E’ l’ora di riconoscere uno salario alle casalinghe
Il lavoro domestico di mogli/compagne o, più di rado, dei mariti, non è mai stato considerato in alcun modo.
Il legislatore si è ricordato delle casalinghe solo nel 2001 al momento di richiedere una tassa di 24 euro per assicurare presso l’INAIL le prestazioni di lavoro rivolto « alla cura dei componenti della famiglia » svolto, « a titolo gratuito e senza vincolo di subordinazione », da soggetto convivente che non presta altre attività di lavoro esterno.
Nel mio saggio “La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base” rilevo come « nel nostro Paese, nel 2016, l’ISTAT ha conteggiato 7 milioni 338 mila donne che dichiarano svolgere l’attività di casalinga » [1].
Queste donne (o questi uomini), ed il loro lavoro, non valgono nulla?
In verità – scrivevo – queste « sono funzioni necessarie e, anzi, indispensabili per il funzionamento della società ».
Tuttavia, fino ad oggi, all’atto pratico, « non sono considerate e valorizzate con il riconoscimento di una retribuzione ».
Quindi proponevo, come soluzione, l’adozione del Reddito di Base.
Cos’è il Reddito di Base ? Un Reddito di Cittadinanza … ma senza paletti!
Non voglio spiegare qua cosa è il Reddito di Base. Basta cliccare sul link che precede perché, chi interessato all’argomento, ne abbia l’informativa più completa. Diciamo, semplicemente, che è una sorta di Reddito di Cittadinanza ma senza quei “paletti” imposti dalla restrittiva mediazione tra Lega e Movimento Cinque Stelle che ha permesso di godere di quell’assegno mensile a soli 2,7 delle 5 milioni di persone inizialmente previste.
« Il reddito di base, finalmente, darebbe un riconoscimento sociale e valorizzerebbe l’utilità anche di queste attività lavorative ».
In più, « il reddito di base facilita l’auto realizzazione perché permette di aumentare la creatività, di dedicarsi alle attività importanti per ognuno di noi e per lo stesso sviluppo della società: la propria formazione, il volontariato, quelle con scopo sociale ».
La Destra propone il reddito per il lavoro casalingo, ma è demagogia!
Oggi va annotato che, lo scorso 20 novembre 2019, è stata depositata in parlamento una proposta per “Introduzione del reddito per il lavoro casalingo e riconoscimento del relativo valore sociale ed economico” (S. 1617).
Dobbiamo al senatore pistoiese Patrizio Giacomo La Pietra (Fratelli d’Italia) la paternità dell’atto.
Ma non c’è di che rallegrarsi. Si tratta, infatti, di una chiara provocazione. La proposta :
- prevede la contestuale abrogazione del reddito di cittadinanza;
- finanzia l’istituto con appena 1 miliardo annuo;
- demanda a successivo Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociale di individuare la platea delle casalinghe beneficiarie.
In definitiva, non si tratta di uno strumento “universale” ovvero per tutte le casalinghe (i), ma prevede, per l’accesso, la necessità di definire soglie di reddito e di numero di componenti la famiglia.
Il fondo di 1 miliardo di euro si esaurirebbe, infatti, erogando il proposto salario da 780 euro mensili ad appena 100.000 casalinghe (i) ovvero all’1,4% del totale delle casalinghe (i) residenti in Italia.
Si tratta, con tutta evidenza, di una proposta demagogica. In ogni caso, l’iniziativa non è stata finora neanche discussa in Commissione. Risulta improbabile che possa approdare in Aula per l’approvazione.
Il reddito di base serve per dare libertà alle persone, non dipendenza
Il collegare il lavoro casalingo al concetto di componenti il nucleo familiare sostanzialmente limita la libertà personale della donna (uomo) casalinga (o).
Nel mio saggio “La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base”, in proposito, spiego : « il reddito di base permette alle donne di uscire dalla dipendenza economica che alimenta molte altre forme di violenza: sessuale, fisica e psicologica. Certamente l’indipendenza economica non risolve alla radice la discriminazione di genere ma la donna, contando su tale reddito, può avere la forza e il tempo per affrontare questo problema ».
Una riflessione che, se condivisa dal lettore, calpesta definitivamente l’iniqua proposta di Fratelli d’Italia.
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Note:
[1] ISTAT.IT (2017, o.l.), Le casalinghe in Italia, report statistico 2016.
Credits : Photo by Leon Seibert on Unsplash
Reddito di base. Salario minimo garantito. Partecipazione utili societari tra padroni dell’impresa e lavoratori. E’dall’epoca della finta destra sociale di Fini degli anni 90 che la nuova destra italiana, in momenti di difficoltà’politica, tenta sempre le solite proposte.
Pero’, poi.. Al momento opportuno, torna sulle posizioni ultraliberiste governative e vota i vari Green Pass aziendali.
Per inciso. La proposta sul reddito alle casalinghe e’come al solito ultrafarraginosa nella stesura del documento e poi, non vorremmo che si arenasse nelle lungaggini burocratiche di compilazione e stesura vari dati dell’utente. E alla fine, poi, rischio Italia System: i soliti noti, anche in questo caso, hanno prima priorita’, anche cronologica, nell’assegnazione dei diritti.
Real Democracy, not Real Demagogy, Guys della politica italiana!