Il PCL critica Acerbo e sui social esplode il malcontento

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Dai canali ufficiali del Partito della Rifondazione Comunista, in particolare su Facebook, arrivano le prime reazioni al XII Congresso. E il tono è tutt’altro che entusiasta. «Ora Rifondazione sarà solo una stampella del PD», commenta un militante.

Antonio esprime preoccupazione per il futuro: «Si vuole continuare a sperimentare logiche opportunistiche già fallite, che ci hanno portato ad essere relegati nei sondaggi all’irrilevanza». Più amaro il commento di Mario: «Questo congresso sembrava più una partita tra tifoserie, ma l’obiettivo non era vincere il campionato, solo evitare la retrocessione».

Alessandro critica il dibattito interno: «Trovo avvilente che tutto si riduca a “ci si allea o no con il PD”. È la prova di una subalternità politica che ci portiamo dietro da trent’anni».

Più strutturata l’analisi di Andrea, che richiama il pensiero di Hans Kelsen sulla democrazia borghese: «Il partito si è spaccato su un nodo fondamentale: costruire un’alternativa al sistema o limitarsi a cercare un posto nell’alternanza. Il sistema maggioritario è progettato per eliminare le vere forze di opposizione. Se entri in un polo come AVS, eleggi qualche deputato ma resti irrilevante. Se provi a costruire un’alternativa, sparisci dai media e resti senza mezzi».

La stoccata del Partito Comunista dei Lavoratori

Anche il Partito Comunista dei Lavoratori (PCL), nato da una scissione con Rifondazione, ha pubblicato una dura analisi sul proprio sito web [1].

«Acerbo è stato rieletto segretario con un solo voto di scarto. Tutto lascia pensare che lo scontro interno continuerà. L’unica certezza è che la crisi del PRC è ben lontana dall’essere risolta».

Secondo il PCL, il documento congressuale della maggioranza guidata da Acerbo è la conferma di un progetto chiaro: «Ricomporre i rapporti con il centrosinistra, nella speranza di tornare nella “politica che conta”. Un’illusione che ha già portato Rifondazione al disastro».

Il PCL rievoca il passato per dimostrare la propria tesi: «Rifondazione ha già pagato a caro prezzo la scelta governista, quando ha sostenuto i governi Prodi. Nel 1996-98 ha votato per il lavoro interinale, le privatizzazioni record e i CPT per i migranti. Nel 2006-08, addirittura dentro l’esecutivo, ha sostenuto l’abbattimento delle tasse sui profitti di banche e imprese (IRES dal 34% al 27,5%), l’aumento delle spese militari e le missioni all’estero».

La conclusione del PCL è una vera e propria pietra tombale: «Rifondazione, come punto di riferimento per le lotte di classe e le avanguardie, è morta 19 anni fa tra le braccia di Prodi. La sua dirigenza, prigioniera del passato, non ha né elaborato il lutto né trovato una via d’uscita dal proprio fallimento».

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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