Il Mondo cambia : nei prossimi 10-20 anni, 35% di occupati in meno
« Il sistema industriale si sta trasformando in modo profondo e irreversibile, con un ritmo senza precedenti. Il suo impatto è dirompente in tutti i principali settori dell’economia ed è ormai esteso su scala globale: stiamo parlando della rivoluzione dell’Industry 4.0, o “Quarta Rivoluzione Industriale” ».
E’ scritto nero su bianco nel “Report Italia 4.0 : Siamo pronti ?” (2018) [1] pubblicato dall’Istituto Deloitte, un network globale che offre servizi di alta consulenza.
La quarta rivoluzione industriale : il lavoratore al servizio del robot
Cosa è questa “Quarta Rivoluzione Industriale” ?
E’ quella, spiega sempre Deloitte, dove « i progressi sempre più avanzati nel campo della robotica, dell’intelligenza artificiale e dell’Internet of Things (IoT) stanno alimentando una trasformazione radicale » nel campo del lavoro e dove « le strutture aziendali e le attività operative dovranno cambiare significativamente, per adattarsi a un sistema economico più flessibile, mutevole e fondato su una stretta collaborazione fra persone e unità robotiche, fra strumenti tangibili e ambienti virtuali ».
Per la parte che interessa la popolazione comune, in parole povere, nell’Industria 4.0 la digitalizzazione del lavoro ( software, intelligenza artificiale e robotica ) prendono definitivamente il sopravvento sul vecchio lavoro manuale.
« Due piccoli esempi che riguardano l’ascesa del self-service ne sono la prova – si legge nel rapporto “Technology and people: The great job-creating machine” (2015) di Deloitte -. Se siete utenti abituali di un’applicazione di mobile banking, probabilmente vi troverete a fare meno uso del call center della banca. E nei supermercati sono sempre di più quelli che fanno la scansione e pagano alle casse self-service ».
I lavori più umili e sottopagati lasceranno il passo ai robot
« Gli accademici hanno cercato di quantificare il numero di posti di lavoro che potrebbero essere distrutti in futuro dai recenti progressi tecnologici. In un recente rapporto per Deloitte, Michael Osborne e Carl Frey dell’Università di Oxford, hanno valutato che il 35% dei posti di lavoro nel Regno Unito sono ad alto rischio di automazione nei prossimi dieci o vent’anni ».
« I posti di lavoro più a rischio a causa della tecnologia sono il supporto amministrativo e d’ufficio, le vendite e i servizi, i trasporti, l’edilizia e l’estrazione e la produzione ». In particolare, Frey e Osborne stimano che « per il Regno Unito nel suo complesso, i posti di lavoro che pagano meno di 30.000 sterline all’anno hanno quasi cinque volte più probabilità di essere persi a causa dell’automazione rispetto a quelli che pagano più di 100.000 sterline ».
Le conseguenze, per i lavoratori, saranno quelle del lavoro flessibile e mutevole ( alias precario, discontinuo – on demand, gig economy ), e, soprattutto, della disoccupazione.
Il report di Deloitte, in merito è chiaro : « i dirigenti italiani sembrano piuttosto pessimisti in merito all’impatto sociale dell’Industria 4.0. Il 66% ritiene infatti che essa porterà anzitutto maggiori sconvolgimenti sociali e che contribuirà ad aumentare le disparità di reddito tra la popolazione ».
« E’ innegabile che il cambiamento sia già in atto – prosegue il report -. […] Il contributo delle istituzioni pubbliche risulta indispensabile per gestire le conseguenze economiche e sociali dell’Industry 4.0 », secondo gli executive intervistati dalla Deloitte.
Il Reddito di Base Universale contro i futuri sconvolgimenti sociali
In quest’ambito, il Reddito di Cittadinanza, e, in prospettiva, il Reddito di Base universale (RdBUI), possono rappresentare una prima pronta soluzione alle negative accennate conseguenze economico-sociali.
Quale spazio di salvezza per i lavoratori : « Aldilà della formazione universitaria e professionale di base, quel che realmente farà la differenza sarà la capacità di porre in atto un processo continuo di apprendimento, aggiornamento ed evoluzione delle conoscenze e delle competenze dei lavoratori ».
« I rapidi progressi della tecnologia fanno sì che l’istruzione, la formazione e la distribuzione del reddito saranno probabilmente al centro del dibattito politico per molti anni a venire », preconizza Deloitte.
Commenti più recenti