Francia: il colpo di stato di Macron

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Le elezioni politiche in Francia, volute improvvisamente dal presidente Macron, si sono svolte, a doppio turno, il 30 giugno e il 7 luglio. Quasi due mesi fa. La Francia, però, non ha un governo se quello dimissionario del liberista Gabriel Attal. Macron, andando oltre le proprie competenze, vuole scegliere un primo ministro e un programma di governo di suo gradimento.

Un vero e proprio colpo di stato.

Francia: un po’ di ripasso della Costituzione

Le competenze del presidente e delle istituzioni francesi sono ben disegnate dalla Costituzione francese del 1958 [1]:

  • all’articolo 8, dove sta scritto che “il Presidente della Repubblica nomina il Primo ministro. (…) Su proposta del Primo ministro, nomina gli altri membri del governo”;
  • all’articolo 20, dove invece si precisa che “Il Governo determina e dirige la politica nazionale”;
  • all’articolo 21, si chiarisce che è il “Il Primo ministro [che] dirige l’azione del Governo”.
  • agli articoli 49 e 50, infine, si prevedono, rispettivamente, che “l’Assemblea nazionale chiama in causa la responsabilità del Governo mediante la votazione di una mozione di sfiducia” e che “se l’Assemblea nazionale adotta una mozione di sfiducia, respinge il programma o una dichiarazione di politica generale del Governo, il Primo ministro deve presentare al Presidente della Repubblica le dimissioni del Governo”.

In altre parole, il presidente non ha poteri di “scegliere” il primo ministro, non ha poteri di “respingere il programma”. Il Parlamento non deve dare la “fiducia” al governo preventivamente ma può, in ogni caso, presentare una mozione di “sfiducia” che conduce obbligatoriamente alle dimissioni del primo ministro”.

Macron si autoincorona re di Francia

E’ noto che la sinistra coalizzata francese, il NFP, abbia vinto le elezioni – contro i corvi della stampa che l’assegnavano alla destra – ed ottenuto la maggioranza relativa in Parlamento ( principalmente, 182 seggi al Nfp, 168 a Ensemble, 143 a Rn ). Logica e correttezza costituzionale imporrebbe che il presidente Macron assegnasse, quindi, al Nuovo Fronte Popolare l’incarico di formare il nuovo governo e di perseguire il programma politico proposto agli elettori e da questi approvato col voto.

Invece, « Macron non ha intenzione di rispettare i risultati delle urne. Non ci sarà la nomina di un Primo Ministro da parte del Front Populaire [era stata proposta Lucie Castets, NdR], nonostante sia risultato in testa alle elezioni legislative tenutesi all’inizio dell’estate » [2].

Macron, in un comunicato dell’Eliseo [3], ha così spiegato la sua decisione: « un governo basato esclusivamente sul programma e sui partiti proposti dall’alleanza con il maggior numero di deputati, il Nuovo Fronte Popolare, sarebbe immediatamente censurato da tutti gli altri gruppi rappresentati nell’Assemblea Nazionale. […] impedendogli di fatto di agire ». Per conseguenza, « la stabilità istituzionale del nostro Paese impone di non adottare questa opzione ».

Il presidente francese ha invece aperto alla « collaborazione tra le diverse correnti politiche e la formazione di una coalizione ». Ha annunciato, altresì, l’avvio di colloqui con « personalità di spicco con esperienza al servizio dello Stato ». Nel comunicato, infine, ha citato tutte le componenti del NFP ( i socialisti, i comunisti, gli ecologisti ) eccetto il partito di Jean-Luc Mélenchon, La France Insoumise (“La Francia Indomita”), ovvero il principale partito della sinistra francese.

Il piano di Macron sembrerebbe quindi chiaro: un governo di coalizione tra l’uscente maggioranza liberista e parte della sinistra, quella più moderata, su un programma necessariamente moderato. Alla coalizione sarebbe assegnato – aggiunge il presidente nel comunicato – « una persona esterna » ai liberisti. Ciò non vuol dire necessariamente della Sinistra, ma un soggetto considerato “tecnico”, ovvero una « personalità di spicco con esperienza al servizio dello Stato ». Il riferimento all’ex presidente François Hollande (PS) appare evidente.

Tuttavia, la stampa di sinistra francese teme che le reali mire di Macron siano ben altre: per Macron, è « l’intera opposizione a essere considerata “fuori dall’arco repubblicano” » [4]. Inoltre, « Macron non vuole che le sue riforme economiche e sociali vengano “disfatte” », « non ha mai avuto intenzione di rispettare un voto contrario ». Ci sarebbe lo spazio per un nuovo governo guidato dalla minoranza liberista che fruirebbe, di volta in volta, del sostegno dell’estrema destra.

In conclusione, Macron sta enormemente “forzando” i propri poteri costituzionali.

« Doveva solo nominare Lucie Castets – chiosa infatti Sandrine Rousseau, una europarlamentare ecologista francesee lasciare ai parlamentari di votare, o meno, una mozione di censura. Invece, … ha commesso un errore istituzionale ».

La Sinistra di NFP attacca Macron: destituiamolo!

« Se questo fosse accaduto in qualsiasi altro Paese, i media avrebbero parlato di un putsch » [4], conclude, un po’ timidamente, il giornale della sinistra.

« I ricchi hanno sempre mantenuto il loro dominio, ma in Francia lo hanno fatto finora sotto la maschera della democrazia e dell’alternanza ». Ora Macron, per conto dell’elitè economica francese, si è tolto la maschera.

Che spazio d’azione democratica resta in mano alla sinistra, quindi? Purtroppo, « la Costituzione non ci protegge da un Presidente della Repubblica che abusa del potere che ha nelle sue mani » [5], spiega ancora Sandrine Rousseau. Certo, il Parlamento può presentare « la mozione di messa sotto accusa, la nostra unica arma ».

« Il Presidente della Repubblica può essere destituito » dal Parlamento riunito in “Alta Corte”, precisa in merito l’articolo 68 della Costituzione francese, ma è necessaria « una maggioranza dei due terzi dei rappresentanti ». Maggioranza che, salvo sorprese, non c’è.

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Fonti:

[1] Consiglio Costituzionale, “Testo della Costituzione francese del 4 ottobre 1958” (IT).

[2] Contre Attaque, 27 agosto 2024, “Il n’y aura pas de gouvernement du front populaire”.

[3] Elisée. 26 agosto 2024, “Communiqué suite aux consultations avec les responsables des partis et les Présidents des deux chambres des 23 et 26 août 2024”

[4] Contre attaque, 26 agosto 2024, “Le coup d’état qui vient”.

[5] Reperterre, 28 agosto 2024, “Sandrine Rousseau: « Notre seule arme, c’est la destitution »”.

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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Una risposta

  1. ALESSANDRO ha detto:

    A mio avviso il problema è proprio la presenza della figura del presidente e dei suoi poteri. Perché c’è troppo potere concentrato da normale e controllare. Paradossalmente il sistema italiano per quanto sia inefficiente, è un sistema che rende più difficili abusi di potere rispetto al sistema francese.

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