Covid-19, Istituto Superiore Sanità: solo 10 decessi di soggetti sani sotto i 50 anni !
L’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato, lo scorso 20 aprile, un nuovo aggiornamento sullo stato di verifica delle cartelle cliniche dei soggetti deceduti con il coronavirus Covid-19.
L’analisi si basa solo su un campione di 1.890 soggetti dei 21.551 pazienti deceduti, ovvero sull’ 8,77%.
Il lavoro di verifica procede lentamente, troppo lentamente, purtroppo.
La cacofonia è intenzionale, sappiatelo !
Tuttavia non è ragionevole aspettare l’intero 2020 per un’analisi basata sui risultati completi. Da aggiornamento in aggiornamento, i dati pubblicati e lo spettro delle analisi comunque si allarga.
Il dato che appare sempre costante, sin dall’inizio dello studio a cura dell’Istituto Superiore di Sanità, è relativo ai deceduti sani, ovvero in assenza di altra ulteriore patologia oltre il virus rilevato dal tampone.
I dati dell’Istituto Superiore Sanità
Al 20 aprile sono 70 e di questi solo 12 donne, mentre tutti gli altri, presentavano contemporaneamente almeno altre tre patologie:
- il 69,7% dei deceduti con coronavirus era malato di ipertensione arteriosa,
- il 31,9% di diabete mellito-Tipo 2, due cosiddette malattie del benessere come le ha definite il dietista dottor Carlo Pipitone da noi intervistato per avere spiegazioni in merito.
La ricerca che l’Istituto Superiore di Sanità sul Covid-19 [clicca sul link per scaricarla] riporta un altro nuovo interessante dato :
- 132 dei 1.890 soggetti poi deceduti in ospedale con il coronavirus (il 7,3% dei casi) erano giunti in ricovero non soffrendo dei sintomi del virus, ma per altri motivi. Insomma, erano stati ricoverati per stadi finali di patologie neoplastiche, per infarto miocardico, per ictus, ect.
Sono stati infetti in ospedale ?
E’ confermato, altresì, che, al 20 aprile, solo 238 dei 21.551 pazienti (1,1%) deceduti risultati positivi all’infezione da SARS-CoV-2 era di età inferiore ai 50 anni e di questi solo 10 non avevano patologie di rilievo accertate diagnosticamente.
Proprio perché, probabilmente, patologie come ipertensione arteriosa e diabete mellito-Tipo 2 si appalesano più avanti con gli anni.
Confermata altresì l’età media dei decessi con coronavirus Covid-19 (79 anni) e la bassa presenza di donne (35,8%) in rapporto alla reale percentuale presenza di donne ultra 65 anni (58,6%) nella società italiana. Confermato, infine, il trend che indica il Nord, ed in particolare la Lombardia, come punto maggiormente colpito in maniera funesta dal coronavirus Covid-19 (il 56% dei decessi è avvenuto in Lombardia, il 14% in Emilia-Romagna, l’8% in Piemonte, il 5,2% in Veneto).
Fattore, quest’ultimo, che suggerisce un collegamento con l’inquinamento dell’aria e la presenza di nanoparticelle cariche di polveri sottili (PM10 e PM2,5).
Sin qui le principali informazioni diffuse dal massimo ente sanitario nazionale.
La Protezione Civile comunica dati impossibili all’OMS: mortalità 13,3%
Risulta opportuno incrociare tali dati con quelli della Organizzazione Mondiale della Sanità in merito al numero dei soggetti rilevati, con l’analisi del tampone nasale o laringo-faringeo, positivi al SARS-Cov-2. Altresì, con le stime dei soggetti infetti presenti sull’intero territorio nazionale secondo ipotesi avanzate da diversi specialisti del settore.
