24 marzo 1999, D’Alema dava il via alle bombe su Belgrado

L’anniversario del 24 marzo è passato sostanzialmente dimenticato.

In questi giorni in cui tutta l’informazione gira attorno alla faccenda #coronavirus, le altre notizie passano, sulle TV di regime soprattutto, in secondo piano. Ancora meno lo spazio per gli anniversari, specie per quelli di cui ci si dovrebbe vergognare.

Solo un paio di giornali online, e non certo di primo piano a ricordare quel 24 marzo del 1999, ventuno anni fa.

Un articolo di Gianmarco Pisa su Pressenza, ad esempio.

L’aggressione NATO alla Jugoslavia violò la Carta ONU e fu un crimine di guerra : 2.500 morti sotto bombe!

« L’aggressione della NATO contro la Jugoslavia, la Repubblica Federale di Jugoslavia, ventuno anni fa (24 Marzo 1999), è stata un vero e proprio crimine contro la pace e, nel suo complesso, ha rappresentato di fatto un crimine contro l’umanità: l’attacco è stato condotto senza approvazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, al di fuori di qualunque mandato di legittimità internazionale, facendo strame della giustizia internazionale, e in violazione della Carta delle Nazioni Unite, riportando la guerra nel cuore dell’Europa ».

« Si stima siano state uccise 2.500 persone (secondo altre fonti, il totale di morti fu di 4.000), con 89 bambini, e più di 12.500 persone ferite ».

« Durante l’aggressione, furono effettuati 2.300 attacchi aerei su 995 strutture in tutto il Paese; furono sganciati 420.000 missili per complessivi 22.000 tonnellate; e ancora, sempre per restare in tema di intervento “umanitario”, 37.000 “bombe a grappolo”, e furono anche usate munizioni, vietate da tutte le convenzioni internazionali, con uranio impoverito. Il danno da contaminazione continuerà a mietere vittime nel corso delle generazioni ».

Rossi : D’Alema chiese agli USA di poter diventare presidente del consiglio in cambio bombardamenti

« Al di là del numero dei morti, per intensità e potenza militare la aggressione contro la RFJ è stata la più pesante operazione militare dalla fine della II Guerra Mondiale », spiega l’ex-senatore comunista Nando Rossi in un racconto autobiografico pubblicato sul proprio blog personale.

Racconta anche un inquietante aneddoto Rossi : « D’Alema si era preventivamente dichiarato favorevole non solo all’uso delle basi italiane ma anche all’impiego dell’Esercito Italiano, per la ipotetica guerra alla Jugoslavia, se gli USA lo avessero fatto eleggere alla Presidenza del Consiglio, al posto del riottoso Prodi ».

A seguito della decisione della NATO, il nuovo governo D’Alema (21 ottobre 1998 – 26 aprile 2000) autorizzò l’utilizzo dello spazio aereo italiano, delle basi aeree presenti sul territorio nazionale, e mise a disposizione un’aliquota di cacciabombardieri e di caccia intercettori per le operazioni aeree. Fu il secondo intervento militare italiano a carattere offensivo dalla fine della seconda guerra mondiale (il primo era stato la guerra del golfo contro l’Iraq nel 1991).

« L’entusiasmo del governo italiano diretto da Massimo D’Alema è stato certamente encomiabile [satira, NdR]. L’Italia è stata seconda solo agli Stati Uniti per il numero di aerei impiegati e ha messo al servizio della campagna aerea 19 aeroporti e tutti i servizi necessari (meteo, rifornimenti di carburante, ATC – controllo del traffico aereo ecc., 24 ore al giorno). Il costo delle sole missioni dell’Aeronautica Militare è stato di 65 miliardi e mezzo di lire », scrive Rodrigo Andrea Rivas in un documentato reportage su Il Periodista.

La Jugoslavia era un Paese socialista ma non allineato, andava abbattuto!

La « Jugoslavia ha avuto l’economia socialista più sviluppato del mondo », scrive Aleksandar Šarović, in un racconto poi tradotto su Geopolitica. Ma « nel 1990 un’aggressione è stata commessa sulla Jugoslavia. E’ durata per 10 anni ». Su tale sito, salvo qualche pecca nella traduzione, la vicenda è raccontata sin dalla prima secessione della Slovenia dalla Jugoslavia avvenuta nel 1991.

Oggi la Jugoslavia non c’è più. Ci sono solo sette piccole repubbliche invise tra loro.

Divide et impera, il motto latino sempre seguito dagli imperialisti USA.

Credits : Photo by Jordy Meow on Unsplash

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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