Le guerre si prevengono: scoppiate hanno solo costi
Siamo in guerra, co-belligeranti, con l’Ucraina e contro la Russia da oltre cinque mesi ormai. Una partecipazione militare voluta da tutti i partiti presenti in Parlamento, da Fratelli d’Italia fino a Sinistra Italiana, eccetto che dal gruppo Alternativa ( alcuni fuoriusciti dai Cinque Stelle ).
Già il primo marzo Alternativa scriveva: « Armi in Ucraina: questa non è la strada per la pace » [1].
Sin da subito si disse: gli italiani pagheranno i costi della guerra
Sin dall’inizio, i politicanti avevano ben chiaro a cosa si andava incontro: « Cari italiani, preparatevi perché ci saranno dei costi da pagare », aveva detto chiaro e tondo in Senato il primo marzo Emma Bonino (+Europa / Azione )!
Ma giornali e tivù schiavi del regime Draghi non hanno certo riportato le parole sfuggite di bocca alla Bonino.
Sin dall’inizio, gli stessi militari italiani, il generale Marco Bertolini, tra l’altro, avevano detto che « per ora è un problema fra due Paesi sovrani, la Russia e l’Ucraina, che non fa parte dell’Alleanza Atlantica e quindi non ci sono gli estremi per invocare interventi della Nato ».
E invece anziché sollecitare e sostenere l’ONU nel suo statutario lavoro di « composizione delle controversie » abbiamo deciso di inviare armi che servono solo ad allungare i tempi di un conflitto che sta devastando l’Ucraina e causando decine di migliaia di morti da entrambe le parti.
Una co-partecipazione alla guerra, quella europea, sbilenca se solo si pensa alle tante guerre ( in Palestina, in Siria, in Yemen, in Tigray – Etiopia, etc ) che colpiscono il pianeta in questo stesso istante, nel silenzio di politici, media e cittadini italiani.
Una grande « ipocrisia » definii questa situazione, ricordando un refrain di un brano del cantautore Emanuele Aloia.
Ma dalla protesta come quella del 20 maggio davanti l’aeroporto di Birgi, dal commento, occorre passare alla proposta non solo riferita alla questione ucraina ma all’insieme dei conflitti in corso.
4 proposte per prevenire le guerre future
E sicuramente una soluzione che non può non prevedere:
- il pieno rispetto della Legge 185 del 1990, che vieta la cessione di armi a paesi in guerra [2];
- dall’abolizione degli eserciti professionali ( come propose Immanuel Kant sin dal 1785 );
- dall’individuazione di una specifica “tassa di scopo” per sostenere ogni missione militare all’estero;
- dal « non intromettersi con la forza nel governo di un altro stato » ( vedi i casi Yemen e Siria ) per come scriveva sempre Kant e per come statuisce lo statuto ONU ( art. 2, comma 7 [3] ).
Insomma, le guerre si devono prevenire con la diplomazia e soprattutto le misure suggerite: una volta scoppiate rappresentano solo costi umani e materiali per tutti noi.
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Fonti e Note:
[1] Alternativa, 1 marzo 2022, « Armi in Ucraina: questa non è la strada per la pace »
[2] Legge 185, 9 luglio 1990, art. 1, comma 6: « L’esportazione … di materiali di armamento sono altresì vietati: a) verso i Paesi in stato di conflitto armato … [ in quanto in violazione dell’articolo 11 della Costituzione che ripudia i conflitti armati come “mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” ] d) verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani ».
[3] Statuto ONU, art. 2, comma 7: « Nessuna disposizione del presente Statuto autorizza le Nazioni Unite ad intervenire in questioni che appartengono essenzialmente alla competenza interna di uno Stato », fatto salvo, ai sensi art. 41 dello stesso Statuto, il potere del Consiglio di Sicurezza di decidere misure « non implicanti l’impiego della forza armata ».
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