Il Salario minimo orario sta per approdare nell’Aula del Senato

Senato della Repubblica

Il valore orario del salario non potrà essere inferiore a 9 euro. Lo stabilisce il Disegno di Legge n. 310 (“Istituzione del salario minimo orario”) a prima firma del senatore Laus (Partito Democratico) che ha concluso il ciclo di audizioni delle parti sociali e che sta per approdare nell’Aula del Senato per il voto.

Il provvedimento, che fa coppia con un altro, il n. 658, piuttosto simile e che porta la firma di Nunzia Catalfo (Movimento Cinque Stelle) prevederebbe, altresì, che «le pubbliche amministrazioni non stipulano contratti né erogano contributi o finanziamenti se i soggetti con cui instaurano rapporti, o a cui erogano benefìci, retribuiscono i propri lavoratori con compensi di importo inferiore al salario minimo orario».

L’Istat ci fa sapere che, attualmente, le retribuzioni minime oscillano tra le 6,08 euro l’ora per gli operai agricoli e le 7,92 euro per il comparto industriale. L’innalzamento della retribuzione oraria minima a 9 euro comporterebbe un incremento della retribuzione annuale a circa 2,9 milioni lavoratori (circa 1.073 euro annui pro-capite d’incremento). Il maggior costo per le aziende è stimato in 3,2 miliardi di euro.

Di seguito le posizioni espresse da alcune delle Parti Sociali ascoltate dalla Commissione Lavoro del Senato.

Confindustria: Troppe 9 euro l’ora ai lavoratori!

La Confindustria, durante la propria audizione, ammette che esiste un problema: «si sono diffuse aree di lavoratori con un salario al di sotto di quello stabilito dai contratti firmati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative sul piano nazionale. Le stime al riguardo indicano quote di lavoratori con retribuzioni inferiori ai minimi contrattuali comprese tra il 9 e il 21 per cento, con picchi del 30 per cento in alcuni settori (Agricoltura, Alberghiero-ristorazione, Alimentare, Servizi alle imprese)».

Secondo quest’organizzazione, tuttavia, se si dovesse insistere sull’individuazione di tale tutela legale, «il salario minimo non dovrebbe essere troppo alto rispetto a quello medio/mediano», «dovrebbe applicarsi solo al lavoro subordinato». In particolare, rispetto alla misura delle 9 euro, la Confindustria reputa che un tale livello di «salario minimo sia inaccettabile, perché assolutamente dissonante con la realtà del mercato del lavoro» (sulla base della contrattazione vigente oggi si aggira sui 7,5 euro ora).

ACLI: Sì al Salario Minimo, non unico ma settoriale

Le ACLI, nella loro audizione sostengono che «una norma di tale importanza non possa essere introdotta in un momento così sfavorevole all’economia italiana» perché «è assai probabile che il Salario Minimo schiacci verso il basso i minimi contrattuali». In definitiva, la soluzione alla insufficienze delle attuali tutele potrebbe essere quella di «pensare ad un Salario minimo garantito non come misura unica ma in riferimento ai diversi CCNL, ancorando la retribuzione oraria alle dinamiche del comparto di riferimento».

USB: Sì, ma serve anche un Salario Minimo mensile

L’Unione Sindacale di Base (USB), nella propria audizione, «condivide la scelta di istituire per legge un salario minimo orario» perché la contrattazione collettiva non è più in grado di coprire e tutelare una fetta enorme di lavoro (si pensi che «i lavoratori poveri nel nostro Paese sono 3 milioni, se assumiamo a base di calcolo il salario mensile»). Tale Organizzazione propone che la paga minima debba fissarsi in 10 euro l’ora.

Tuttavia, spiega il sindacato come «introdurre un Salario Minimo orario è utile ma non sufficiente, poiché sono l’enorme diffusione dei contratti part-time involontari in moltissimi settori, il ridotto numero di ore settimanali e mensili autorizzate dai CCNL e l’abuso dei contratti a tempo determinato a produrre salari che non rientrano nei parametri “di sufficienza per assicurare un’esistenza libera e dignitosa” come recita l’art. 36 della nostra Costituzione».

L’USB, in sostanza, mette all’ordine del giorno la necessità di individuare anche un Salario Minimo nazionale mensile, per come già in atto in 22 dei 28 Paesi europei.

CGIL-CISL-UIL: No, i salari minimi sono sufficienti

La Triplice Sindacale boccia il “Salario minimo” istituito per legge!

Secondo il testo della memoria presentata dal Sindacato Confederale CGIL-CISL e UIL, «più che un problema di inadeguatezza dei minimi, nel nostro Paese c’è una evidente inadeguatezza dei livelli medi e mediani dei salari». Quindi, con l’introduzione di un “Salario minimo legale”, «rischiamo che un numero non marginale di aziende possano disapplicare il CCNL di riferimento per adottare solo il salario minimo e mantenere “ad personam”, o con contrattazione individuale, i differenziali a livello retributivo. L’indicazione di un Salario Minimo legale rischia di standardizzare al ribasso la condizione di molti lavoratori».

La Triplice Sindacale, nella propria memoria consegnata durante l’audizione, denuncia «la proliferazione contrattuale, la diffusione di contratti poco o per nulla rappresentativi e in dumping (anche dal punto di vista retributivo) rispetto ai contratti stipulati dalle parti sociali maggiormente rappresentative». Per loro, «questo è il vero problema, insieme alla evasione contrattuale e al crescente fenomeno del sommerso in molte attività».

Natale-Salvo-BN

Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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