Ho rischiato di essere ucciso. Due volte in una settimana.
La scorsa settimana ho rischiato seriamente di essere ucciso. Due volte.
Ero in bici. La prima volta, svoltando a destra, mi sono trovato improvvisamente un’auto davanti (via Rodolico, a Trapani). Per evitarla, sono caduto. Per fortuna non ho battuto la testa. Nessuna frattura, solo ematomi sparsi sulle gambe. La signora alla guida stava percorrendo la corsia centrale, costretta anche dalla sosta irregolare di altre vetture.
Solo due giorni dopo, un’altra automobilista mi ha tagliato la strada. Stavolta, per fortuna, è finita “solo” con uno spavento.
Un metro e mezzo. Questa è la distanza laterale che un’auto deve mantenere quando supera una bicicletta. Lo dice il nuovo Codice della Strada, appena entrato in vigore. Una regola pensata per proteggere i ciclisti e incoraggiare l’uso delle due ruote. Ma chi la conosce? Chi la rispetta? E, soprattutto, è possibile farla rispettare?
In realtà, basterebbe che gli automobilisti rispettassero le regole di sempre. Non tagliare la strada a un ciclista mentre lo si sorpassa per poi svoltare subito a destra. Non parcheggiare troppo vicino agli incroci, come prescrive il Codice (distanza minima: 5 metri), per non ridurre la visibilità a chi percorre la strada. Tenere la destra, anziché occupare il centro della corsia. E, soprattutto, moderare la velocità in situazioni che richiedono attenzione e prudenza (articolo 141 del Codice della Strada).
Ma queste regole vengono violate in continuazione.
E mi chiedo: come è possibile?
Gli automobilisti non le conoscono? Eppure, senza conoscerle, come hanno ottenuto la patente? Oppure – ed è questo il dubbio più atroce – la patente di guida è stata scambiata per una licenza di uccidere? Si sentono forse novelli James Bond, autorizzati a mettere a rischio la vita degli altri?
La verità è che molti guidano come se il tempo fosse più importante della sicurezza. La fretta, l’alta velocità, la distrazione (complice l’uso dello smartphone alla guida) sono tra le cause principali degli incidenti stradali. Ma chi se ne accorge, se gli incidenti “minori” – quelli senza vittime – accadono in continuazione senza che facciano notizia?
Cosa ci serve?
Una rivoluzione culturale.
Il nuovo Codice della Strada introduce le Zone urbane ciclabili, dove il limite di velocità è di 30 chilometri orari. Non si tratta solo di aggiungere qualche cartello stradale. È un cambio di mentalità: dare finalmente priorità a ciclisti e pedoni, perché le strade non devono essere dominio esclusivo delle auto.
Finora, invece, è successo il contrario. Nella nostra provincia, secondo i dati ACI 2023, circolano 302.000 autoveicoli. A Marsala, rivela l’ISTAT, ne abbiamo 60.375. A Trapani, 41.114. Seguono Mazara del Vallo con 33.429, Alcamo con 33.064, Castelvetrano con 22.549 e Erice con 17.707. Quasi un’automobile per ogni abitante, neonati inclusi.
Siamo saturi.
È il momento di ripensare la mobilità urbana, di spostare il focus su chi cammina o pedala. Non è solo una questione di sicurezza stradale, ma anche di salute pubblica. Le linee guida dell’OMS raccomandano almeno 20-40 minuti di attività fisica aerobica moderata al giorno. Una semplice passeggiata o un giro in bici. Invece, preferiamo andare in palestra ma ineluttabilmente … in auto!
E allora, che stiamo aspettando? Non possiamo più permettere che le nostre strade siano luoghi di paura. Non possiamo più tollerare che la fretta e la distrazione valgano più della vita.