Per quanto riguarda l’Italia, al 21 aprile, l’Organizzazione Mondiale della Sanità indica un numero di 181.228 soggetti positivi e un altro di 24.114 soggetti deceduti. Ne scaturirebbe un indice di mortalità del 13,3 %. Elevatissimo. Esagerato. Specie se paragonato con quello, ad esempio, della Germania (143.457 soggetti positivi e 4.598 deceduti, pari ad un indice di mortalità del 3,2%).
Tale indice, tuttavia, è inficiato dal basso numero di tamponi effettuati e dal loro svolgimento solo a soggetti a rischio (medici) o con sintomi influenzali addosso quindi potenzialmente malati da Covid-19.
In Italia, sono almeno 5 milioni gli infettati da SARS-Cov-2
Considerando la tabella sottostante del 22 aprile, i positivi al SARS-Cov-2 rispetto ai (pochi) tanponi fatti, 1.513.251 sinora, sono il 12,37%.
Ciò fa comprendere che, in teoria, il 12% degli italiani potrebbe essersi ammalato di Covid-19 ma non ha avuto alcun sintomo (asintomatici), oppure ha avuto sintomi leggeri ed è guardito autonomamente a casa.
Staremmo parlando di 7 milioni di infettati e guariti senza conseguenze.
L’Agenzia di stampa AdnKronos, lo scorso 2 aprile, ha pubblicato l’esito di uno studio condotto da Carlo La Vecchia ed Eva Negri, gli epidemiologi dell’università Statale di Milano coordinatori dell’indagine Doxa che stima ‘il sommerso‘ dell’epidemia di coronavirus Sars-CoV-2 nella Penisola.
“Anche ipotizzando che solo la metà dei sintomi segnalati sia riconducibile a Covid-19 – ragionano gli scienziati – circa l’8% della popolazione in Italia e il 10% in Lombardia sarebbero stati affetti da Covid-19 nelle 3 settimane precedenti la raccolta dati.
Ciò equivarrebbe ad almeno 5 milioni di soggetti colpiti in Italia e 1 milione nella sola Lombardia”, conclude la ricerca.
Un paio di giorni prima, il TGcom24 di Mediaset aveva dato notizia di uno studio degli epidemiologi dell’Imperial College di Londra che ipotizzava il 9,8% della popolazione italiana infetta, ovvero 5,9 milioni di casi.
Non dobbiamo dimenticare che il medico Stefano Montanari già nella video intervista a Byoblu del 19 marzo ipotizzava una forbice di italiani infettati tra i 600.000 e i 6 milioni.
Reale indice mortalità 0,48%. Il Covid-19 è servito per opprimerci
In tal caso, rapportando i 24.114 deceduti al momento rispetto all’ipotesi più bassa (5 milioni di infettati), l’indice di letalità crollerebbe dal 13,3% allo 0,48% e se ci riferissimo al solo indice di letalità dei soggetti sani (quindi neanche “semplicemente” obesi) addirittura allo 0,0014%.
Percentuali assolutamente sproporzionate con il lockdown ovvero con la chiusura totale dell’Italia con i danni sociali (incalcolabili) ed i danni economici (diverse centinaia di miliardi di euro) che ha provocato.
« A me sembra una follia – aveva scritto la vitrola del “Sacco” dott.ssa Maria Rita Gismondo – Si è scambiata un’infezione appena più seria di un’influenza per una pandemia letale. Non è così ».
Aveva ragione !
Perché, allora, Conte ed il PD sarebbero giunti allora al lockdown ?
Un’idea ce l’ha l’ex agente informatico CIA ed NSA Edward Snowden e l’ha rivelata il 17 aprile in una intervista streaming al network americano Vice:
« il coronavirus serve a costruire ‘l’architettura dell’oppressione’ ».
Guarda caso, al Senato ieri proprio questo è stato rinfacciato da Alberto Bagnai al primo primo ministro Giuseppe Conte : « La pandemia ha offerto al PD una preziosa opportunità per manifestare senza freni inibitori la sua genetica vocazione totalitaria ».
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