro che immiserito rispetto agli altri 190 Paesi del Mondo, ciò impone di essere egoisti e non aiutare più il prossimo? 2) “si intendesse un documento burocratico “: anche, la cittadinanza permette fruire determinati diritti, in ogni caso vredo proprio che una bambina che NASCE QUI o un AFRICANO che vive, lavora qui per 10 anni, non siano PIU’ ITALIANI di un veneto o un bergamasco che anelano l’INDIPENDENZA DELLA PADANIA e che parlano un dialetto INCOMPRENSIBILE per la maggioranza degli italiani? 3) Quindi l’esempio di USA, ARGENTINA, MESSICO, CANADA, etc dove vige lo IUS SOLI è sbagliato? 4) “sommersi da centinaia di migliaia di soggetti difficilmente integrabili”: che c’entra l’immigrazione con la “cittadinanza”? Il bambino che nasce qua, che va all’asilo, alla scuola, che lavora qui, che diventa avvocato o docente o operaio qui è ITALIANO, al di la se suo padre sia cinese, salvadoregno, ucraino, nigeriano. Non ho parlato di immigrazione; ma di “cittadinanza” (ius soli, per chi nasce QUI).
Ti rispondo volentieri
1) proteggere lo stato sociale non è egoismo; è egoismo fingere di non sapere che è impossibile estenderlo al mondo, perché il risultato, ossia la barbara realtà, è che verrà cancellato per tutti. Le politiche sociali, sono possibili se è sotto controllo la ricchezza e la povertà; invece, la ricchezza può trovare riparo nei paradisi fiscali e la povertà (o presunta tale), ha la porta dell’accoglienza sempre aperta. E il risultato si vede. I confini, sono un baluardo che difende i più deboli.
2) il diritto ad essere cittadino, chi vive e lavora da 10 anni in Italia (anzi, 6 per la precisione), può già chiederla ora. Se nasci in Italia e vivi in Italia, all’età di 18 anni puoi già chiedere la cittadinanza. Potrebbe essere concessa in automatico, ma certi Paesi non prevedono la doppia cittadinanza, dunque non la si può imporre.
Lo ius soli, a differenza di ciò che viene sbandierato, significa concedere la cittadinanza a figli di immigrati, uno solo dei quali deve risiedere qui da anni (pochi, pochissimi invero) e deve avere frequentato solo una piccola parte del percorso di studi. Dunque nato qui, da genitori uno solo dei quali qui da qualche anno (pochi. 2 , 4?) che parlano in casa solo la loro lingua, mantengono in toto le loro abitudini e cultura, frequenta giusto qualche anno di scuola in Italia (solo quelli necessari allo ius soli) e poi rimandato in Patria o altrove… esso è o sarà, cittadino italiano? Io proprio non credo. Lo ius soli, non prevede, come sbandierato, un percorso di studi completo, altrimenti si parlerebbe dei 16 anni anziché 18 e non avrei contrarietà in merito. Anzi.
Riguardo all’elenco dei Paesi che lo hanno adottato, faccio notare che i loro confini sono molto diversi dai nostri. L’Argentina confina con Paesi non poi così diversi a livello economico, il Messico addirittura con gli USA, il Canada è ben riparato ( e prova ad entrare illegalmente!), gli USA, solo per il confine col Messico, hanno dovuto erigere un muro, per proteggersi dall’attrattiva che ha lo ius soli. E Biden neanche si sogna di abbattelo, per inciso. Riesci ad immaginare la piccola Italia, di fronte ad un continente sconfinato, con un bum demografico fuori controllo e culture lontanissime dalla nostra? Ma hai idea di quanti milioni di persone siano attratte unicamente dalle nostre politiche sociali e siano totalmente disinteressate a vivere tutta la vita qui?
Sai che quelli che arrivano, nel loro Paese sono classe media? Io sì, ne conosco a decine (qualcuno l’ho anche ospitato per un po’ appena arrivato perché ne conosco i genitori) e SO di cosa parliamo. Ora ti spiego una cosa: l’integrazione è possibile solo con piccolissimi numeri, accolti con rispetto reciproco e voglia di stare insieme (che non si può imporre, ma deve essere spontanea e bilaterale). C’è bisogno di riconoscere il reciproco valore, facendo sentire a proprio agio e nel calore umano chi è immigrato e invogliare esso ad assorbire una cultura che quindi ama e rispetta. È necessario accettare che costui mantenga parte della propria cultura, perché lo si ama e ci si immedesima in lui ed esso, fare di tutto per fare propria quella del Paese che ha imparato ad amare. L’immigrazione implica sempre un cambiamento; se esso è naturale, controllato e in grado di non sconvolgere una cultura, è senz’altro una risorsa: tutte le migliori scoperte, vengono da contaminazioni. Ma l’importazione in massa è un’altra cosa; è una forzatura distruttiva e disgregante. Esattamente quello che desidera la cricca di sociopatici che detesta le tradizioni democratiche Europee.
Ora ti chiedo: l’immigrazione di massa porterà a questo risultato o ad uno scontro di civiltà inevitabile per reciproca repulsione?
Spesso buonismo e ipocrisia vanno a braccetto.
Non condivido ma apprezzo la capacità di esposizione senza offendere ( cosa difficili su questo tema ). Breve replica: D’accordo sulla cittadinanza agli immigrati ( neri, gialli o bianchi ) dopo 10 anni di soggiorno. Non condivido che poi, presentata la domanda, occorre aspettare 4 anni ( “decreto Salvini” col Conte I ) o 3 anni ( la modifica adotatta da PD / M5S col Conte II ) per vederla riconosciuta. perchè non fare bastare 30 giorni come in un normale pocedimento amministrativo? Le “info” ( durata residenza, attività lavorativa, casellario giudiziario ), sono tutte dentro i pc dello Stato. Far attendere 4 (3) anni è solo cattiveria pura. Non condivido che un bambino nato qui, che ha vissuto solo qui, sia, di conseguenza, considerato uno straniero fino a 22-23 anni. A mio parere i due temi ( regolazione dei flussi d’immigrazione e “ius soli” ) non vanno confusi. Concedere il secondo, non vuol dire “libera tutti” sul primo. Vuol dir, al contrario, proprio “integrare” il bambino a tutti gli effetti.