Guerra Ucraina: la pace attraverso la nonviolenza
Nel senso comune, oggi ricorre l’anniversario dell’inizio della guerra in Ucraina. Nel senso comune, è iniziata infatti il 24 febbraio 2022 con l’ingresso delle truppe della Russia nel territorio internazionalmente riconosciuto come “di proprietà” della Repubblica Ucraina.
In molti, tuttavia, non riconoscono questa data come quella dell’inizio della guerra.
Molti la antepongono al febbraio 2015, al mancato rispetto dei Protocolli di Minsk da parte ucraina e alla guerra “a bassa intensità” già allora in corso contro le aree indipendentiste del Donbass. Altri ancora antepongono ulteriormente l’inizio della guerra al colpo di stato del febbraio 2014 denominato EuroMaidan. Ulteriori altri spostano le lancette della crisi ad ancora prima, alla borghese e pacifica “rivoluzione arancione” del 2004 figlia di un voto presidenziale ripetuto e di una risicata vittoria (52% a 44%) del candidato filo-occidentale Viktor Juščenko.
E forse ancora addirittura al voto del 21 maggio 1992 del Soviet supremo della Russia che “annullava l’atto di cessione della Crimea all’Ucraina voluto da Chruščёv nel 1954” [1].
La datazione dell’inizio del conflitto non è un esercizio accademico, a mio parere indica la strada per l’individuazione di una soluzione di ampio e lungo respiro.
Guerra Ucraina: Le due false soluzioni al conflitto nazionalista
Ma c’è qualcuno che crede in una tale soluzione? Che la auspica?
Nel gioco delle parti ( filo-occidente e anti-russo o, viceversa, anti-Biden e quindi filo-Putin ), sembra che a nessuno interessi parlare di soluzione diplomatica che prescinda dalla “vittoria” nello scontro armato.
La “speranza” dell’Occidente e degli Organi della Verità è sostanzialmente posta sulla soluzione seguente:
- « prima o poi i russi cedono, magari sotto la spinta di tensioni interne, perdono la guerra » [2].
Da qui il proseguo all’invio di armi a Zelensky, armi sempre più letali, sempre più offensive.
Una maniera per aumentare la distruzione materiale – ma già tra USA e EU ci si disputa su chi dovrà curare il business della “ricostruzione” – e, soprattutto, di vite umane, che siano civili o militari, ucraine e russe poco cambia.
Poi c’è la posizione “pacifista”:
- « i contendenti si rendono conto che la guerra non conviene a nessuno e si siedono a un tavolo per un temporaneo “cessate il fuoco” e la continuazione a bassa intensità fino a che non ci si decide per una conferenza sulla sicurezza in Europa che cerchi di risolvere anche la questione ucraina » espressa, per esempio, dal Centro Sereno Regis [2].
Una posizione chiaramente ingenua e improponibile.
La guerra “conviene” certo tanto al presidente russo Putin quanto a quello ucraino Zelensky. Ognuno di loro ha bisogno di affermare la propria personalità e il proprio potere basato su un’esacerbato nazionalismo.
L’unica soluzione: la resa incondizionata dell’Ucraina
Invece occorre riflettere su una terza ipotesi – peraltro proposta da più parti, sia pure minoritarie -.
Lo stop all’invio di armi all’Ucraina, con conseguente incapacità difensiva/offensiva delle sue forze armate e quindi la resa incondizionata del suo esercito.
Quella che pare un’assurdità, perché il territorio ucraino sarebbe stato « ingiustamente aggredito », è invece la soluzione.
La guerra non ha giustificazioni: la guerra giusta non esiste, neanche quella difensiva. E’ “legittima” certo, lo prevede pure l’articolo 51 dello statuto ONU, ma non è giusta.
Occorre rimpiazzare la risposta violenta della guerra, delle morti, dei feriti, con la risposta della nonviolenza, della disobbedienza civile, della non collaborazione, degli scioperi contro gli occupanti russi.
Solo questa risposta nonviolenta può aprire lo spazio al dialogo, al “cessate il fuoco”, all’individuazione di un percorso di riappacificazione complessivo che parta dal reciproco rilascio dei prigionieri. Non le armi.
E non servono – tutt’altro – affermazioni quali « il movimento per la pace è contro la guerra, (…) dunque è contro Putin » [2].
Un movimento per la pace, nonviolento, è contro tutti, Putin certo, Biden di sicuro, la Von der Leyen e il regime italiano però pure!
E’ contro tutti coloro che alimentano la guerra!
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Fonti e Note:
[1] Wikipedia, “Crimea”.
[2] Pressenza, 23 febbraio 2023, Paolo Candelari, Centro Sereno Regis, “Dopo un anno di guerra: come uscirne?”.
Ho provato anch’io a spiegare, anche a gente di sinistra, che le armi non fermeranno mai la guerra. Serve un atto di forza internazionale che metta fra le parti i famosi caschi blu ed obblighi le parti in contesa a sedersi ad un tavolo
La verità, purtroppo e dobbiamo prenderne atto, è che la guerra “conviene” a tutti i potenti.