Flat Tax, Berlusconi e Salvini “Robin Hood” al contrario
La «riforma del sistema tributario con l’introduzione di un’unica aliquota fiscale (Flat tax) per famiglie e imprese» è il punto centrale del programma del centro-destra e indicata come salvezza per tutti i mali dell’economia italiana.
Nel programma non è precisata, tuttavia, l’aliquota che sarebbe applicata.
«Noi abbiamo pensato a questa tassa con una sola aliquota al 23%», ipotizza Silvio Berlusconi al TGcom24.
Matteo Salvini (Lega), invece, – assicura “La Stampa” – scavalca l’anziano leader di Forza Italia e garantisce una «tassazione unica al 15%».
Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) «fissa la Flat tax sotto il 20%» o «al 15% sui redditi incrementali ovvero su quelli in più rispetto quelli dichiarati l’anno precedente» sostiene in un’intervista su Mediaset.
Queste divisioni dovrebbero accendere un campanello d’allarme nell’orecchio dell’elettore.
La flat tax è un sistema fiscale proporzionale e non progressivo.
Un sistema incostituzionale dato che, nel nostro Paese, l’art. 53 della Costituzione prevede che «il sistema tributario è informato a criteri di progressività».
Per provare a rispettare il dettato costituzionale il centro-destra prevede «no tax area e deduzioni a esenzione totale dei redditi bassi» di cui, nel programma, però, non precisa i margini.
Berlusconi, in proposito, sempre al TGcom24, sostiene che non sarebbero tassati «tutti i redditi al di sopra dei 12mila euro».
In questo caso, quindi, anche se l’aliquota legale è costante, l’aliquota media è crescente.
Dove sarebbe il guadagno per il contribuente medio, allora? Nessuno.
Precisa ancora il programma del centro-destra, infatti, che la riforma del sistema tributario avrebbe «piena copertura da realizzarsi attraverso il taglio degli sconti fiscali».
Una vera (e incostituzionale) “Flat Tax” al 15% – scriveva il quotidiano Libero – costerebbe a «l’Erario ci rimetterebbe circa 90 miliardi» l’anno. Ovvero poco meno metà delle entrate da IRPEF.
La “flat tax” del centro destra, in definitiva, se la “copertura” finanziaria è quella annunciata nel programma, si riduce – mediamente – a una misera azione di marketing elettorale.
Oppure, peggio, a una riduzione di tasse per i ricchi posta a carico del ceto medio ma beneficia di «sconti fiscali». Berlusconi e Salvini sarebbero dei “Robin Hood” al contrario, insomma.
Partiamo dall’attuale tabella IRPEF (in fondo) e facciano due esempi.
Oggi, chi ha un reddito di 75.000 euro annui, deve all’Erario un’imposta lorda del 33,89% (e guadagnerebbe quasi 14 punti per giungere al 23% “flat” auspicato da Berlusconi).
Invece, chi ha un reddito di 28.000 euro annui deve all’Erario un’imposta lorda del 24,85%.
Dalla “Flat Tax” al 23% , quest’ultimo risparmierebbe poco meno di 2 punti percentuali (518 euro annui) ma perderebbe di più per gli «sconti fiscali» che il centro-destra vuole abolire (detrazioni di spese per mutui, sanitarie, universitarie, per carichi di famiglia, affitti, manutenzioni, ecc.) che andrebbe a perdere. Un bell’affare.
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