Hong-Kong : la stampa filo-USA condanna l’arresto di un editore

Proteste Hong Kong Photo by © Thomas Chan on Unsplash

Ad Hong-Kong, nell’ex-colonia cinese, le proteste e le conseguenti persecuzioni contro i manifestanti, sono diffusamente conosciute grazie ai media filo-USA internazionali che colgono ogni occasione per colpire l’avversaria Cina.

Meno si sa dell’arresto di Jimmy Lai, proprietario di Next Digital, la società editrice del quotidiano Apple Daily e del settimanale Next. Giornali critici dell’atteggiamento della Cina nei confronti di Hong-Kong e che vengono egualmente stampati e diffusi in un Paese, tuttavia tacciato di limitare la libertà di stampa.

L’accusa ? « Supposta collusione con le potenze straniere », sembra farci sapere il giornale France24.

Vivere in Cina, aggiunge il giornale francese, non è facile da quando « la legge ha dato alle Autorità nuovi poteri per reprimere dei crimini contro la sicurezza dello Stato : la sovversione, il separatismo, il terrorismo e la collusione con le potenze straniere ». La stampa anti-Pechino non precisa, tuttavia, che gli stessi delitti sono perseguiti in tutti i Paesi che si auto-definiscono democratici, Francia inclusa.

La stampa occidentale vede la gobba di Hong Kong ma non la propria

Proprio ieri il giornale d’oltralpe France Info, annunciava un progetto di legge del governo Macron volto a controlli sulle associazioni islamiche di cui è più evidente la finalità discriminatoria che quella di eventuale lotta al terrorismo.

Nessun giornale difensore delle libertà democratiche ha però sollevato dubbi o proteste.

Ed è di certo noto come dei separatisti catalani stiano marcendo in galera dal 2017. Lo scorso anno, poi, il « Tribunale Supremo [Spagnolo] ha condannato nove dei 13 imputati a scontare pene comprese tra i 9 e i 13 anni di carcere » per sedizione dopo che erano stati rinviati a giudizio per « ribellione », come ci ricorda il Post. Anche qui siamo ancora in attesa delle proteste della stampa internazionale.

Hong Kong : Il sottile filo tra sovversione e diritto al dissenso

Perché la Cina non dovrebbe, quindi, perseguire chi alimenta la secessione di una parte del proprio territorio, Hong-Kong ?

Indubbiamente, il filo tra la sovversione e il diritto al dissenso è estrememente fine.

E ci appare legittimo che sul quotidiano di Jimmy Lai, l’Apple Daily, un avvocato, Yan Kei, sottilmente, esalti tale diritto.

In un articolo titolato proprio “Il diritto al dissenso”, Yan Kei riporta delle dichiarazioni formalmente riferite all’India : « Il giudice Deepak Gupta, ex giudice della Corte Suprema dell’India, ha recentemente affermato che il diritto al dissenso è il diritto più importante concesso dalla Costituzione indiana. […] Sì, il diritto al dissenso è un importante principio democratico. […] Il giudice Gupta ha anche detto che “il dissenso è essenziale in una democrazia, e […] il dissenso e il disaccordo devono essere permessi e, di fatto, devono essere incoraggiati” ».

Se Jimmy Lai sia mai stato colluso con le potenze straniere lo dovrà dire certamente un Tribunale e non certamente gli Stati Uniti o la stampa che sostiene le sue politiche.

L’aver, l’editore, incontrato, nelle scorse settimane, il sottosegretario di Stato americano Mike Pompeo e il vice del presidente Trump, Mike Pence, è una prova sufficiente per dimostrare il tradimento del proprio Paese ?

Non spetta a noi né sostenerlo né smentirlo. Ma sicuramente la condotta di Lai può apparire inopportuna.

Resta certamente poco responsabile, da parte delle Autorità cinesi, attivarsi in azioni così eclatanti come l’arresto di un editore e la perquisizione della redazione di un giornale che, in maniera apparentemente moderata, sostiene i principi delle libertà democratiche.

Le diplomazie europee dovrebbero imporre un dialogo USA-Cina

Ma occorre inquadrare il tutto nel « clima di crescente tensione tra Stati Uniti e Cina » in corso da qualche tempo, come precisa anche il quotidiano svizzero Le Temps. Lo stesso Apple Daily di Jimmy Lai, scrivendo in merito alle recenti restrizioni imposte dal gigante cinese all’accesso dei giornalisti americani, le qualifica come « un’apparente mossa di ritorsione dopo il recente trattamento riservato da Washington ai giornalisti cinesi con sede negli Stati Uniti ».

Forse qualcuno dovrebbe dire ai leader di Stati Uniti e Cina che queste stesse ritorsioni le facevamo noi da bambini. E, probabilmente, la posizione del governo italiano, che sostiene il dialogo tra le parti, è, questa volta, il più adulto.

Credits: Photo by © Thomas Chan on Unsplash.

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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