In Italia è allarme rosso per la resistenza agli antibiotici
Da tre mesi a questa parte in TV, sui giornali o nelle conversazioni familiari, non si fa altro che parlare del numero dei morti causati dal coronavirus in Italia e nel mondo.
Dalla comparsa dell’epidemia, in questo lungo periodo di quarantena in cui il calcio pare aver chiuso bottega, sembra essere divenuto sport nazionale la ahimè triste conta dei decessi.
L’attualità comporta maggiore attenzione di tutti ai temi medici.
Qualche tempo fa ricordo d’aver letto il sunto di uno studio americano sulle gravissime problematiche sanitarie che stanno insorgendo a livello mondiale a seguito della resistenza che alcuni microorganismi (per lo più batteri) hanno sviluppato nei confronti degli antibiotici.
Gli antibiotici sono farmaci da sempre dispensati a piene mani sia agli uomini che agli animali come panacea universale per ogni sorta di infezione.
Oltre 33.000 decessi l’anno per l’antibiotico-resistenza dei batteri
Esattamente lo scorso 16 ottobre 2019, il quotidiano economico Il Sole 24 ore, scriveva di « antibiotico-resistenza », indicandola come una « vera e propria bomba a orologeria pronta a esplodere in tutto il mondo » ma specie in « Italia, Grecia e Portogallo ».
In proposito, tra le cause si ipotizzerebbe « l’uso estensivo e talvolta non necessario degli antibiotici in agricoltura e negli allevamenti che avrebbe consentito a ceppi farmaco-resistenti di arrivare all’uomo attraverso la catena alimentare ». In realtà, non esistono studi che lo evidenziano.
Devo però ammettere, che i numeri riportati dall’ISS in occasione della Settimana mondiale sull’uso consapevole degli antibiotici 12-18 novembre 2018 nonché, quelli indicati dal quotidiano il Sole 24 ore nel soprastante articolo, mi hanno letteralmente messo i brividi nonché, fatto riflettere.
L’Istituto Superiore di Sanità è molto chiaro, infatti, sulla situazione : « la resistenza agli antibiotici rappresenta ormai una priorità di sanità pubblica : alcuni batteri gram-negativi, soprattutto Klebsiella pneumoniae, rappresentano oggigiorno una minaccia per i malati fragili ricoverati in strutture assistenziali, dai reparti ospedalieri (in particolare le unità di terapia intensiva) alle strutture residenziali per lungodegenti ».
Se possibile, tanto scrive il Ministero della Salute sul proprio sito web è ancora più drammatico : « un recente studio dell’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) pubblicato su The Lancet Infectious Diseases, stima che:
- circa 33.000 persone muoiono ogni anno come conseguenza diretta di un’infezione dovuta a batteri resistenti agli antibiotici (un terzo dei casi si verificano in Italia),
- il 75% del carico di malattia è dovuto a infezioni associate all’assistenza sanitaria ».
Antibiotici : In Sicilia e al Sud il consumo di oltre media nazionale
Da ciò sono emerse due considerazioni abbastanza evidenti:
- la prima è che, tra non molto, buona parte della popolazione mondiale rischierà di morire a causa del deleterio effetto causato dall’abuso di farmaci, utilizzati massivamente soprattutto in ambito ospedaliero;
- il secondo è che, per rendersi conto di tale problematica, la cosiddetta scienza medica, ci ha impiegato qualche lustro.
« Il consumo di antibiotici in Italia, pari a 21,4 dosi giornaliere (DDD) per 1000 abitanti, è superiore alla media europea. Si è in presenza di una notevole variabilità regionale con valori più elevati al Sud e nelle Isole e inferiori al Nord », evidenzia lo scorso novembre sempre il sito web dell’Istituto Superiore di Sanità.
Secondo il giornale online Huffigton Post: « 49.301 persone in Italia nel 2016 sono morte a causa delle infezioni ospedaliere. Un aumento vertiginoso rispetto ai 18.668 decessi del 2003. Il Paese conta il 30% di tutte le morti per sepsi nei 28 Paesi Ue. Dal 2003 al 2016, il tasso di mortalità per infezioni contratte in ospedale è raddoppiato sia per gli uomini che per le donne. L’aumento del fenomeno è stato osservato in tutte le fasce d’età, ma in particolar modo per gli individui dai 75 anni in su ».
L’AIFA : Gli antibiotici sono spesso impiegati in maniera inappropriata
Ma è la stessa Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ad evidenziare, anche in età pediatrica, un « uso inappropriato di questi farmaci per condizioni cliniche non severe a sospetta eziologia virale ».
« Nel corso del 2018, il 40,8% della popolazione italiana fino ai 13 anni di età ha ricevuto almeno una prescrizione di antibiotici sistemici, con una media di 2,6 confezioni per ogni utilizzatore. Questi risultati confermano la frequente esposizione dei bambini agli antibiotici già nota in letteratura », precisa l’AIFA.
La tabella pubblicata nel “Rapporto antibiotici 2018” curato dall’AIFA rende evidenza della situazione.
Non va meglio per gli over 55, specie nella stagione invernale [1].
Come spesso accade quindi, ci si accorge o, forse, ci si vuole accorgere che, dal corretto e consapevole uso di un qualsiasi farmaco si è passati ad un abuso solo quando è ormai troppo tardi.
La tabella sottostante lo certifica, oltre il 30% delle prescrizioni di farmaci antibiotico è considerato come inappropriato dall’AIFA :
A voler attualizzare la questione, in quest’epoca di coronavirus e di vaccinazioni obbligatorie, viene in mente la corsa all’iper immunizzazione di massa per qualsiasi cosa, lanciata a livello mondiale dalla stessa scienza medica.
Non so se ciò è pensare male o semplicemente guardare oltre, una cosa è però certa, l’uomo non ha mai voglia di sbandierare al pubblico i propri errori né, cosa ancor più grave, di imparare dagli stessi se ciò, in qualche modo, dovesse cozzare con i propri interessi economici e personali.
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Note :
Credits : Photo by Sharon McCutcheon on Unsplash
[1] Tratto dal Rapporto antibiotici 2018, pagina 108 : « Le condizioni cliniche per le quali si osserva più frequentemente un impiego inappropriato di antibiotici nella popolazione adulta, sono le infezioni acute delle vie respiratorie (IAR) e le infezioni acute non complicate delle basse vie urinarie (IVU o cistiti). La metà della popolazione è colpita annualmente da almeno un episodio di IAR; rappresentando circa il 75% degli interventi medici nella stagione invernale; oltre a essere una delle principali cause di morbilità e di mortalità nel mondo. Difatti, polmoniti e bronchiti rappresentano, rispettivamente, il 20% ed il 13% delle cause di morte dei soggetti sopra i 55 anni a “rischio elevato”. È stato stimato che oltre l’80% delle IAR abbiano un’eziologia virale, pertanto, gli antibiotici non sono solitamente indicati per il loro trattamento ».
IMPORTANTISIMO ARGOMENTO La resistenza agli antibiotici è un grosso problema, molto probabilmente provocato dal consumo esagerato, per cui dobbiamo occuparci tutti, ogni persona è responsabile direttamente, il personale sanitario, ma il servizio sanitario nazionale e l’OMS, pur essendo a conoscenza della grave situazione, sembrano orientare i suoi principali sforzi nel verso opposto… altro che promuovere l’uso responsabile dei farmaci… ci bombardano odiernamente con la paura e il terrore creando con esso una vera e propria ipocondria collettiva e gli ipocondrici, lo si sa, spesso diventano farmacodipendenti, ecco il risultato di questo disastro provocato.