Dai manganelli di Pisa al DDL 1660: l’Italia stato di polizia?

PISA – A un anno esatto dalla carica della Polizia contro il corteo studentesco in favore della Palestina, il movimento giovanile Cambiare Rotta Pisa è tornato in piazza per non far cadere il silenzio su quell’episodio. Alla manifestazione hanno aderito oltre trenta sigle, tra cui Potere al Popolo, Rete dei Comunisti e il sindacato USB. Tutti assieme per protestare contro le politiche repressive del governo e il controverso DDL 1660, oltre che per denunciare il silenzio sul genocidio in Palestina da parte di Israele.

Nonostante il tempo incerto, circa duecento persone – studenti, lavoratori e cittadini – hanno sfilato per le strade di Pisa.

A prendere la parola, dal microfono, sono stati soprattutto i giovani di Cambiare Rotta, che hanno criticato le politiche neoliberiste dell’Unione Europea e dei governi italiani, sia di destra che di centro-sinistra. Nel mirino anche la NATO, la presenza di basi militari sul territorio italiano e le collaborazioni tra l’azienda italiana Leonardo e lo Stato israeliano.

Un appello contro la repressione e il DDL 1660

Il corteo ha chiesto a gran voce:

  • L’annullamento di qualsiasi procedimento penale contro gli studenti manganellati il 23 febbraio 2024;
  • La rimozione delle Zone Rosse e delle ordinanze anti-degrado a Pisa;
  • L’introduzione di codici identificativi sulle divise delle forze dell’ordine, per garantire trasparenza e responsabilità.

Il passaggio in via Frediani non è stato casuale: proprio lì, un anno fa, la Polizia bloccò l’accesso a Piazza dei Cavalieri. «La Questura – ricordano i CARC – non esitò nemmeno un secondo a sguinzagliare i suoi “manganellatori di professione” e a caricare gli studenti (la maggior parte dei quali minorenni)» [1].

D’altro canto, secondo il Partito Comunista dei Lavoratori, è chiaro come «la politica repressiva è un aspetto normale e perdurante della politica borghese, quali che siano i governi che si succedono, e degli apparati armati dello Stato borghese, quale distaccamento di uomini in armi a tutela degli interessi della classe borghese» [2].

Dietro la repressione: il peso di una legge mai abolita

Commentando i gravi fatti del 2024, sin d’allora, anche usando dell’ironia, sottolineammo come la violenza delle forze dell’ordine non fosse un episodio isolato, ma «l’effetto diretto di un impianto legislativo vecchio di quasi un secolo». Il riferimento è al Testo Unico sulla Pubblica Sicurezza del 1931, voluto dal regime fascista di Mussolini, che all’articolo 18 permette al questore di vietare una manifestazione per ragioni di ordine pubblico.

Un testo mai realmente messo in discussione dai governi successivi, nemmeno da quelli considerati “progressisti”. È questo il vero nodo del problema: una legge di stampo autoritario che, nonostante il passare degli anni, continua a legittimare l’uso della forza contro chi manifesta pacificamente.

Il DDL 1660: un salto di qualità nella repressione

I movimenti in corteo a Pisa hanno pure denunciato come il Disegno di Legge 1660, noto anche come decreto sicurezza, rappresenti un pericoloso inasprimento dei poteri repressivi dello Stato.

In particolare, per i comunisti del Partito Comunista dei Lavoratori (PCL), «il Disegno di legge 1660, segna un salto di qualità del potere repressivo dello Stato borghese. L’effetto di questo decreto è e sarà quello di incoraggiare la gestione muscolare dell’ordine pubblico, liberando gli agenti di polizia da remore residue o inibizioni legali, nelle piazze, negli istituti penitenziari, nei CPR».

«Insomma, il DDL1660 è il parto di un governo di polizia», aggiungono.

Non mancano critiche nemmeno ai DASPO urbani, misure che vietano a determinati cittadini, ritenuti “pericolosi”, l’accesso a specifiche zone delle città. Strumenti già introdotti dal precedente governo Gentiloni (PD), e ora rafforzati dal nuovo disegno di legge.

Il PCL invita la CGIL ad una mobilitazione di massa

Il Partito Comunista dei Lavoratori riconosce come «da alcuni mesi si è avviata la mobilitazione contro il decreto sicurezza», ma ammette pure che a scendere nelle piazze, finora, sono stati prevalentemente «settori di avanguardia sindacale e politica» [2]. Ha quindi lanciato un appello chiaro: per fermare il DDL 1660 prima che diventi legge serve una mobilitazione più ampia, con il coinvolgimento di grandi organizzazioni sindacali come la CGIL.

La posta in gioco è alta: non si tratta solo di fermare un decreto, ma di difendere i diritti democratici fondamentali, come quello di manifestare pacificamente. La repressione, infatti, non colpisce solo chi protesta contro la guerra o il genocidio in Palestina, ma anche gli attivisti per il clima, gli antifascisti, i lavoratori in sciopero e i migranti.

Il messaggio finale alla piazza da parte del PCL è chiaro: «l’unico evento di cui padroni e governo hanno paura è lo sviluppo di un’opposizione sociale di classe e di massa».

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Fonti e Note:

[1] CARC, 21 febbraio 2025, “[Pisa] verso la giornata di mobilitazione del 22 febbraio contro Governo e repressione!”.

[2] Partito Comunista dei Lavoratori, 22 febbraio 2025, “Fronte unico contro il governo di polizia”.

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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