Hans Kelsen: democrazia se c’è identità di governanti e di governati
« Democrazia significa identità di governanti e di governati, di soggetto e di oggetto del potere, governo del popolo sul popolo ».
Insomma, « gli uomini entrano in campo come soggetti del potere, solamente in quanto partecipano alla creazione dell’ordine statale ».
Tuttavia, « tutti coloro che fanno parte del Popolo come individui sottoposti a norme dell’ordine statale non possono partecipare al processo di creazione di queste norme ( forza necessaria per l’esercizio del potere ), non possono rappresentare il popolo come soggetto del potere » [1].
Ebbene, a mio parere, proprio su questa riflessione di Hans Kelsen, ideologo della liberal-democrazia, si radica la “stanchezza” della democrazia, del parlamentarismo che stiamo vivendo per come suggerito da astensione dal voto in crescita da parte del Popolo, dalla sua disaffezione rispetto alla partecipazione alla vita politica, dal suo giudizio non affatto favorevole nei confronti della “politica”.
Cioè, in sostanza, una ampia fetta del Popolo oggetto dell’ordine statale è escluso, in una maniera o nell’altra, dal « processo di creazione di queste norme » cioè non è « soggetto del potere ».
In democrazia il diritto di voto deve essere universale e uguale
In altre parole, « il Popolo come insieme dei titolari dei diritti politici … rappresenta soltanto una piccola frazione della cerchia di individui sottoposti all’ordine sociale ».
Basta pensare:
- a coloro esclusi dal diritto al voto per ragioni d’età ( sono circa 10 milioni, in Italia, in minori d’età ),
- o per ragioni di cittadinanza ( poco meno di 5,2 milioni nel 2021 ).
- Non considerando, ancora, coloro che – a causa del sistema elettorale prevalentemente maggioritario e degli sbarramenti nella quota proporzionale – sono esclusi dalla possibilità di eleggere un rappresentante del partito di cui condividono le idee.
D’altro canto, quella parte cui, formalmente, è consentito di partecipare si rende conto che:
- « i diritti politici – vale a dire la libertà – si riducono ad un semplice diritto di voto » [1],
- e che, spesso, « la volontà statale creata dal Parlamento non è affatto la volontà del Popolo » [2].
Se, in merito al primo punto, per concedere una soggettività democratica ad una più ampia fascia della popolazione, sembra sufficiente allargare la possibilità di partecipare al voto ( ai 16nni? Agli stranieri soggiornanti da almeno 5 anni? ) più complesso è dare concretezza alla partecipazione al « processo di creazione di queste norme ».
Per dare uguglianza al voto di ciascuno, invece, occorre chiaramente ritornare al sistema elettorale proporzinale puro senza sbarramento.
Occorre dare valore agli strumenti di democrazia diretta
Il professor Hans Kelsen così riflette: « se gli elettori non hanno diritto di dare istruzioni obbligatorie [ vedi assenza obbligo di mandato, art. 68 Costituzione, NdR ] ai loro uomini di fiducia in Parlamento, al Popolo dovrebbe essere lasciata almeno la possibilità di dare suggerimenti ».
Ciò tramite strumenti che, in parte, sono giù presenti nella Costituzione ma che andrebbero potenziati e valorizzati.
L’articolo 71 della Costituzione che consente, con 50.000 firme, di proporre al Popolo di presentare un disegno di legge di iniziativa popolare, è di fatto calpestato in assenza di un percorso “protetto” e veloce per esaminarli.
Per il professor Hans Kelsen, poi, « l’istituto del referendum è suscettibile di un ulteriore sviluppo … [se] i professionisti della politica … si mostrassero disposti ad ammettere … un referendum legislativo [ propositivo e non solo abrogativo come oggi, NdR ] … su iniziativa … di una minoranza qualificata del Parlamento ».
Tutti, questi indicati, sono temi meritevoli di dibattito e di proposta politica, almeno a Sinistra?
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Fonti e Note:
[1] Hans Kelsen, “Essenza e valore della Democrazia”, (1920).
[2] Karl Hansen, “Il problema del parlamentarismo”, (1925).
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