Dopo 5 novembre, servono i Comitati contro la guerra
All’indomani della “festa delle forze armate”, ovvero della guerra, a Roma, Milano, Napoli e in diverse altre città italiane si sono svolte manifestazioni che, in una qualche maniera, avevano per oggetto le iniziative di pace proprio contro la guerra, in particolare quella in corso in Ucraina e che vede di fatto difronte la Nato e la Russia.
Un bel segnale comunque sia, l’enorme partecipazione.
Purtroppo gli eventi avevano spesso un oggetto poco chiaro, quando non discordante, ad esempio atteso che la “pace” ovunque richiesta sarebbe da raggiungere con un cessate-il-fuoco e poi trattative, secondo i promotori della manifestazione di Roma, ovvero con l’invio di armi agli ucraini fino alla resa dei russi secondo i promotori della manifestazione di Milano.
« Il testo della piattaforma con cui questa manifestazione è stata convocata [a Roma, NdR] è certo passibile di diverse e fondate critiche, la principale delle quali può ravvisarsi nella sua subalternità alla narrazione antistorica mainstream, diffusa in modo martellante da tutti i principali media », denuncia il giornale “Marx21” [1].
Nessuno dei promotori dell’evento di Roma, infatti, ricorda che la guerra in Ucraina non è iniziata il 24 febbraio di quest’anno bensì nel 2014 col colpo di stato che ha abbattuto il legittimo presidente ucraino. Una narrazione manipolatrice, quella del mainstream, che tace dei bombardamenti ucraini sulle regioni russofone del Donbass. E tace, infine, della firma, a febbraio 2015, tra Russia, Ucraina, Francia e Germania, dell’accordo di pace denominato “Protocollo di Minsk II” che però non venne rispettato dal nuovo regime Zelensky [ chi è questo personaggio spuntato dal nulla? ].
« La guerra sarà lunga, la sua posta in gioco più grande non è il controllo territoriale di una regione di un paese, ma la definizione dell’ordine mondiale nei prossimi decenni, se esso sarà sotto il dominio amerikano », sostiene l’editoriale del giornale comunista [1].
In ogni caso – scrive ancora “Marx21” – restano valide « le parole d’ordine principali: tregua e richiesta di trattative ».
Certo, pragmaticamente, continua, « una rondine non fa primavera, non è una sola manifestazione che può cambiare il corso delle cose. Può esserne l’inizio ».
« La giornata di ieri è una tappa », conferma giustamente Fabrizio Maffioletti su Pressenza.
Allora, conclude “Marzx21”, « è essenziale la costruzione di comitati contro la guerra, ben coordinati a livello nazionale, con una visione di lungo periodo ».
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Fonti e Note:
[1] Marx21, 4 novembre 2022, “Partecipiamo alla manifestazione nazionale del 5 novembre”.
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