44 milioni per indennizzare gli errori giudiziari
Che costo hanno gli errori giudiziari?
« Anzitutto, emerge un evidente costo umano, rappresentato dalla sofferenza e dagli effetti pregiudizievoli patiti dal singolo, ingiustamente condannato o detenuto in via cautelare », evidenzia la giurista Silvia Piergiovanni in una ricerca prodotta per la rivista “Sistema Penale” [1].
Poi aggiunge: « Ma v’è un ulteriore aspetto da non sottovalutare, ovverosia le eventuali ricadute economiche di un simile “inciampo” della giurisdizione ».
L’art. 24, comma 4, della Costituzione, infatti, prevede che la legge determini « le condizioni e i modi per la riparazione degli errori giudiziari », « ammettendo in via implicita – evidenzia la giurista – l’ineliminabile fallibilità dello Stato ed imponendo, contestualmente, l’obbligo di rifondere il pregiudizio provocato contra ius ».
La Corte dei Conti nella relazione 2021 in tema di “equa riparazione per ingiusta detenzione ed errori giudiziari” precisa l’entità del costo complessivo sostenuto dallo Stato [2].
Ingiusta detenzione e errori giudiziari: Costi, numero dei casi
« Lo studio delle informazioni raccolte – precisa quindi Silvia Piergiovanni – ha, anzitutto, permesso alla Corte di rilevare che (…) tra il 2017 ed il 2019 le somme, erogate a titolo di equa riparazione per detenzioni ingiuste ed errori giudiziari, sono notevolmente aumentate (da 38.287.339 euro a 48.799.858 euro) per poi decrescere leggermente nel 2020 (43.920.318 euro) ».
Tali importi, non includono « le somme, dovute a titolo di equa riparazione per l’irragionevole durata del processo, ai sensi della legge 24 marzo 2001, n. 89 (cd. Legge Pinto) ».
« Attraverso i dati raccolti dalla Corte dei conti nella propria analisi – prosegue la giurista che ha curato lo studio della relazione –, è possibile rilevare la drammatica consistenza numerica del problema, soprattutto con riguardo all’ingiusta applicazione di misure cautelari custodiali. A tal proposito, non può che destare preoccupazione l’ammontare delle ordinanze di accoglimento dell’istanza di riparazione, fondate sull’assenza delle condizioni di applicabilità previste dalla legge, pari a 123 nel 2018 e a 115 nel 2019 ».
Segnale di profonda ignoranza della norma da parte del magistrato.
Tuttavia, i numeri complessivi delle ordinanze di risarcimento per ingiusta detenzione sono ben più alti:
- 1.023 nel 2017,
- 913 nel 2018,
- 1.020 nel 2019.
In alcuni casi, per fortuna rari, si riferiscono a veri e propri errori giudiziari ( rispettivamente 10, 18 e 20, nel triennio indicato ) [2].
I provvedimenti cautelari personali che hanno previsto misure intramurarie ( in carcere o ai domiciliari ) sono stati:
- 74.545 nel 2017,
- 91.069 nel 2018,
- 81.334 nel 2019 [2].
Insomma, statisticamente, gli errori giudiziari o le ingiuste detenzioni rappresentano l’1,19% dei complessivi provvedimenti catelari restrittivi ordinati dai magistrati. Numeri da considerare grandi o piccoli a seconda del punto di vista.
La responsabilità dei magistrati? Quasi mai accertata
La Corte, nella propria relazione, ha rivolto la propria attenzione anche nel verificare il « numero di casi nei quali l’accertata ingiustizia della detenzione abbia dato causa alla responsabilità disciplinare del magistrato ».
E’ risultato che, ad esempio, « nel 2019 sono state promosse 24 azioni disciplinari » nei confronti di magistrati per « la grave violazione di legge determinata da ignoranza o negligenza inescusabile ».
Tuttavia, qualora semmai ritenuti colpevoli dell’addebito al termine del procedimento, i magistrati dovranno rifondere lo Stato solo nel limite della « metà di una annualità dello stipendio percepito dal magistrato, al netto delle trattenute fiscali ».
Nel triennio 2017-19, però, è stato comminato solo in quattro casi il provvedimento di “censura” del magistrato colpevole dell’errore – mai l’ammonimento -.
Insomma poche cose: il resto, l’eventuale maggiore esborso, è sempre a carico dello Stato.
La dottoressa Silvia Piergiovanni conclude la ricerca, sostenendo come l’analisi di questi dati dovrebbe « incentivare l’autorità giudiziaria ad una maggiore ponderazione del ricorso allo strumento cautelare ».
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Fonti e Note:
[1] Sistema Penale, 24 novembre 2021, Silvia Piergiovanni, “I costi dell’amministrazione dell’“ingiustizia”: la relazione della Corte dei conti in tema di equa riparazione per ingiusta detenzione ed errori giudiziari”.
[2] Scarica: Relazione Corte dei Conti 2021su ingiusta detenzione e errori giudiziari [PDF]
Risulta interessante rilevare, in proposito, come dalla relazione della Corte dei Conti sia « emersa una profonda difformità nel quantum dei ristori complessivamente corrisposti dalle singole Corti d’appello ». Si è palesata, in sostanza, « l’assenza di parametri univoci di calcolo, in alcuni casi divergenti persino tra ordinanze rese dalla medesima Corte d’appello » [1].
Ciò perché « L’entità della riparazione per l’ingiusta detenzione va determinata dal giudice in via equitativa (art. 314, c. 1, c.p.p.), deve essere commisurata alla durata della privazione della libertà e alle conseguenze personali e familiari derivanti dalla detenzione (combinato disposto art. 315, c. 3, e art. 643, c. 1, c.p.p.) e non può comunque eccedere la somma di euro 516.456,90 [ ex un miliardo di lire, NdR ] (art. 315, c. 2, c.p.p.) ».
Forse la soluzione è che servono maggiori e più corretti investimenti.