Fatti di Pisa: ecco perché solidarizzo con la polizia
Voglio andare controcorrente sui fatti di Pisa di venerdì 23 febbraio che han coinvolto la polizia[1]. La storia del secolo scorso ci insegna che chi ha la divisa di uno stato ubbidisce sempre agli ordini, i più nefandi possano essere.
Solidarizzo proprio con quei poliziotti, pure mal pagati sostiene la destra che però rifiuta riconoscere loro il salario minimo, che per quattro soldi poi la sera devono guardare negli occhi i propri figlioli magari compagni di scuola dei ragazzini che, per dovere, han dovuto picchiare poche ore prima.
E davanti all’ipocrisia di capi partito, quali la Schlein del PD e il Conte dei CinqueStelle, che han strumentalizzato vigliaccamente una normale attività di polizia, solidarizzo pure col questore, quel poveretto di Sebastiano Salvo, che dando l’ordine di “impedire” il corteo – e come potevano impedirlo se non menando? – degli addirittura cento studenti di Pisa che volevano la pace a Gaza non ha fatto altro che esercitare i poteri dello stato.
Devo purtroppo pure criticare quell’anziano signore cui è stata impedita dal parlamento la meritata pensione: quel Sergio Mattarella che, con frase discriminatoria, ha sostenuto che “con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento” [2]. Non è una discriminazione, forse, poter legittimamente manganellare i padri e i fratelli e non anche i loro figli o fratelli minori?
La pace a Gaza, questi benedetti ragazzi, non la possono chiedere a 600 metri di distanza dal tempio ebreo di Pisa [3]: che la chiedano a San Rossore, ca**o ! O, meglio, stiano a scuola a imparare il mestiere che alle fabbriche dei padroni servono braccia istruite all’obbedienza!
Il Testo Unico sulla Pubblica Sicurezza n. 773 decretato il 18 giugno 1931 dal nostro re Vittorio Emanuele III, dal ministro della giustizia, il fascista Alfredo Rocco, e dal presidente del consiglio Benito Mussolini, all’articolo 18 è chiaro e statuisce che “il questore, nel caso di omesso avviso ovvero per ragioni di ordine pubblico, […] può impedire che la riunione abbia luogo”.
Che doveva fare allora quel povero capo della polizia di Pisa se non applicare pedissequamente la legge dello stato cui lui ha giurato fedeltà?
Qui la questione è un’altra: come può oggi ancora esistere una legge firmata da quel Vittorio Emanuele III che, in maniera vigliacca e disastrosa, non firmò il decreto del presidente del consiglio Luigi Facta che nell’ottobre del 1922 chiedeva di fermare un corteo, quello sì violento, di facinorosi in camicia nera che la storia ha pomposamente chiamato “marcia su Roma” ?
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Fonti e Note:
[1] Open, 23 febbraio 2024, “Cariche delle forze dell’ordine contro i cortei pro-Palestina a Pisa e Firenze. Schlein: «Basta manganelli»”.
[2] Quirinale, 24 febbraio 2024, “Mattarella sente il ministro Piantedosi: tutelare la libertà di manifestare il proprio pensiero”.
[3] Repubblica, 25 febbraio 2024, “A Pisa difendevamo luoghi sensibili. Piantedosi prima riconosce errori, poi sposa la linea dura imposta da Palazzo Chigi”.
Bellissimo articolo complimenti, aggiungerei solidarietà anche per quei poliziotti che per dovere e ubbidienza a questo stato hanno usato i manganelli contro quei facinorosi agricoltori che chiedono diritto e lavoro, poter coltivare le proprie terre e tutelare i nostri prodotti naturali.
Legittimo punto di vista a cui aggiungo un dato: storicamente le forze dell’Ordine, nei gradi inferiori, sono figli di poveri, quei proletari che Marx chiamava alla rivoluzione.
Ciò premesso la mia critica contro i manganelli è da sempre rivolta verso chi quegli ordini impartisce ed è falsata la difesa del questore che potrebbe, alla luce della Costituzione della Repubblica Italiana – testo nato dall’antifascismo, ricordiamocelo sempre – disattendere la legge.
Anche qui è il sistema che va criticato anzi abbattuto.
Sullo Stato che nasce dalla forza potremmo discuterne a lungo anzi che ne dici di organizzarci un incontro on line?
Non condivido la solita storiella che la colpa sia di un “errore umano”, della “mela marcia”. La colpa è del sistema, della legge, quindi dello stato. E, sia chiaro, non dello stato con regime conservatore attuale ma di tutti coloro che in 93 anni – dal 1931 -, nonostante due bocciature dell’art. 18 del TULPS da parte della Corte Costituzionale, non han ritenuto di abrogare / modificare il testo. La colpa è di tutti coloro che sono stati al governo del regime, quindi.