Bentornata, Silvia !
Silvia Romano è qui, è tornata dopo un anno e mezzo di vita sospesa tra paure e vessazioni ma ora è a casa sua, tra i suoi affetti più cari, sicuramente viva e, spero, anche felice.
Tuttavia, il suo rientro, per tanti, pare essere stato macchiato da un’imperdonabile onta, quella di essere riapparsa vestita in modo diverso da come era partita.
Niente più t-shirt e jeans attillati ma, una lunga e ampia tunica islamica che ne nasconde le forme rotonde e, forse le mille ansie acquisite.
Allora mi sono sforzato di guardare la vicenda più come padre che come uomo laico nonché fermo sostenitore della più accanita lotta ad ogni forma di fanatismo, costrizione o esibizionismo religioso. E così facendo, in quel volto sorridente e a volte smarrito, immortalato da tutti i giornali non ho affatto intravisto lo sguardo freddo e determinato di una pericolosa estremista rientrata in Italia per fare proseliti o, peggio ancora, per farsi saltare nel nome di Allah o di qualunque altro dio.
Quella che ho visto, invece, è stata l’espressione che avrebbe mostrato ciascuno dei nostri figli dopo aver trascorso parecchi mesi della propria giovane vita sospesi tra angosce, dubbi, costrizioni e speranze.
Malgrado questa, per me lampante evidenza, le domande che più di frequente ho sentito pronunciare in questi giorni sono state:
- ma chi le ha chiesto di fare la volontaria in quelle zone infestate dai fondamentalisti islamici?
- Perché non è rimasta lì, visto che ci stava tanto bene?
- Ma tu, ti fideresti di una vestita così?
- Quanti soldi di riscatto avrà pagato lo Stato per farla rientrare in Italia?
Anziché leciti interrogativi, paiono, invece, pesanti macigni che schiacciano ogni barlume di umana compassione e ragionevolezza in chi se li pone.
Non so se sia stato giusto pagare quel riscatto con i soldi dei contribuenti e, non voglio neanche discutere l’atteggiamento mediatico/istituzionale tenuto da alcuni rappresentanti di governo al rientro in patria della giovane né, tanto meno, intrattenermi in questioni di politica o di religione.
Ma, piuttosto, terrei pubblicamente a confessare una cosa: se in questi lunghi mesi di rapimento, al posto di Silvia Romano, ci fosse stato mio figlio, avrei anche io iniziato a pregare quel Dio cristiano, in cui non ho mai creduto, nella speranza che almeno lui me lo potesse restituire il prima possibile e avrei anche voluto che lo Stato si fosse affrettato a pagare quel riscatto.
Ma, come spesso accade, per tanti è molto più semplice ostinarsi a guardare le vesti di una persona piuttosto che impegnarsi a scrutarne anche il cuore e, tale superficialità, a mio avviso, altro non è che il primo gradino di ogni fondamentalismo.
Bentornata Silvia.
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Credits : Photo by Marina Vitale on Unsplash
Condivido pienamente tutto quello che hai scritto, spero che , questa ragazza torni presto alla sua tranquillità e normalità, vorrei dire a tutti coloro che hanno criticato, offeso e minacciato questa ragazza, dovreste, se avete un po di dignità vergognarvi .
Condivido pienamente tutto quello che ho letto , penso che sulla vicenda di Silvia si sia fatto dello sciacallaggio giornalistico e non, penso a tutti i leoni da tastiera che, hanno offeso, attaccato, minacciato questa ragazza , dico a questi signori se cosi li possiamo chiamare, che vorrei vedere loro ostaggi dei terroristi per un giorno, poi ne possiamo parlare. Spero che questa ragazza torni presto alla normalità, nella tranquillità che merita che si goda la sua famiglia che, per lei è stata in ansia , preoccupata per 18 mesi. Ben tornata Silvia
Ogni persona, in questo mondo e soprattutto in questo paese civile e ancora democratico, ha il diritto di pensare,
ogni persona può vivere in accordo con le proprie credenze e desideri,
ovviamente ognuno di noi ha bisogno e diritto di esprimere opinioni e pareri….
ha diritto di scegliere i propri abiti.
Ognuno di noi e tutti noi
abbiamo l’obbligo di rispettare l’integrita del prossimo;
nessuno ha il diritto di insultare.
Essiste certo la critica, ma col dovuto rispetto.
Silvia Romano ha il diritto di rifarsi la sua vita,
di essere libera di cambiare il suo nome
è infatti libera è come chiunque può riflettere, riaffermare oppure modificare i suoi orientamenti e le sue credenze .
Ognuno di noi, innanzitutto i giornalisti, i personaggi pubblici, il governo
hanno il dovere di rispettarla, di non strumentalizzare la sua vicenda personale.
Tutti abbiamo l’obbligo di lasciarla vivere in pace e tranquilità!
Finiamola con questa propaganda! Siamo tutti contenti che si sia rifatta una vita e una famiglia. E non importa ad alcuno la sua religione e come si veste. Si sottolinea solamente che, stante la sua “libera scelta”, poteva benissimo chiedere venire in Italia da turista, magari dopo la riapertura delle frontiere. Ma forse dietro c’è dell’altro che a noi comuni mortali non è dato sapere.