Trapani, città circondata dal mare ma senz’acqua
Trapani, all’estrema punta d’Italia e della Sicilia, è bagnata su tre lati, dal Tirreno e dal Mediterraneo. Questa ricchezza naturale ne ha segnato la storia o oggi ne favorisce il turismo.
Eppure è … senz’acqua da bere.
Chiuso dieci anni fa un vecchio dissalatore, si approvvigiona del prezioso liquido dalla periferia della provincia, da contrada Bresciana, a 60 km dal capoluogo, tramite lunghe condotte – colabrodo.
Quando l’acqua giunge, e la “norma” è la distribuzione a giorni alterni e per poche ore, risulta a volte puzzolente e inquinata a causa della contiguità e della stessa quota della condotta idrica con quella fognaria [1].
Ma la “norma” non è la regola.
Spesso capita che l’acqua non giunga proprio: veri e propri attentati alle pompe di prelievo cui solo oggi – dopo anni e anni – si decide di porre un qualche rimedio almeno con la videosorveglianza[2], rotture per i motivi più svariati alla condotta di trasporto [3] [4], “razionamenti” a causa della “crisi idrica” per la siccità [5].
Il risultato sostanziale è che interi quartieri e frazioni – parliamo di migliaia di utenti – restano quindi proprio senz’acqua per periodi anche lunghi [6]. In altri zone, l’acqua giunge, invece, ogni quattro giorni.
Nel frattempo, l’ATI Trapani, l’organo di “governo” per la regolazione del servizio idrico in provincia – e di cui il comune capoluogo, Trapani, è il secondo maggior “azionista” – sta valutando la “scelta del modello di gestione”, se pubblica o privata [7]. Qualora la scelta ricadesse su quest’ultimo modello saremmo davanti all’ennesimo stupro dell’esito del referendum del 12-13 giugno 2011 che abrogava le leggi che parlavano di privatizzazione della gestione dell’acqua e che già è stato recentemente affossato dal governo Draghi [8].
E la popolazione? Resta in “religioso” silenzio, non scende in piazza contro il sindaco-autocrate di turno, è rassegnata, e … compra l’acqua.
L’acqua a Trapani, per lavarsi e per cucinare ( per bere si usa solo quella dei supermercati che sappiamo poi è concausa dell’accumulo di pericolose microplastiche nel corpo ) è diventato un “genere di lusso” e i nuovi “gioiellieri” sono i soliti pochi e noti che gestiscono pozzi cittadini “privati” e le autobotti d’acqua private che forniscono, dietro bollette salatissime, i condomini.
E quest’ultima l’unica “industria” florida a Trapani, assieme a quella delle consorterie massoniche e del voto clientelare. A Trapani non c’è, infatti, una “emergenza” idrica: la situazione descritta è vissuta “da sempre”, ma, nonostante tutto ciò, i cittadini si riversano alle urne votando sempre i soliti noti personaggi.
Chi, in passato, ha cercato di pretendere diritti e non favori, di sollevare l’attenzione, quanto meno, “sulla necessità, e sull’obbligo di legge, di fornire ai cittadini-consumatori, una “Carta dei Servizi”, oppure di promuovere l’uso dell’acqua potabile anche per bere viene invece prima emarginato e poi dimenticato.
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Fonti e Note:
[1] TP24, 10 gennaio 2024, “A Trapani è ancora incubo acqua inquinata. La soluzione? Rifare le condotte nuove”.
[2] TP24, 9 gennaio 2024, “Il Comune di Trapani sorveglia i suoi pozzi a Bresciana”.
[3] TP24, 3 febbraio 2024, “Trapani, città del sale, della vela e dell’acqua che manca”.
[4] TP24, 6 febbraio 2024, “Trapani, ecco i tempi per risolvere l’emergenza idrica”.
[5] TP24, 6 gennaio 2024, “Siccità: in Sicilia manca l’acqua. Razionamento per 15 Comuni della provincia di Trapani”.
[6] TP24, 7 febbraio 2024, “Crisi idrica. Misiliscemi dipende ancora da Trapani, migliaia di persone senza acqua”.
[7] TP24, 9 febbraio 2024, “A che punto è l’Ati idrico della provincia di Trapani”.
[8] WWF, 21 febbraio 2022, “Sull’acqua pubblica rischiamo un passo indietro rispetto al referendum”.
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