I (veri) pericoli annidati nei social (prima parte).
Tolte mia moglie ed una ristretta fascia di ultra settantacinquenni (con molte più eccezioni di quanto si pensi) i social sono ormai diventati uno strumento essenziale per la vita quotidiana.
In questa epoca di costrizioni e di privazioni di diritti e libertà, sono sicuro che se la soluzione unica imposta dal governo per risolvere la pandemia (state a casa a tempo indeterminato) fosse invece stata: “spegnete i social per 10 giorni”, quella rivoluzione che mai ci sarà (facendoci finire come rane bollite), sarebbe scattata subito, il giorno stesso, e le macerie di Palazzo Chigi ancora starebbero fumando.
Si parla spesso dei pericoli dei social, collegando il discorso essenzialmente a fenomeni come il bullismo e in generale a questioni legati ai minori.
Che questo problema esista è innegabile.
Che se ne potrebbe fortemente ridurre l’impatto con una vigilanza reale sui minori, spesso abbandonati sulla rete per comodità, è altrettanto vero.
Vediamo allora altri pericoli che derivano dai social. Pericoli più… sociali.
La pubblicità (più o meno nascosta)
Il primo è noto a tutti, anche se quasi tutti lo dimenticano: la raccolta spesso surrettizia dei dati personali per poter indirizzare poi pubblicità, impostare marketing, delineare strategie commerciali.
Si arriva anche a fini più… terra terra, come invadere tutti i supporti dell’utente con semplici messaggi pubblicitari spam che, visti gli enormi numeri su cui lavorano, anche se colpiscono una persona su diecimila, comportano sempre un risultato di tutto rispetto.
Per questa funzione ci potrebbe essere qualche strumento di difesa, se solo si perdesse un po’ di tempo a ragionare, per esempio interrogandosi sull’utilità di un test che ti dica che personaggio delle guerre puniche saresti, e per farlo ti chieda nome, cognome, lista degli amici, post, foto, eccetera.
Una risata seppellirà (il senso civico)
Vi è poi un altro pericolo, non direttamente riconducibile ai social, ma che dai social è stato enormemente amplificato negli ultimi tempi.
Questo pericolo riguarda la funzione della satira. Semplificando moltissimo, la satira, nata per sferzare ed attaccare il potere, si sta trasformando in una delle armi più grandi che il potere ha a sua disposizione per disinnescare le minacce sociali. Si ride con il comico, con le vignette (di Lercio, di Osho, eccetera).
Bellissimo, ma il problema è che si finisce per ridere tanto da dimenticare che la cosa su cui si è riso è quella che – a seconda dell’obiettivo – ci governa, ci comanda, ci tassa, ci deruba, eccetera.
Addio al dissidio sociale
Il terzo pericolo, non certo per importanza, corrisponde al vero motivo per cui i social sono stati messi a nostra disposizione: neutralizzare completamente ogni forma di dissidio sociale.
Il like, nella forma più semplice, o il post veemente, incazzato, vibrante di sdegno, sono quello che noi facciamo su Facebook (o sugli altri social) se vogliamo partecipare alla vita sociale.
Ne ricaviamo un grande benessere.
Ne ricaviamo la sensazione di averle veramente dette (e fatte, ecco il pericolo) a tutti. Pensiamo che quel like a sostegno di un post di accusa sarà in grado di fare sfracelli. O pensiamo che a fare sfracelli sarà il nostro post di accusa, magari sostenuto da qualche like.
Ma qual è l’utilità reale di tutti questi post e di tutti questi like? Lo zero assoluto.
- Non servono assolutamente a nulla,
- Non muovono nessuna coscienza,
- non fanno cambiare idea a nessuno,
- non arrivano in alto,
- non destano interesse che non vada oltre un altro like, o magari una condivisione, che creerà un altro post inutile, con altri like inutili.
L’inserimento di un paio di haters, una bella litigata, consumerà ancora inutilmente un po’ di risorse.
E’ tutto qui?
No, purtroppo. C’è un’ultima sfumatura da considerare. Quella veramente utile, la più subdola.
Questo effetto sfogo ha infatti un’ultima fortissima ripercussione sociale: dà una sensazione di appagamento sociale all’autore del post o al cliccatore del like.
In questo modo l’uno e l’altro si sentiranno nello stato di missione compiuta. Smetteranno di preoccuparsi perché: “Ormai ho ottenuto lo scopo, hai visto cosa ho scritto, detto, commentato?”
In questo modo la protesta sociale viene annientata completamente.
- Basta rivolte,
- basta proteste,
- basta scioperi,
- basta contestazioni.
Tutto sterilizzato. Tutto cloroformizzato.
Tutto spostato nel meraviglioso, incantato, virtuale (mai come in questo caso) mondo dei social, dove il danno per il sistema che queste proteste possono provocare è pari allo zero assoluto.
La rivoluzione dal salotto di casa è molto comoda. Peccato che abbia un solo limite: è completamente inutile!
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Crediti: nell’ordine di presentazione, Photo by NordWood Themes on Unsplash, Photo by Joe Yates on Unsplash, Photo by Toa Heftiba on Unsplash, Photo by Daria Nepriakhina on Unsplash
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