Centrali a carbone: Draghi le riapre contro la Costituzione
Via le centrali a carbone, si diceva. L’emergenza emergente era quella del cambiamento climatico.
E così, lo scorso 11 febbraio, il parlamento italiano ha definitivamente approvato un « disegno di legge costituzionale che inserisce nella Carta costituzionale un espresso riferimento alla tutela dell’ambiente e degli animali, recando modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione » [1].
In particolare, vi si sostiene che l’iniziativa economica:
- non debba arrecare « danno alla salute e all’ambiente »,
- e debba rispettare « l’interesse delle future generazioni ».
Non ho personalmente dubbi nel credere che questa iniziativa del parlamento italiano, come spesso accade, sia « un inutile esercizio retorico » come usava dire il sociologo francese Gustave Le Bon.
Gli italiani, e per loro le sue Istituzioni, non accettano di mettere la propria personale comodità al servizio della salute e delle future generazioni, figurarsi se convengono col mettere in secondo piano l’interesse politico e economico.
E ne ho la prova.
La realpolitik del premier sull’energia: riaprono centrali a carbone
Appena 14 giorni dopo, il portavoce del regime al potere in Italia, Mario Draghi, allo scoppiare della guerra tra Russia e Ucraina dichiarava: « possiamo riaprire le centrali a carbone per compensare il gas russo ». Gli organi di propaganda del regime [2] commentavano descrivendo la proposta come « la realpolitik del premier sull’energia ».
Il 28 febbraio 2022, alle dichiarazioni seguivano i fatti: il Decreto Legge, n. 16, che, all’articolo 2, autorizzava « la società Terna S.p.A. a predisporre un programma di massimizzazione dell’impiego degli impianti di generazione di energia elettrica … che utilizzino carbone … [anche] in deroga a più restrittivi limiti eventualmente prescritti a livello nazionale … sui i valori limite di emissione nell’atmosfera ».
Chiaramente un deroga alla Costituzione appena entrata in vigore assieme una deroga ai limiti nazionali di inquinamento: tutto “giustificato” dalla “nuova emergenza”.
Ma l’Italia delle deroghe ha fatto la propria regola. In ogni campo, lo sappiano.
La Costituzione è solo un “simulacro”, da abbattere al bisogno.
La nuova norma, unificata all’interno del Decreto n. 14 del 25 febbraio 2022, è stata già approvata lo scorso 16 marzo dalla Camera dei Deputati ovvero dallo stesso parlamento che aveva modificato la Costituzione per tutelare l’ambiente e la salute.
Poche le voci che si sono alzate contro: quelle delle associazioni ambientaliste che hanno ricordato « la sofferenza decennale degli abitanti dei territori su cui le centrali [a carbone] insistono » [3] [4].
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Fonti e Note:
Credits: Photo by Chris LeBoutillier on Unsplash
[1] Governo, Dipartimento per le Riforme Istituzionali, “La riforma costituzionale in materia di tutela dell’ambiente”.
[2] Huffington Post, 25 febbraio 2022, “Draghi: “Possiamo riaprire le centrali a carbone per compensare il gas russo”. La realpolitik del premier sull’energia”.
[3] Repubblica, 26 febbraio 2022, “Crisi energetica. Greenpeace, Legambiente, Wwf a Draghi: “Il carbone non è la soluzione””.
[4] Repubblica, 25 febbraio 2022, “Quali sono le 7 centrali a carbone italiane che Draghi potrebbe riaprire per compensare il gas russo”.
Le aree dove sono insediate le nostre residue sette centrali a carbone sono:
- Vallegrande (La Spezia),
- Torrevaldaliga Nord (Civitavecchia),
- Fusina (Venezia),
- Cerano (Brindisi),
- Portoscuso (Carbonia-Iglesias),
- Porto Torres (Sassari),
- e Monfalcone (Gorizia).
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