Gli aspetti bui della controriforma Valditara della scuola
Della “riforma Valditara” della scuola se n’è parlato solo nei giorni dell’annuncio, lo scorso 18 settembre, e poco più. Eppure si tratta di un disegno di legge che, nelle intenzioni del governo, dovrebbe vedere la luce già col prossimo anno scolastico e assumere un impatto notevole sui nostri figli e sul personale docente.
Chi è il ministro leghista Valditara lo dovremmo ricordare: quelle delle polemiche contro il comunismo.
La stampa prossima al regime al potere e alla parte padronale ne ha tessuto le lodi, dando ampio risalto alle parole del ministro leghista dell’istruzione di cui porta il nome la riforma, che riguarda al momento gli istituti professionali e tecnici. Nelle parole di Valditara, infatti, la riforma ha il compito di « dare un futuro ai tanti giovani che non ce l’hanno e spingere la competitività del nostro sistema produttivo » [1].
Che, tradotto, « tolta la retorica, questo significa che per il ministro leghista la riforma deve aiutare i padroni ad aumentare i loro profitti », commenta Sinistra Classe e Rivoluzione sul proprio sito web [2].
Allo stesso obiettivo può essere posta l’altra novità della riforma: « un aumento delle ore di alternanza scuola-lavoro (che arriverebbero a 400 per il triennio) ». Mano d’opera fresca e gratuita per gli “imprenditori”. O, magari, per le forze armate patriottiche …
« Quello che la riforma propone – sintetizzano i comunisti – è un salto qualitativo nel rapporto di subordinazione dell’istruzione pubblica ai privati ».
Il gioco delle tre carte di Valditara: la scuola superiore passa da 5 a 4 anni, ma, per chi può, al 4+2
« Il primo passo – spiegano poi – è l’introduzione di percorsi quadriennali per le scuole tecniche e professionali ».
Ciò, determina:
- il comprimere le conoscenze degli studenti, professionali ma anche umanistiche,
- l’assenza di un valido diploma spendibile nei concorsi,
- l’impossibilità ad accedere direttamente ai corsi universitari.
Ciò causerà, spiega Mario Pomini, Docente di Economia all’Università di Padova, « renderà quasi inevitabile il proseguimento negli ITS. Un po’ come è accaduto all’università con il 3+2. La laurea vera doveva essere quella triennale, e invece si è verificato l’opposto e il percorso universitario, invece di accorciarsi, si è allungato. Avremo allora un percorso tecnico-professionale 4+2, più lungo di quello di prima » [3].
Di conseguenza « gli attuali istituti tecnici verrebbero fortemente sviliti », aggiunge il professor Pomini.
Senza il 4+2, allo studente, privato di un valido diploma, resterà, per sempre, solo la strada di operaio / impiegato esecutivo sotto pagato.
« L’idea di fondo che anima la riforma Valditara è l’idea di un pieno ritorno al “doppio binario” che esisteva prima del 1968: da una parte i licei che servono a riprodurre la classe dominante e dall’altra i tecnici ed i professionali, dove vanno i figli dei lavoratori che dovranno diventare e rimanere tali a vita. A questi, inoltre, proprio come prima delle mobilitazioni studentesche del ’68-’69, è sempre più ristretto l’accesso all’università », commenta Sinistra Classe e Rivoluzione [2].
Il vero obiettivo della riforma Valditara: regalare la scuola ai privati
Viceversa, « gli studenti, se vorranno completare gli studi, verranno spediti nelle ITS Academy biennali. Queste ultime sono istituti di specializzazione tecnica, gestiti da fondazioni miste tra pubblico e privato: strettamente subordinate al mondo imprenditoriale locale ».
Per garantire questo risultato, « il presidente della fondazione dell’ITS Academy dovrà essere espressione dell’impresa che guida la fondazione stessa » [4].
Ulteriori dettagli su questi ITS Academy: « gli stage formativi o i tirocini aziendali, inoltre, dovranno essere svolti almeno per il 30% delle ore complessive previste dal percorso, mentre le lezioni dovranno prevedere in aula, almeno per il 60%, docenti provenienti dal mondo del lavoro » [4].
« Lo scopo però – aggiunge Studenti.it – è equiparare il diploma di ITS con la laurea triennale. Per questo la riforma prevede due tipi di percorso:
- Corsi di due anni (quattro semestri, quinto livello EQF)
- Corsi di tre anni (sei semestri, sesto livello EQF) ».
Otterremo così, oltre che il diploma “privato”, anche il corso di studi per la laurea triennale in mano ai privati. Con le ITS Academy, tuttavia, torna a spiegare il professor Pomini [3], « si realizzerebbe così un’inedita e dannosa privatizzazione della scuola che porterà ad un selvaggio mercato dei formatori, popolato di consulenti, divulgatori, esperti e così via [scelti senza concorso, per chiamata diretta, s’immagina quindi in maniera clientelare, NdR], ognuno dei quali punterebbe alla sua fettina di torta. I costi ricadranno come al solito sui corsisti oppure sulle casse pubbliche ».
« Per gli imprenditori – conclude il docente universitario – sarà di sicuro una nuova ed inedita occasione di business a basso rischio e alto rendimento ».
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Fonti e Note:
[1] Miur, 18 settembre 2023, “Scuola, approvata riforma dell’istruzione tecnica e professionale e del voto in condotta. Valditara: Passi fondamentali per costruire una scuola serena, utile per i nostri giovani e capace di educare”.
[2] Sinistra, Classe e Rivoluzione, 17 ottobre 2023, “Riforma Valditara – No alla scuola dei padroni!”.
[3] Il Fatto Quotidiano, 12 settembre 2023, Mario Pomini, Docente di Economia Università di Padova, “Salviamo gli istituti tecnici dalla riforma Valditara”.
[4] Studenti.it, 26 agosto 2022, Veronica Adriani, “ITS Academy, viaggio alla scoperta degli ITS d’Italia con oltre l’80% di occupati a un anno dal diploma”.
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