Confcommercio avvisa: crescita da zero virgola!

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«L’auspicata crescita del 2025 va tutta costruita da zero». Questo l’allarme lanciato dall’Ufficio Studi di Confcommercio [1], che, analizzando i dati sui consumi, avverte di un’economia ancora appesa a equilibri fragili. Sia il PIL sia i consumi mostrano incrementi minimi, i famigerati “zero virgola”, segno di un’economia che fatica a ripartire.

«Il PIL reale in Italia è rimasto stabile negli ultimi due trimestri del 2024», conferma l’OCSE. Altrove va pure peggio: «La crescita si è contratta in Francia, dallo 0,4% al -0,1%, e in Germania, dallo 0,1% al -0,2%» [2]. 

I consumi non bastano: industria in difficoltà

La situazione è particolarmente critica per l’industria. «Se le spinte devono arrivare dai consumi, il modello ‘più servizi, meno beni’ non sta generando lo slancio necessario a sostenere l’intera attività produttiva», spiegano gli analisti.

A gennaio, i consumi sono cresciuti soprattutto nei servizi: turismo, viaggi, tempo libero e comunicazioni mostrano segni di vivacità. Al contrario, il settore manifatturiero soffre ancora. I beni durevoli, come gli articoli per la casa e le automobili, registrano cali consistenti:

  • la domanda di auto nuove è scesa del 3,8% su base annua,
  • mentre mobili e articoli d’arredamento segnano un -1,9%,
  • Anche gli elettrodomestici mostrano un calo, pari all’1,7%.

Piccoli segnali di ripresa? Troppo poco

Un timido segnale positivo arriva dal settore dell’abbigliamento e delle calzature, che cresce dello 0,4%. Tuttavia, la stagione dei saldi, pur meno negativa rispetto agli anni precedenti, non basta a invertire la rotta per un comparto che soffre da tempo una riduzione progressiva dei volumi acquistati dalle famiglie.

Prezzi instabili e salari fermi: un problema di fiducia

Secondo Confcommercio, la chiave per rilanciare i consumi è la fiducia nella stabilità del rapporto tra redditi e prezzi. «Il ritorno dell’inflazione a livelli compatibili con quelli del decennio scorso rappresenta un fattore essenziale per la ripresa della domanda» si legge nel rapporto. Se le famiglie percepissero la fine della fase più critica dell’inflazione, potrebbero tornare a spendere con maggiore sicurezza, riattivando il circolo virtuoso tra reddito e consumi.

Energia e inflazione: le nubi all’orizzonte

Il problema, però, è tutt’altro che risolto. A febbraio, l’inflazione potrebbe raggiungere il 2%, spinta dall’aumento dei costi dell’energia, dalle accise sui tabacchi e da piccoli rincari sugli alimentari. E il peggio potrebbe non essere ancora arrivato: senza interventi del governo, da qui a giugno si prevedono aumenti dell’energia fino al 62% (dagli attuali 48 fino a 78 euro per megawattora).

In un contesto simile, il rinnovo dei contratti di lavoro, spesso bloccati o inadeguati rispetto al costo della vita, diventa cruciale. Senza salari adeguati e con prezzi in continua crescita, la ripresa economica rischia di rimanere un miraggio.

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Fonti e Note:

[1] ConfCommercio, 19 febbraio 2025, “Consumi e Pil avanti piano aspettando la ripresa…”.

[2] OCSE, 20 febbraio 2025, “OECD GDP growth slows slightly in the fourth quarter of 2024”.

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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