E se, per far vincere la pace, abolissimo gli eserciti?
Sei favorevole all’abrogazione dell’esercito formato da professionisti e, conseguentemente, ad una breve leva militare?
Se si, sei un pacifista.
Vediamo perché.
Nel 1795, Immanuel Kant, nel saggio “Per la pace perpetua”, formula le condizioni per un pianeta pacificato.
« Col tempo gli eserciti perpetui devono essere aboliti – scrive – . Ciò perché essi minacciano continuamente di guerra gli altri stati, essendo sempre pronti a entrare in scena armati di tutto punto; li incitano a superarsi nella quantità degli armamenti ».
« A ciò si aggiunga che – prosegue Kant nella sua opera – assoldare uomini per uccidere o per essere uccisi corrisponde a voler usare degli uomini come semplici macchine o strumenti in mano ad un altro (lo stato): il che non si concilia con l’umanità presente in ognuno di noi ».
Il filosofo tedesco ammette solo una breve periodica leva militare non obbligatoria : « Tutt’altra cosa è – conclude, infatti – l’esercitarsi alle armi volontario e periodico dei cittadini, per difendere se stessi e la patria da aggressioni dall’esterno ».
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Ma il ritorno alla leva, ancor più se solo volontaria, è possibile ? Soprattutto, è una soluzione condivisa dalla popolazione?
Senza aver pretesa di valore statistico, ho sottoposto la proposta ad un circolo di conoscenti.
« Se si vuole la pace, bisogna estirpare il problema alla radice che sono armi ed esercito », ha commentato Giuseppe, docente precario. « È l’unica strada »: né è certo Franco, concittadino emigrato in Inghilterra. « Condivido, anche se l’abolizione e il disarmo dovrebbero riguardare tutte le nazioni del mondo », gli fa eco Francesco, un collega più anziano.
Per Giovanni, agente di polizia penitenziaria, « che la guerra non porta a nulla si sa. Porta solo morti tra militari e civili. Secondo me bisogna fare un lavoro sulla strada del dialogo ». E’ d’accordo Mariangela, maestra d’infanzia: « La guerra non ha mai vincitori », spiega.
« Tipo come il Costarica che ha abolito l’esercito. Però è utopia, le fabbriche di armi che fine farebbero? », commenta tra speranza e pessimismo Carlo. « Difficile da realizzare », conferma il medico Orazio. Non lo crede possibile, Mariapia, insegnante: « E’ un’utopia », commenta secca.
Più dettagliata nel commento è Roberta, altra docente, che non esclude la soluzione ma la condiziona. « Sarei d’accordo – spiega – se tutti i paesi del mondo abolissero gli eserciti. Ad un esercito improvvisato, con persone che conoscono l’uso delle armi ma che non sono abituate a far parte di un corpo armato, potrebbe essere difficile organizzare la difesa. Occorre tempo per far acquisire una vera preparazione militare, che non consiste solo nel saper maneggiare un’arma e considerando questo, penso che nessuno interromperebbe la propria vita per sei mesi o un anno senza una retribuzione ».
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Insomma, tanto favore ma altrettante perplessità. Eppure l’esercito professionale in Italia è piuttosto … giovane. L’esercito di leva fu “sospeso” solo diciassette anni fa, il 30 giugno 2005.
Il cambio di paradigma avvenne con la legge 23 agosto 2004, n. 226, voluta dal ministro della difesa Antonio Martino (Forza Italia ) durante il governo Berlusconi II e, ancor prima, con la legge 14 novembre 2000, n. 331, nata sotto il governo D’Alema II (DS) e approvata dal governo Amato II, che istituiva il “servizio militare professionale”.
Ricordiamo le parole del ministro della difesa in quel novembre 2000, il futuro presidente della repubblica Sergio Mattarella: « E’ una riforma non solo indispensabile, ma ormai improcrastinabile ed urgentissima. Il passaggio dello strumento militare italiano dalla leva al sistema professionale rappresenta la manifestazione più evidente della nostra determinazione e capacità di mantenere gli impegni assunti nel campo della Difesa, quale paese di grande rilevanza, in Europa e nell’Alleanza Atlantica » [1].
Detto in altre parole, si voleva trasformare lo strumento militare dalla sua configurazione statica, di difesa del Paese, ad una più dinamica di proiezione esterna ( missioni militari all’estero ).
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Il passaggio al sistema professionale è reversibile ?
Quello che è certo che, in paesi come il Costa Rica, come accennato dall’intervistato, è possibile una sovranità nonostante l’assenza di un esercito.
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Fonti e Note:
[1] Ministero della Difesa, “Riforma del Servizio Militare”.
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