Incontro Sant’Egidio: Europa non vuole la pace
Profonda delusione. Nessuna speranza. Questi i sentimenti che emergono ad ascoltare gli interventi d’apertura del “XXXVI Incontro Internazionale per la Pace” svoltosi a Roma dal 23 al 25 ottobre ed organizzato dalla Comunità Sant’Edigio.
La pace non la si vuole, è chiaro, si vuole solo la resa del nemico, della Russia oggi o della Cina domani. Com’è chiaro come si voglia manipolare ancora una volta, come durante la pandemia, l’opinione pubblica.
Menzogne tante, infatti, negli interventi dei “grandi”, come tanti i silenzi sulle verità. Tutto in perfetto stile orwelliano.
Apre i lavori del “XXXVI Incontro Internazionale per la Pace” la belga Hilde Kieboom, Vice-presidente della Comunità di Sant’Egidio che afferma come « nel continente europeo che da quasi 80 anni vive il “no more war” si è aperta la ferita della mancanza di dialogo e fratellanza universale in una guerra tra popoli fratelli in Ucraina ».
Un chiaro “mantra” manipolatorio.
Dimentica (?), la Kieboom, la decennale guerra in Jugoslavia (1991-2001) e i bombardamenti NATO su Belgrado (1999). Omette pure la “guerra al terrorismo” che ha coinvolto direttamente i cittadini europei con restrizioni sui diritti civili.
Non roba da poco.
Un “buco” nella memoria storica che l’accomuna col presidente francese Emanuel Macron che interviene da lì a poco e che ripete la menzogna: « fino a ora la nostra Europa era riuscita nel miracolo di tenere la guerra lontana dal proprio suolo ».
Storiella per chi ha la memoria corta, molto corta.
Ma Macron aggiunge altro, in merito alla nuova guerra che vede scontrarsi Ucraina (NATO) e Russia: « la pace oggi non può essere la consacrazione della legge del più forte, né il cessate-il-fuoco che cristallizzerebbe uno stato di fatto ».
Niente cessate-il-fuoco, quindi. Almeno finché l’Ucraina non avrà riconquistato la regione del Donbass oggi annessa alla Russia.
« Una pace – gli fa eco il presidente italiano Sergio Mattarella nel proprio intervento – che non ignori il diritto a difendersi e non distolga lo sguardo dal dovere di prestare soccorso a un popolo aggredito ».
Niente stop all’invio di armi da guerra all’Ucraina, quindi.
Si continuerà ad alimentare il conflitto, le devastazioni, le morti di civili e militari, in sostanza.
Della guerram la Kieboom accusa « la mancanza di dialogo e fratellanza universale ».
Anche questo è falso.
Il dialogo c’è stato, ed è stato poi traslato in un Protocollo firmato nel febbraio 2015 a Minsk, in Bielorussia, da Ucraina, Russia, Francia e Germania.
La guerra è colpa, quindi, semplicemente della volontà statunitense di non riconoscere gli impegni accettati e firmati dall’Ucraina e quindi del loro mancato rispetto (autonomia costituzionale del Donbass, cessazione ostilità).
« Non c’è alcuna giustificazione per questa guerra. Non c’è alcuna spiegazione ». Ribadisce Macron, dimentico anche lui del Trattato di Minsk II firmato dal suo Paese e non rispettato.
« Questa guerra – aggiunge il presidente francese – è il risultato di un nazionalismo esacerbato alimentato dal potere russo che si è nutrito del risentimento e dell’umiliazione nati in seguito alla disgregazione dell’impero sovietico ».
Ascoltato tutto questo, conta poco la chiosa finale della vice presidente della Comunità di Sant’Egidio: « la pace non è “soft”, pensata e voluta da buonisti ingenui: la pace è l’unico modo per garantire la sopravvivenza del pianeta e dei popoli ».
L’unica voce interessante del dibattito diventa quindi quella di Shaykh Muhammad bin Abdul Karim al-Issail, Segretario Generale Muslim World League, che forse centra il tema dell’insignificanza dell’impegno per la pace da parte delle Nazioni Unite: il diritto di Veto.
« Il diritto di Veto – spiega l’eminenza musulmana -, come affermano alcuni costituzionalisti, rappresenta uno degli elementi più antidemocratici nell’ONU ».
Un tema comunque degno di dibattito giuridico e politico, aggiunge il Segretario Generale Muslim World League, perché « altri ritengono che questo diritto di Veto rappresenti la maggiore garanzia della stabilità internazionale e che esso non sia in contrasto con i valori democratici ».
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Fonti e Note:
[1] Sant’Egidio, “Il programma de “Il Grido della Pace””.
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