Ghedi, No alla guerra: ma il fronte non è unitario
“In 5.000 in marcia a Ghedi per dire NO all’economia di guerra” ci fa sapere l’agenzia di stampa Pressenza [1] … ma potevano essere di più se il movimento pacifista della sinistra non si fosse frammentato, come da sua vocazione.
Ghedi [2] è, come sappiamo, un’importante base NATO, utilizzata in tutte le guerre degli ultimi decenni. E in ogni caso è qui, nella base bresciana di Ghedi, che si trovano “custodite” decine di bombe atomiche!
Una questione, quest’ultima, nei confronti della quale la popolazione locale dovrebbe essese sensibile perchè posto di prima “risposta” di un eventuale nemico.
E qui, il 21 ottobre, « si sono messi in marcia verso l’aeroporto militare, in un corteo che ha visto sfilare insieme ai SiCobas, varie organizzazioni locali, i giovani della FGC e dei CARC e tantissimi pacifisti » [1].
Tra queste organizzazioni mancava però quella del Partito Comunista dei Lavoratori.
Il perché lo spiegano in lungo comunicato. Ma, in buona sostanza, l’assenza è dovuta al fatto che gli organizzatori gli hanno dichiarati “non graditi”, insomma gli hanno respinti. Ciò per la loro posizione “filo-Ucraina”. Un tema che, peraltro, non era all’ordine del giorno a Ghedi.
Il comunicato del PCL: l’unità d’azione presupposto per cambiamento
« Abbiamo giudicato questo rifiuto politicamente sbagliato nel merito e assurdamente settario nel metodo. L’unità d’azione non è per noi il presupposto di un cambiamento delle condizioni soggettive del proletariato », scrivono i trotskysti nel duro comunicato [3].
« Non è ovviamente in discussione il diritto di ogni organizzazione di delimitare come e quanto voglia l’area delle proprie interlocuzioni o della propria attività. [Ma] una mobilitazione contro la guerra può essere efficace, e persino vincente, se modifica i rapporti di forza, se incrina il fronte guerrafondaio. E la forza per conseguire tali obiettivi – nella pratica, non solo nella propaganda – risiede solamente nella potenza messa in campo dai grandi numeri, cioè dalle masse » ribadiscono.
Il comunicato del Partito Comunista dei Lavoratori si conclude con questa lezione: « la divisione della classe lavoratrice oggi si riflette, direttamente o indirettamente, nell’arretratezza della sua coscienza, nella debolezza delle sue organizzazioni, nella mancanza di un referente di massa, nella subalternità alla classe dominante e ai suoi partiti, e soprattutto nella sua incapacità d’azione unitaria ».
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Fonti e Note:
Credits: Foto da pagina Facebook del Sicobas
[1] Pressenza, 22 ottobre 2023, Daniela Bezzi, “In 5.000 in marcia a Ghedi per dire NO all’economia di guerra”.
[2] Da qui sono partiti i voli all’attacco dell’Iraq, dell’ex-Jugoslavia, del Kosovo, dell’Afghanistan, della Libia e della Siria. Da qui partiranno quelli già da giorni in allerta se la situazione in Medio Oriente dovesse precipitare.
[3] Partito Comunista dei Lavoratori, 24 ottobre 2023, “Unire le forze contro la guerra o dividerle?”.
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