Istituto Superiore di Sanità, nuovi dati : salgono a 16 i morti “per” coronavirus
In Italia, salgono a 16 i morti “per” opera del coronavirus, alias Covid-19. Il dato emerge dall’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, massimo organo sanitario nazionale, dopo l’esame di 710 cartelle cliniche dei soggetti deceduti. Per gli altri 694 casi, il virus sarebbe stato solo una componente del cocktail patologico che ha contributo, nel suo insieme, ed in uno con l’età anagrafica particolarmente avanzata dei soggetti in parola, alla loro morte.
In sostanza, solo il 2,1% dei decessi ha riguardato soggetti in buona salute, sani come suole dirsi, ovvero che non presentavano altre patologie. In concreto, approssimativamente, lo 0,23% dei positivi [1] .
Si tratta di un dato che si contrappone nettamente a quello, molto allarmistico, diffuso dalla Protezione Civile.
Perché ?
Predetta istituzione ha reso noto, al 29 marzo, ben 10.023 decessi, quindi in percento, la mortalità risulta pari al 10,8% rispetto ai certificati positivi!
Dopo il primo report del 13 marzo che ho qui condiviso, ed a quello successivo del 18 marzo, ecco che il 26 marzo il “Gruppo della Sorveglianza COVID-19” dell’Istituto Superiore di Sanità ha diffuso il suo terzo report sulle “Caratteristiche dei pazienti deceduti positivi a COVID-19 in Italia”.
Il seguente è il mio precedente articolo basato sui dati del primo report ISS.
Si tratta, in linea di massima, di numeri statistici che confermano gli andamenti pubblicati coi precedenti report.
L’identikit del deceduto “con” Covid-19 : uomo, lombardo,78 anni e sofferente d’ipertensione arteriosa
Interessante però rilevare, in merito a quanto già accennato, che delle 710 cartelle cliniche dei soggetti decedute già esaminate, in 360 soggetti, pari a circa la metà dei casi, sono state rilevate contemporaneamente tre o più patologie presistenti all’infezione da Covid-19.
- Ipertensione arteriosa (73% dei casi di decesso);
- Diabete mellito (31,3%);
- Cardiopatia ischemica (27,8%, rispetto a quello al dato statistico del 13 marzo la mortalità scende di 10 punti percentuali);
- Fibrillazione atriale (23,7%);
- Insufficienza renale cronica (22,2%).
Tutte le sopra elencate concause sono le patologie concomitanti o complici del famigerato coronavirus, più frequentemente rilevate. Un po’ di chiarezza giova, oltretutto è corretto farla, non fosse altro perché a tutt’oggi non è tassabile !
La nuova aggiornata statistica conferma che :
- l’età media dei pazienti deceduti e positivi a COVID-19 è 78 anni;
- le donne rappresentano il 29,6% del totale;
- il 65,9% dei deceduti era residente in Lombardia (10 punti in meno rispetto alla rilevazione del 13 marzo), mentre il 15,7 in Emilia Romagna, il 4,4 in Veneto, e il 2,9% in Piemonte.
Tirando le somme, l’identikit medio del deceduto “con” coronavirus Covid-19 resta sostanzialmente sempre lo stesso, vale a dire sempre quello del 13 marzo : uomo, lombardo, ultra 78 anni. Potremmo aggiungere : anche sofferente di ipertensione arteriosa (sigh!).
Un tema, quest’ultimo assolutamente taciuto dai media portavoce del regime e/o della Confindustria. Io, invece, l’ho approfondito già lo scorso 22 marzo :
Importante rilevare, sempre secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, che « l’insufficienza respiratoria è stata la complicanza più comunemente osservata in questo campione (96,4% dei casi) ». Una informazione che dovrebbe tranquillizzare tutti coloro che, pur malati di Covid-19, fortunatamente non presentano questo sintomo.
Infine, l’ISS, comunica due ulteriori informazioni :
- ai soggetti poi deceduti, durante il loro ricovero in ospedale, era stata somministrata la terapia antibiotica (nell’’86% dei casi), oppure quella antivirale (nel 54% dei casi) ovvero ancora quella steroidea (35% dei casi). Nessuna di queste, evidentemente, ha funzionato dato che la morte, per loro, è intervenuta, mediamente, 5 giorni dopo il ricovero.
- Il certosino lavoro dell’Istituto Superiore di Sanità è ancora nella fase embrionale, stante che sono state analizzate solo 710 cartelle cliniche rispetto al totale di oltre 10.000 decessi comunicati dalla Protezione Civile.
È di tutta evidenza che lo studio clinico della pandemia – così come qualificata dalla Organizzazione Mondiale della Sanità – proseguirà per mesi e negli anni venturi.
Notevoli discrepanze anche tra morti “con” e “per” influenza: 68 o 25mila nell’inverno 2016/2017 ?
A prima vista, comunque, a mio parere, siamo difronte alla stessa dicotomia della semplice sindrome influenzale.
l’Istituto Superiore di Sanità, infatti, attesta nei suoi rapporti che i morti per sindrome influenza sono meno di 200 all’anno (68 nell’inverno 2016/2017), mentre altre fonti, pur’esse autorevoli, riportano numeri ben più grandi : 24.981 deceduti nell’inverno 2016/2017.
In proposito l’articolo che pubblicai lo scorso 27 marzo, e soprattutto le note esplicative di riferimento in fondo al presente post, sono illuminanti sul tema.
Sarebbe essenziale per capire se hanno avuto un senso, oppure l’esatto opposto, l’allarmismo diffuso dai media di regime, il danno economico e sociale creato coi propri drastici provvedimenti dal Governo Conte.
Purtroppo lo sapremo troppo tardi, ma solo se il regime lo permetterà. Intendo dire senza bavagli legalmente attivati con Direttive, Ordinanze o DPCM.
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Note :
[1] considerando i 10.023 decessi su 92.472 positivi pubblicati sul sito dell’OMS ed aggiornati al 29 marzo 2020 (https://experience.arcgis.com ).
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