Amnesty: lo stato di Israele commette crimini contro umanità
Israele, e le persone che agiscono per suo conto, nel processo di instaurazione e mantenimento di un sistema di dominio e oppressione sui palestinesi, hanno perpetrato sistematicamente atti crudeli e disumani proibiti, rispettivamente, dalla Convenzione sull’apartheid e dallo Statuto di Roma.
Amnesty International ha esaminato in modo specifico gli atti crudeli o disumani come trasferimento forzato, detenzione amministrativa e tortura, uccisioni illegali e ferite gravi, negazione delle libertà fondamentali o persecuzione nei confronti della popolazione palestinese in Israele e nei Territori palestinesi occupati (TPO), associati al rafforzamento del sistema di leggi, politiche e pratiche discriminatorie sopra descritto.
L’organizzazione ha concluso che lo schema di atti proibiti perpetrati da Israele sia all’interno di Israele che nei Territorio palestinesi occupati fanno parte di un attacco sistematico e diffuso diretto contro la popolazione palestinese e che gli atti crudeli o disumani commessi nel contesto di questo attacco si configurano come crimine contro l’umanità sia ai sensi della Convenzione sull’apartheid che dello Statuto di Roma.
E’ questa la sintesi del dettagliato rapporto di 278 pagine presentato quest’oggi dalla ONG Amnesty International.
Amnesty: Israele tratta i palestinesi come “gruppo razziale inferiore”
« Nel rapporto si legge che le massicce requisizioni di terre e proprietà, le uccisioni illegali, i trasferimenti forzati, le drastiche limitazioni al movimento e il diniego di nazionalità e cittadinanza ai danni dei palestinesi fanno parte di un sistema che, secondo il diritto internazionale, costituisce apartheid. Questo sistema si basa su violazioni dei diritti umani che, secondo Amnesty International, qualificano l’apartheid come crimine contro l’umanità così come definito dallo Statuto di Roma del Tribunale penale internazionale e dalla Convenzione sull’apartheid », scrive Amnesty nel suo rapporto [1].
Amnesty International, conseguentemente, chiede al Tribunale penale internazionale di « portare di fronte alla giustizia i responsabili del crimine di apartheid ».
« Che vivano a Gaza, a Gerusalemme Est, a Hebron o in Israele, i palestinesi sono trattati come un gruppo razziale inferiore e sono sistematicamente privati dei loro diritti. La comunità internazionale ha l’obbligo di agire », ha dichiarato Agnès Callamard, segretaria generale di Amnesty International.
« Non è possibile giustificare in alcun modo un sistema edificato sull’oppressione razzista, istituzionalizzata e prolungata, di milioni di persone. L’apartheid non ha posto nel nostro mondo e gli stati che scelgono di essere indulgenti verso Israele si troveranno a loro volta dal lato sbagliato della storia ».
Amnesty: Palestinesi subiscono assassinii illegali, embargo totale, taglio forniture elettriche ed idriche, esclusione da sanità e scuola
Tra i fatti citati e documentati da Amnesty nel rapporto: « l’uccisione illegale di manifestanti palestinesi è forse il più chiaro esempio di come le autorità israeliane ricorrano ad atti vietati. Alla fine del 2019, le forze israeliane avevano ucciso 214 civili palestinesi, tra cui 46 minorenni ».
« Alla luce delle sistematiche uccisioni illegali di palestinesi, Amnesty International chiede al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di imporre un embargo totale sulle armi verso Israele ».
Il rapporto di Amnesty International documenta altresì come « i palestinesi non possano effettivamente stipulare contratti di locazione sull’80 per cento dei terreni di stato israeliani. Attualmente 35 villaggi beduini in cui risiedono circa 68.000 persone, sono “non riconosciuti” da Israele: ciò significa che non hanno forniture di corrente elettrica e di acqua e sono soggetti a ripetute demolizioni. Poiché questi villaggi non hanno uno status ufficiale, i loro abitanti subiscono limitazioni nella partecipazione politica e sono esclusi dal sistema sanitario e da quello educativo ».
Ancora, scrive Amnesty nel rapporto, dalla metà degli anni Novanta le autorità israeliane hanno « imposto una barriera di 700 chilometri, che Israele sta ancora ampliando, ha isolato all’interno di “zone militari” le comunità palestinesi che, per entrare e uscire dalle loro abitazioni devono ottenere più permessi speciali. A Gaza oltre due milioni di palestinesi vivono in una crisi umanitaria creata dal blocco israeliano. Sono segregati dal resto del mondo ».
Amnesty conclude il rapporto auspicando « un drastico cambiamento dell’approccio della comunità internazionale alla crisi dei diritti umani in atto in Israele e nei Territori palestinesi occupati ».
Purtroppo parole al vento.
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Fonte e Note:
Credits: Photo by Ehimetalor Akhere Unuabona on Unsplash
[1] Amnesty, 1 febbraio 2022, “Apartheid israeliano contro i palestinesi. Un crudele sistema di dominazione e un crimine contro l’umanità”.
[2] [Download non trovato] [PDF]
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