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Credits: Foto di Alejandro Lopez su Unsplash
Come per ogni cosa la cultura è un insieme di elementi determinanti affinché la società stia bene, ma non si può agire sulla cultura della collettività in modo netto, nemmeno le dittature riescono anche se raccontano il contrario. Si una cultura nuova deve esser spinta , ma nel frattempo sarebbe da fare molto dal punto di vista infrastrutturale. Esempio tutte le doppie corsie diventano corsie a senso unico di marcia se manca spazio per la ciclabile. E già così si ottiene molto , semplicemente gestendo in maniera diversa le risorse e le infrastrutture che abbiamo. E cambiando il mondo nel concreto poi la cultura verrà influenzata di conseguenza. Perché vedendo una viabilità fatta bene, per tutti e non solo per le auto, sarà più incentivato l’utilizzo di altri mezzi. Basti vedere vari paesi nord europei.
La giurisprudenza considera la guida delle auto come attività pericolosa al pari del maneggio di esplosivi, esplosivi e non semplici armi.
Fosse per me ogni dieci anni, cinque per chi supera i 50 anni e l’ho scoperto da poco, pensavo fosse dopo i 60, farei rifare l’esame per la patente, probabilmente io per primo sarei appiedato ma se vale a salvare una sola vita ne varrà la pena.
Caro Salvo, mi spiace per le tue disavventure, ma la cultura meridionale o meglio quella Trapanese è ben diversa di ciò che si pensa o si scrive. Oggi basta soffermarsi per almeno 15 minuti, a piazza Martiri d’Ungheria e si scopre cosa succede realmente. Sembriamo tutti a bordo di quelle automobile elettriche delle giostre e per fortuna non ci rincorriamo per fare lo scontro ma stranamente è diventato consuetudine avere la convinzione che la rotonda sia un mezzo per avere ragione sulle precedenze di guida, anche se li affronti con il cellulare alla mano, pronto anche ad immortale quell’attimo inaspettato, ma trovi anche con la stessa convinzione di ragione, il pedone che si avventura sulla giostra percorrendo la rotonda a piedi, tanto il pedone ha sempre ragione ma l’assurdità è anche che attraversa la rotonda senza neanche guardare le auto che camminano, tanto si fermano lo stesso. Quindi il rispetto tra l’automobilista ed il pedone è equivalente alla indifferenza totale e se succede l’evento x….. Tranquilli una bella discussione e poi ci sono i veri vincitori le assicurazioni, per chi le ha assicurate. Non ho la bacchetta magica ma neanche la sfera di vetro ma sicuramente le cose vanno rivisitate, intanto partire dal rispetto, da parte delle amministrazioni locali, della cosa comune e quindi mantenere le piazze pulite e non lo stato di abbandono, l’esperienza comune insegna che se ti siedi a tavola con dei commensali normali ci si adegua alle usanze comuni del vivere poi ogni cosa è una conseguenza e se ci sono delle anomalie si devono correggere. Quindi tutto dipende dalla risposta che si ottiene da un sollecitare continuo al rispetto delle regole di convivenza ma se non funziona che si fa? Ci giriamo dall’altra parte oppure sollecitiamo qualcuno o qualcosa per farlo capire. Credo che ancora siamo in tempo affinché cambi qualcosa ma bisogna che le regole (ci sono e sono tante) vengano fatte rispettare costi quel che costi, solo così potrai girare liberamente ma non oggi. Un abbraccio
La nascita della rotonda, da noi sollecitata anni addietro, dopo la morte di Xhilone, è stato un successo. Sì, si poteva fare meglio. Sì, si può modificare ancora. Si, la piazzetta della rotonda dove una volta c’era il fioraio è quasi abbandonata allo sporco e alle erbacce. Per far funzionare le cose non serve una buona amministrazione. Servono dei cittadini consapevoli, che lottino per il bene comune; che non votino “il cugino” o “il sindaco lo sa fare” in cambio dell’assunzione del “nipote” in qualche partecipata o concessionaria; che non accettino acriticamente la propaganda dei media a favore del “il sindaco lo sa fare”. Ci sono? Lo siamo? Guardiamo ognuno la nostra gobba! Io continuo a lottare. Ma solo dove posso arrivare? Serve di nuovo un Gruppo!