Denatalità : il mio desiderio di diventare nonno resterà tale ?
I miei nonni ebbero, rispettivamente, sei e sette figli. I miei genitori solo tre. I miei figli, benché abbiano già entrambi superato l’età di quando nacque il primo, non danno ancora segnali di … impegno in tale direzione.
Diventerò mai nonno?
La storia demografica della mia famiglia è comune un poco a tutti i lettori immagino.
Un poco di numeri : oggi in Italia nascono 1,27 figli per ogni coppia
Ma andiamo oltre il personale ed entriamo nella statistica ufficiale. In rete troviamo i dati che pubblica l’enciclopedia Wikipedia elaborando quelli dell’istituto nazionale di statistica, l’Istat [2].
In Italia, ogni donna in età fertile partoriva 5,01 figli nel 1860, con l’unità dello Stato.
Tale numero si era più che dimezzato cento anni dopo, nel 1960 (2,41). Dopo il baby-boom del 1964 (2,7 figli per coppia) è stata tutta una progressiva discesa fino al minimo storico (1,19) del 1995. Negli anni 2000 si è oscillato tra gli 1,46 (2010) e 1,25 (2001). Lo scorso anno abbiamo sfiorato il punto basso della forbice (1,27 figli per donna).
Per essere più comprensibili, forse è meglio scrivere di numeri assoluti : le nascite sono calate dalle 1.016.120 del 1964 (baby-boom) alle 420.170 del 2019 (minimo storico). Dato che abbiamo un grande stock di popolazione anziana e quindi con una bassa speranza di vita residua, i decessi sono in aumento ed hanno raggiunto i 634.432 lo scorso anno.
Il saldo naturale risultante è chiaramente negativo di oltre 200.000 unità. Solo il saldo migratorio positivo – per l’arrivo di più stranieri di quanti italiani lasciano il Paese – di circa 100.000 unità annue consente all’Italia di mantenere ancora i circa 60 milioni di abitanti.
Se ciò sia un problema o meno, non ho informazioni o dati a sufficienza per affermarlo.
Denatalità : La Press spiega le ragioni della scelta di rinviare la maternità
C’è chi ci spiega i motivi del calo del tasso di natalità.
In assenza di stampa qualificata nazionale, impegnata a tentare di convincerci che ci stiamo ammalando tutti di Covid-19 e che è in corso una nuova invasione di saraceni sul sud dell’Europa come nell’anno 711, ci fidiamo della stampa … tunisina.
Sul quotidiano La Press, la giornalista Meriem Khdimallah ha pubblicato, lo scorso 5 settembre, un interessante reportage : “ Avere o non avere un figlio : una scelta difficile ? ”.
In estrema sintesi, la giornalista sostiene : « in un contesto segnato da disoccupazione, precarietà di massa, rallentamento dell’economia, crisi sanitaria senza precedenti e mancanza di prospettive per il futuro, non sembra facile parlare di desiderio di avere figli ».
In effetti, mia figlia, per fare un esempio, vive e lavora in una grande azienda ma tra sfruttamento e precarietà ( ha appena firmato un rinnovo contrattuale da appena trenta giorni di lavoro ) : una condizione che legittima un serio “progetto bebè” ?
Per Meriem Khdimallah, tuttavia, esistono anche altre ragioni che incidono nella scelta : « paura della responsabilità, la volontà di restare liberi ».
Una donna intervistata sostiene di avere « un salario insufficiente » per far fronte alle anche spese che comportano l’arrivo di un bebé, oltre a quelle per la l’affitto (o il mutuo), la rata dell’auto, etc.
E, poi, con l’avanzare dell’età, entra in gioco … « la salute ». Dopo i 35 anni, spiega un’altra donna intervistata, « c’è un aumento del rischio di sviluppare alcuni problemi di salute durante la gravidanza, come il diabete o l’ipertensione arteriosa. Il dolore muscolo-scheletrico può verificarsi anche in relazione alla cura dei bambini ».
Tutti i temi e problematica valide e che necessitano di essere affrontati ciascuno in maniera diversa ed indipendente.
Una coppia non si vende per pochi spiccioli, la gravidanza cambia la vita!
Se, da un lato, per la parte psicologica, esiste una forte “pressione sociale” da parte di amici e parenti che sempre più insistono sulla donna affinché accetti una gravidanza ( « non sarai mai completa, non sai cosa stai perdendo » ), dal punto di vista materiale la situazione resta difficile e senza prospettive.
Non può essere, certamente, la rimodulazione degli assegni familiari proposta dal governo Conte [1] la soluzione : « è la somma che fa il totale », ci ricorda sempre il celebre Totò.
Ma siamo abituati alla demagogia populista. Non c’inganna più. La virtuale moltiplicazione degli euro ha una incidenza modesta sulla scelta delle giovani coppie. E’ il tema della precarietà quello centrale da affrontare, assieme a quello dei servizi e dei diritti del lavoro ( asili nido, baby sitter, congendo obbligatorio per entrambi i genitori anche nel settore privato, materiale scolastico veramente gratuito per tutti, trasporto scolastico, salario minimo orario, etc. ).
Nel frattempo che i figli riflettano, e che « il desiderio della genitorialità » prenda il sopravvento in ogni caso, dobbiamo accontentarci di … fare gli zii.
–
Note :
[1] “L’assegno unico universale” è ancora una semplice idea del governo Conte seppure “Qui Finanza” ci assicura che la … rivoluzione prenderà il via il prossimo primo gennaio 2021. In ogni caso prevederebbe un assegno mensile di 160 euro per il primo figlio, e qualcosa in più per il secondo figlio, fino all’età di 18 anni. Ma sarebbero soppresse le attuali detrazioni d’imposta erogate fino a 26 anni e l’erogazione sarebbe dipendente dall’ISEE.
Credits : Photo by Alex Hockett on Unsplash
Commenti più recenti