In questo Paese, le minoranze che diritti hanno?
«Le politiche e i programmi nazionali saranno elaborati e realizzati tenendo in conto i legittimi interessi delle persone appartenenti a minoranza». Quest’impegno non è scritto nel programma del nuovo governo. Si tratta di un principio che risale al 1992 e che porta la firma dell’ONU.
Sento spesso parlare di maggioranza, di “forza dei numeri”, di “governa chi ha un voto in più”. Ma, alle minoranze chi pensa? Tutelare gli interessi anche delle minoranze è un dovere di chi governa o no?
Leggo, a volte, di ostacoli creati per la realizzazioni di luoghi di preghiera islamici, di necessità di “censire” i rom, di stigmatizzazioni e proteste contro i corsi di lingua araba promossi in qualche scuola.
Per Tommaso Foti, deputato di Fratelli d’Italia, ad esempio, «chi arriva in Italia e qui vuole rimanere deve essere disponibile a recepire quelle che sono le nostre tradizioni, la nostra cultura, la nostra lingua».
Ma, al di là dei proclami di chiare aree politiche, come stanno le cose? «Promuovere e incoraggiare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione» è un impegno che ci tocca rispettare o no?
Cosa dice la Costituzione Italiana
La Costituzione Italiana, in proposito, è chiara.
- «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione», statuisce l’articolo 3;
- «La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche», precisa l’articolo 6;
- «Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma, individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto», afferma l’articolo 19.
Non ci può essere proclama in un qualche comizio o dibattito su Facebook o Twitter che possa scalfire la chiarezza della nostra Costituzione.
Cosa dicono le Nazioni Unite
A definire ulteriormente il diritto delle minoranze, sia esse minoranze nazionali o etniche, che religiose o linguistiche, è giunta, il 18 dicembre 1992, la “Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 47/135”.
Le Nazioni Unite, o l’ONU se preferiamo, sono un Organo Sovranazionale cui aderiamo e di cui accettiamo le decisioni.
La risoluzione dell’ONU inizia così: «Gli Stati proteggeranno l’esistenza e l’identità nazionale o etnica, culturale, religiosa e linguistica delle minoranze all’interno dei rispettivi territori». Vuol dire, se qualcuno avesse ancora dei dubbi, che gli Stati, l’Italia ad esempio, non solo non può frapporre ostacoli a chi vuole parlare, sul nostro territorio, un’altra lingua o professare un’altra religione ma “protegge”, tutela, questa scelta.
«Le persone appartenenti alle minoranze nazionali o etniche, religiose e linguistiche – prosegue la risoluzione ONU – hanno il diritto di beneficiare della loro cultura, di professare e praticare la loro religione e di usare la loro lingua, in privato e in pubblico, liberamente».
Non solo. «Gli Stati, ove necessario, adotteranno misure nel campo dell’educazione, al fine di incoraggiare la conoscenza della storia, delle tradizioni, della lingua e della cultura delle minoranze esistenti nel proprio territorio». E questa regola non è riferita solo alla “minoranza” ma prevede, in sostanza, che anche la “maggioranza”, volontariamente, deve essere “incoraggiata” a conoscere la storia e la cultura delle “minoranze”.
Quest’ultimo impegno non avviene spesso. Il Mondo della Scuola non sempre è così pronto ad accogliere e promuovere queste iniziative.
Naturalmente vale anche il principio opposto: «Le persone appartenenti a minoranza dovranno avere adeguate possibilità di acquisire la conoscenza della società nel suo insieme»; anche gli stranieri (o le minoranze), per facilitare la loro integrazione (che non vuol dire però cancellare la propria cultura), hanno diritto a fruire di adeguati servizi che permettano loro di conoscere la cultura del territorio dove vivono.
Anche qui il dubbio mi assale. E questi servizi esistono?
Alle Nazioni Unite, sono convinti che «la costante promozione e realizzazione dei diritti delle persone appartenenti a minoranza nazionale o etnica, religiosa e linguistica, è parte integrante dello sviluppo della società nel suo insieme e in un contesto democratico basato sullo stato di diritto, ed è tale da contribuire al rafforzamento dell’amicizia e della cooperazione tra i popoli e tra gli Stati».
Noi condividiamo questo pensiero? Oppure riteniamo che la piccola parte di mondo dove viviamo deve essere di un unico colore, di un’unica professione religiosa, e che, in definitiva, le “minoranze” devono adeguarsi alla “maggioranza”?
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Non aver mai paura di stare con la minoranza quando la minoranza ha ragione, perché la minoranza che ha ragione sarà un giorno la maggioranza.
(William Jennings Bryan)
Credits foto: Photo ONU/Elma Okic – Le Conseil des droits de l’homme des Nations Unies à Genève.
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