Catalogna e Hong Kong: il doppio standard occidentale

giustizia

Una storia di due standard occidentali” è il titolo di un editoriale, a firma di Alex Lo, apparso la settimana scorsa sul “South China Morning Post” [1], un quotidiano di Hong Kong in lingua inglese.

A me sembra che Lo abbia perfettamente evidenziato il modo di fare politica, e giornalismo, in occidente.

La Spagna persegue i secessionisti della Catalogna: l’Europa in silenzio

« Il Parlamento europeo ha appena votato [l’8 marzo, NdR] per togliere l’immunità parlamentare a tre dei suoi membri, tutti della Catalogna », riferisce l’editorialista.

Che poi spiega: « lo hanno fatto su richiesta del governo centrale spagnolo per aprire la strada alla loro estradizione per affrontare le accuse di sedizione [2] relative al referendum sull’indipendenza della Catalogna del 2017, dichiarato illegale dalla Spagna ».

Ora i tre catalani e parlamentari europei Carles Puigdemont, Toni Comín e Clara Ponsati rischiano una lunga detenzione in carcere, dove si trovano già altri dodici catalani con condanne che raggiungono i 13 anni.

La Cina persegue i secessionisti di Hong Kong: l’Europa protesta

Perché quel titolo, cosa vuol dire Alex Lo?

Semplicemente che « la Spagna non è la Cina e la Catalogna non è Hong Kong. I politici occidentali, da Washington e Londra a Bruxelles e Canberra, sono saltati sul carro per colpire la Cina per aver fatto a Hong Kong quello che la Spagna sta facendo in Catalogna ».

« La loro ipocrisia isterica è semplicemente mozzafiato », chiosa.

Quindi ecco perché “due standard”, o “due pesi e due misure” se si preferisce quest’altra definizione.

E, se vogliamo allargare il discorso, potremmo citare gli ampi spazi del tigì europei sull’arresto di Alexei Navalny, sul suo presunto avvelenamento, sulle represse manifestazioni di sostegno al sedicente oppositore del presidente Putin.

Al contrario, quando le proteste, o gli arresti di manifestanti, toccano i Paesi occidentali, le repressioni vengono nascoste, sminuite, giustificate, i manifestanti diffamati.

Tutto ciò ha un nome semplice: propaganda!

L’ONU vieta le interferenze nelle questioni interne di un Paese

Tutti i governi usano la violenza per imporre “l’ordine” e “la legge”, quello cinese come quello italiano, quello russo come quello francese, quello birmano come quello spagnolo.

A questo punto si può scegliere, legittimamente, tra due opzioni:

  • contestare ogni forma di repressione da parte dei governi contro le manifestazioni pacifiche, seguendo l’esempio di Amnesty International [3];
  • non « intervenire in questioni che appartengono essenzialmente alla competenza interna di uno Stato », per come previsto dal settimo comma dell’articolo 2 dello Statuto delle Nazioni Unite [4].

I despoti dei Paesi occidentali, e i loro servi giornalisti, hanno preferito invece il “doppio standard” : reprimere i secessionisti catalani, sostenere quelli di Hong Kong.

Una condotta pericolosa; lo ha fatto notare il giornale indipendentista scozzese The National : « l’Europa ha creato un precedente molto pericoloso per qualsiasi altro stato canaglia che voglia attaccare la democrazia » [5].

La propaganda si ritorce contro chi la diffonde, insomma.

L’editorialista di South China Morning Post conclude così il proprio articolo: « la complicità e il silenzio dei governi occidentali nella repressione della Spagna contro i secessionisti catalani mostra non solo la loro ipocrisia ma anche le cattive intenzioni dietro le loro reazioni su Hong Kong ».

Come volevasi dimostrare.

Fonti e Note:

Credits: Photo by Tingey Injury Law Firm on Unsplash

[1] South China Morning Post, 11 marzo 2021, “A tale of two Western standards”.

[2] Sedizione = Sommossa violenta contro il potere costituito.

[3] Amnesty, 13 gennaio 2020, “Proteste e uso eccessivo della forza: il risveglio della società civile represso dai governi del mondo”.

[4] Università Trieste, “Statuto delle Nazioni Unite”.

[5] The National, 10 marzo 2021, “EU ‘complicit in Spain’s abuse of human rights’ after MEPs lose immunity”.

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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