L’OMS : per il vaccino servono almeno 12-18 mesi
« Un vaccino è ancora lontano almeno 12-18 mesi ». Il Direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in un comunicato dello scorso 27 marzo (in inglese) chiude a false illusioni : con la malattia coronavirus Covid-19 si dovrà convivere ancora per tanto tempo.
Nel frattempo, però, si prova a curare chi si ammala.
L’etiope dottor Tedros Adhanom Ghebreyesus, giunto nel 2017 alla guida del massimo organo mondiale di prevenzione e cura sanitaria su quest’altro aspetto, invece, offre valide speranze.
« Riconosciamo che c’è un urgente bisogno di terapie per curare i pazienti e salvare vite umane. Oltre 45 paesi stanno contribuendo al processo e altri hanno manifestato interesse. Più paesi parteciperanno alla prova, più velocemente avremo risultati ».
Per quattro molecole, si sta già passando alla fase di test su cavie volontarie umane.
200 volontari stanno facendo da cavie ai nuovi farmaci anti-Covid 19
« Oggi siamo lieti di annunciare che in Norvegia e Spagna i primi pazienti – già 200 – saranno presto arruolati nella prova di solidarietà, che confronterà la sicurezza e l’efficacia di quattro diversi farmaci o combinazioni di farmaci con COVID-19. Questa è una sperimentazione storica che ridurrà drasticamente il tempo necessario per generare prove solide sul funzionamento dei farmaci ».
Ma, naturalmente, occorre pazienza. « Dobbiamo seguire le prove. Non ci sono scorciatoie », avvisa.
« Chiediamo agli individui e ai paesi – spiega il Direttore Generale dell’OMS – di astenersi dall’utilizzare terapie che non hanno dimostrato di essere efficaci nel trattamento di COVID-19 ».
Il pericolo è dietro l’angolo.
« La storia della medicina – aggiunge, infatti – è disseminata di esempi di farmaci che hanno funzionato su carta o in una provetta, ma non hanno funzionato nell’uomo o erano effettivamente dannosi ».
Il dottor Ghebreyesus fa un esempio, in proposito : « durante la più recente epidemia di Ebola, ad esempio, alcuni medicinali ritenuti efficaci non sono risultati efficaci come altri medicinali rispetto a uno studio clinico ».
Per l’emergenza, l’OMS insiste sull’uso massiccio dei test
Per l’attuale emergenza, comunque, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, già sta facendo tanto: « l’OMS ha spedito quasi 2 milioni di singoli dispositivi di protezione [mascherine, NdR] in 74 paesi che ne hanno maggiormente bisogno e si sta preparando a inviare un importo simile in altri 60 paesi ».
L’Ente, infatti, spiega col nuovo comunicato del 1 aprile (in inglese), « raccomanda l’uso di maschere mediche per le persone che sono malate e coloro che si prendono cura di loro ».
Il dottor Ghebreyesus si rende conto delle difficoltà che esistono, nei Paesi più poveri del mondo, per affrontare il Covid-19 : « raccomandiamo il lavaggio delle mani e l’allontanamento fisico, ma riconosciamo anche che questa può essere una sfida pratica per coloro che non hanno accesso all’acqua pulita o che vivono in condizioni anguste ».
Inoltre, « per supportare la nostra richiesta a tutti i paesi di condurre accertamenti e test di casi aggressivi, stiamo anche lavorando con urgenza per aumentare in modo massiccio la produzione e la capacità di test in tutto il mondo », e questo anche grazie alle donazioni – 108 milioni di dollari – che in sole due settimane l’OMS ha ricevuto.
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