CUB: In Italia salari sempre più poveri e più diseguali

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Un articolo apparso in questi giorni sul sito del sindacato autonomo CUB denuncia [1] la crescita delle diseguaglianze salariali in Italia. « Su 40,5 milioni di contribuenti – vi si legge -, il 4% dichiara più di 2.850 euro netti al mese, mentre il 56% dichiara meno di 1.300 euro netti al mese. Aumentano, sono ormai circa 40 mila i percettori di redditi elevati, quelli che dichiarano un reddito annuo lordo medio superiore a 300.000 euro ».

Soprattutto vi si legge che, a causa dell’aumento dell’inflazione e del mancato adeguamento dei salari a questa, « negli ultimi dieci anni la busta paga degli italiani ha perso in media 5.000 euro di potere d’acquisto ».

Oggi il salario medio annuo di un italiano [2], rapportato al costo della vita, 47.294 dollari, è tra i più bassi d’Europa (vedi il Belgio ad esempio a 67.907), davanti solo a quello del Portogallo (34.782 dollari) e dell’Europa dell’Est.

L’esito delle politiche liberiste – contenimento dei salari anche tramite le esternalizzazioni e le precarizzazioni e l’aumento degli sgravi fiscali alle imprese – ha dato i suoi frutti, infine: « 5,6 milioni di italiani che vivono in condizioni di povertà assoluta e un numero assai maggiore ridotto alla povertà relativa con continue privazioni per arrivare in fondo al mese ».

L’articolo non fornisce direttamente soluzioni ai problemi evidenziati; è implicito però che occorra perseguire politiche economiche di segno opposto a quelle sinora condotte dalla destra in Italia, e per destra intendo tanto quella “classica” quanto il Partito Democratico.

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Fonti:

[1] CUB, 19 luglio 2024, “Il crollo dei salari italiani”.

[2] OECD, 2022, “Salaire annuel moyen”.

Sindacato CUB Scuola

La Confederazione Unitaria di Base (CUB) è il più importante sindacato di base operante nel nostro paese; organizza lavoratori dell’industria, dei servizi, del pubblico impiego, gli inquilini e i pensionati. Nasce nel 1992, per iniziativa di numerosi lavoratori che avevano constatato da tempo di non avere più un’organizzazione che li difendesse nei luoghi di lavoro e nei confronti dei governi. I sindacati tradizionali erano e sono cinghia di trasmissione del padronato, dei partiti e dei governi.

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