In primavera 5 referendum: serve impegno contro il rischio quorum

Tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025, i cittadini italiani saranno chiamati a votare su cinque referendum. La data esatta sarà stabilita dal governo, ma l’importanza di questa consultazione è già chiara: si tratta di una delle rare occasioni di democrazia diretta in Italia.

Cosa si vota?

Il referendum proposto da +Europa riguarda la cittadinanza. Attualmente, per ottenere la cittadinanza italiana, gli stranieri extracomunitari devono vivere in Italia legalmente per almeno 10 anni. La proposta vuole ridurre questo periodo a soli 5 anni, allineandosi con paesi come Francia e Germania, dove la residenza minima è già di 5 anni. Secondo i promotori, questa modifica favorirebbe l’integrazione degli immigrati, migliorando la loro partecipazione alla vita politica e sociale del Paese.

In parallelo, la CGIL ha promosso quattro referendum sui diritti dei lavoratori. Le proposte principali sono:

  • Abolire la norma che impedisce il reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa,
  • Eliminare il limite di sei mensilità per l’indennità di licenziamento nelle piccole imprese,
  • Modificare le norme sui contratti a tempo determinato per ridurre il loro utilizzo, evitando che vengano abusati per creare precarietà,
  • Abrogare le norme che escludono la responsabilità dell’azienda principale per gli infortuni subiti dai lavoratori delle imprese subappaltatrici.

Il quorum e l’importanza della partecipazione

Perché il referendum sia valido, è necessario che alle urne si rechi almeno il 50% più uno degli aventi diritto, pari a circa 25,5 milioni di elettori su un totale di 50,86 milioni.

Il rischio di non raggiungere il quorum è concreto e rappresenta una sfida importante: in passato, infatti, diversi referendum sono stati annullati per il mancato raggiungimento del numero minimo di partecipanti. Questo è dovuto a una profonda divisione tra i fronti conservatori (FdI, Lega, etc.) e liberali (PD, etc.) nel Paese, i quali inducono i propri elettori all’astensione per non far raggiungere il quorum all’altro.

È successo, ad esempio, il 12 giugno 2022, per i referendum sulla Giustizia promossi dalla destra, per i quali si sono recati alle urne solo il 20,4% degli aventi diritto. Un altro esempio si è avuto il 12 e 13 giugno 2005, quando i referendum promossi dalla sinistra e dai radicali sulla fecondazione medicalmente assistita hanno raggiunto solo il 25,5% di partecipanti.

Quando i temi sono meno divisivi, invece, i referendum abrogativi hanno successo.

L’ultima volta è successo il 12 e 13 giugno 2011, quando ai referendum promossi dal Comitato “2 Sì per l’Acqua Bene Comune” e da Italia dei Valori, contro il nucleare e per l’acqua pubblica, hanno votato il 54,82% degli italiani.

Se il quorum non venisse superato, le leggi attuali resterebbero in vigore, impedendo ogni cambiamento.

L’astensionismo, purtroppo in crescita, potrebbe compromettere il successo della consultazione e la sensazione che “nulla possa cambiare” non deve prevalere.

Le posizioni dei partiti maggiori

I principali partiti italiani hanno espresso posizioni diverse riguardo ai referendum in programma [1].

  • Partito Democratico (PD): La segretaria Elly Schlein ha annunciato il sostegno del partito ai referendum su lavoro e cittadinanza, sottolineando il valore del pluralismo all’interno del PD.
  • Movimento Cinque Stelle (M5S): A oggi, Giuseppe Conte non si è speso pubblicamente a favore del quesito referendario che chiede di dimezzare i tempi per concedere la cittadinanza italiana agli stranieri. Da tempo, l’ex presidente del Consiglio sostiene invece l’introduzione del cosiddetto ius scholae, condizionando l’acquisizione della cittadinanza al compimento di un intero ciclo di studi per i bambini nati in Italia o arrivati nel nostro Paese prima dei 12 anni.
  • Fratelli d’Italia (FdI), Lega e Forza Italia: La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, leader di FdI, ha dichiarato che il termine di 10 anni per l’ottenimento della cittadinanza è congruo e ha espresso il suo disaccordo con la proposta di ridurlo a 5 anni. Gli altri partiti di destra si sono allineati alla posizione del loro leader.

Perché votare è importante

Partecipare a questo referendum – che alla fine si voti SI o NO poco importa da wuesto punto di vista – non significa solo esprimere un’opinione sui singoli temi. Vuol dire, prima di tutto, difendere uno degli strumenti più potenti di democrazia diretta, che permette ai cittadini di influire concretamente sulle leggi che regolano la loro vita.

Fonti e Note:

Credits: Foto di Dmitrii Vaccinium su Unsplash

[1] Pagella Politica, 26 settembre 2024, Carlo Canepa, “Le posizioni dei partiti sul referendum sulla cittadinanza”.

Natale-Salvo-BN

Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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2 risposte

  1. Salvatore ha detto:

    Generalmente sono favorevole ai cambiamenti, soprattutto quando percepisco – (perché più che soffermarmi all’aspetto oggettivo delle proposte cerco di fare un immediato confronto con le mie conoscenze ed esperienze e comportamenti e modus operandi già acquisiti dai miei concittadini e confrontarli con i cambiamenti proposti proiettandomi avanti immaginando cosa potrebbe accadere combinandoli insieme) – progresso ed evoluzione delle condizioni attuali.
    Ebbene dal mio punto di vista, estremamente soggettivo quindi, non credo le proposte oggetto di voto siano utilissime, progressiste, futuriste, ottimali e di crescita per il paese…penso, piuttosto, possano compromettere equilibri stabili già consolidati ed approvati.
    Sicuramente la CGIL sta dando dimostrazione di voglia di intervento, ma le proposte importanti sono altre ed effettuate in modo diverso.
    Il mio pensiero sembrerebbe, in questo caso e per il momento, collimare con quello del Presidente Conte e della Meloni.
    Detto questo, andare a votare è sempre fondamentale e di estrema importanza tanto più per i referendum!!!

  2. Natale Salvo ha detto:

    A me sembra che fu il Job Act di Renzi (PD) un cambiamento su una condizione dei lavoratori appena accettabile. Oggi, in parte, si tornerebbe allo stato precedente. Quindi solo una correzione. Quando è a favore dei lavoratori, perché no? Per quanto riguarda la cittadinanza, 10 anni, a cui si aggiungono altri 2-3 per disbrigare la pratica, sono assurdi. Una soluzione potrebbe essere la mediazione, ovvero 10 anni ma senza attesa se non 90 giorni massimo; e, per i giovani, giunti prima dei dodici anni, 5 anni. Ma in mancanza di una proposta politica e di qualcuno che la sostenga concretamente, ben venga il referendum.

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