Pedofilia : Casi isolati o l’istituzione Chiesa non è sana?
Impossibile non riflettere su ciò che sta emergendo nel mondo della chiesa in relazione al fenomeno della pedofilia.
E’ ormai innegabile che non si tratti più di rari ed isolati episodi, di negative eccezioni alla regola fisiologiche in ogni comunità che, per quanto integra nel suo complesso rimane, pur sempre, costituita da molteplici e insondabili individualità.
Ciò che vedo, invece, mi pare la seria manifestazione di un problema sistemico, radicato a tutti i livelli nella organizzazione ecclesiastica.
Le ultime rivelazioni della tivù polacca TVN24 su presunti poco chiari rapporti tra papa Giovanni Paolo II e il cardinale Theodore Mc Carrick poi laicizzato da papa Francesco sotto l’infamante accusa di abusi sessuali, riprese lo scorso 16 novembre da “Il Fatto Quotidiano”, ne sono l’esempio.
Sono convinto, purtroppo, che quanto emerso sinora sia solo la classica punta dell’iceberg poiché, in ambienti chiusi ed esclusivi, come lo è l’istituzione clericale, il primo interesse da difendere è quello dell’immagine, della reputazione e della credibilità innanzi agli occhi di fedeli e non.
Anche in Chiesa vale il detto che i panni sporchi si lavano in famiglia?
In tali ambienti i panni sporchi si usa lavarli in famiglia almeno, fino a quando la lavanderia domestica non è in grado di smaltirli efficientemente senza troppi clamori.
Negli anni ho più volte provato a darmi una spiegazione plausibile sulla pesante e costante incidenza di abusi sessuali su minori che hanno da sempre coinvolto le varie gerarchie della chiesa senza mai riuscirci finché, un giorno di qualche anno fa, un ex prete, all’epoca oramai sposato e con figli con il quale mi ritrovai a parlare durante un lungo viaggio in treno, mi disse: “… sai, la cosa che più mi ha impressionato di quell’ambiente, è stato il grande numero di ragazzi conosciuti in seminario che erano stati abusati ancora prima di entrarci, in realtà (aggiunse), non ho mai percepito in loro e, forse neanche in me, la sensazione di trovarci lì per vocazione ma solo, perché unica via di fuga da qualcosa … ”.
Tale frase, mi fece riflettere a lungo ed ora, alla luce di quanto sta succedendo alla chiesa e ai suoi prelati mi chiedo: l’ambiente seminaristico e l’insegnamento religioso di cui mi parlava l’ex prete saranno mai riusciti a far superare a quei ragazzini abusati i traumi per la violenza subita o, hanno solamente acuito sofferenza e disagio? Attualmente, quali posizioni, responsabilità e funzioni gli stessi rivestono nella scala gerarchica ecclesiale? Ma, soprattutto, quanti tra gli abusati di ieri, si identificano con gli abusatori di oggi?
Il presupposto alla base di ogni comunità considerata sana non è dato dal fatto che tutti i singoli componenti che la costituiscono siano sani ma, dal fatto che sana sia l’istituzione che la governa. Io penso che quella della chiesa non lo sia affatto. Sensazione personale o, scomoda verità?
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Credits : Photo by Karl Fredrickson on Unsplash
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