I dati Agcom mostrano come “l’informazione” ci fa male

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Perché tra la popolazione nazionale il tema dell’ambiente e, in particolare, del “cambiamento climatico” è scarsamente sentito? Semplice: perché durante la trasmissione dei TG Rai l’argomento ambiente ha fatto capolino appena tra il 2% e il 3% del tempo.

La stessa situazione si ripete sulle Reti Mediaset e su Nove. Su La7 e Sky TG24 Sat, invece, il tempo dedicato all’ambiente è ancora minore: impercettibile!

E’ questo uno dei dati che risultano del monitoraggio mensile dei servizi giornalistico-televisivi del mese di novembre 2023 curato dall’AGCOM, l’Autorità nazionale per la comunicazione [1].

Dallo stesso report si rileva che l’unica notizia rilevante che riguarda l’argomento ambiente è stata diffusa il 30 novembre e riguardava l’incontro COP28 di Dubai e, in particolare, le dichiarazioni della presidente del Consiglio su presunti “impegni” dell’Italia sui cambiamenti climatici. Qui, in ogni caso, si segnala un « allarme lanciato dalle Nazioni Unite: il 2023 anno più caldo di sempre ». Non viene però segnalato l’incoerenza delle “promesse” della Meloni con la « legge che vieta la produzione di carne coltivata » ( notizia del 16 novembre ) sostenuta dalla sua maggioranza, anzi proprio dal cognato ministro, e che, non riducendo gli allevamenti intensivi, si pone in contrasto con la necessità di ridurre le emissioni che alterano il clima.

Un’analisi già solo sommaria dei dati sintetici pubblicati dall’AGCOM evidenzia come e perché si viene manipolati dai mezzi di comunicazione televisiva.

La cronaca nera, un modo per imporre la repressione

Se il tema ambiente “non deve” apparire, discorso diverso è per la “cronaca”.

I TG Rai dedicano tra il 18 e il 25% del tempo di trasmissione ai fatti di cronaca nera, alla “criminalità”. Il dato, naturalmente, cresce sulle Reti Mediaset quelle direttamente di proprietà della destra: qui la forbice è tra il 22 e il 27% del tempo di durata dei notiziari con un valore massimo rilevato sul TG4.

Evidentemente la “politica”, o forse la sua manipolazione, si fa anche mettendo in evidenza i fatterelli di cronaca nera locale. Diventa più facile quindi creare, nell’opinione pubblica, sentimenti di sostegno a provvedimenti repressivi che limitano la libertà e i diritti umani.

In proposito, interessante conferma giunge dai programmi di “approfondimento” ExtraTG.

Qui l’ammiraglia berlusconiana Mediaset, come prevedibile, privilegia sempre la “cronaca”: col 41% per la Rete 4 e addirittura il 59% per Canale 5. Anche la Rai realizza approfondimenti di “cronaca”, ma qui stiamo nella “classica” fascia 13-20%. Molto più bassi, attorno all’8%, gli spazi che La7, Sky e Nove dedicano agli approfondimenti di “cronaca”.

La criminalità “percepita”, grazie all’eccessiva esposizione televisiva, quindi diventa un fenomeno estremamente sproporzionato rispetto alla realtà. Della “fabbrica” dell’insurezza che sposta il voto a destra avevo già scritto, comunque.

D’altro canto, quando la manipolazione sembra insufficiente per raggiungere gli obiettivi prestabiliti dal Potere, basta violare direttamente le norme sulla “par condicio” politico-elettorale.

Le armi di distrazioni di massa

A novembre, la Rai ha dedicato all’argomento intrattenimento sportivo tra il 4 e il 10% mentre a quello dello spettacolo tra il 3 e il 7% ( in entrambi i casi, con estremo basso Rai News 24 e estremo alto TG1 ). Segnale che il principale telegiornale nazionale è meno … “formativo” e più destinato alla … “distrazione”.

Situazione ancora peggiore, sotto questo aspetto, per Italia 1 e il suo TG “Studio Aperto” che dedica ben il 19% del tempo di trasmissione alla rubrica “Costume e società” quindi l’8% allo “spettacolo” e infine l’5% allo “sport”.

13% di “sport” anche per i TG de La7.

E’ invece più equilibrato (8%) il tempo dedicato allo “sport” sul TG24 di Sky ( assieme ad un 4% di “spettacolo” ). Al contrario, su Nove, infine, lo “sport” appare durante il 15% del TG assieme ad un 5% di “spettacolo”.

Sempre su Nove, gli “approfondimenti” giornalistici si concentrano sullo “spettacolo” (addirittura 45%) e “costume e società” (24%).

Temi, infine, come la “cultura” ( storia, geografia, arte, filosofia, etc ) e la “giustizia” sono invece off limits un po’ su tutte le reti televisive. Quale piccolo spazio in più solo per le “scienze”: Studio Aperto di Italia 1 vi dedica il 2% del proprio spazio, mentre i programmi di approfondimento di Rai 1 il 9%, e di La7 il 3%.

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Fonti e Note:

[1] AGCOM, 15 dicembre 2023, “Il pluralismo politico-istituzionale in televisione – novembre 2023”.

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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