India: schiave-bambine per produrre zucchero
« Lo zucchero che scorre in aziende come Coca-Cola e Pepsi » proviene anche dall’India, in particolare dalla regione del Maharashtra. L’India, infatti, è il secondo produttore mondiale di zucchero e il Maharashtra rappresenta circa un terzo di quella produzione. La ragione è economica. Qui il prezzo è basso. Ciò grazie al grave sfruttamento dei lavoratori.
Spesso si tratta di lavoratrici, avviate al lavoro in tenerissima età, anche a 10 anni e che vengono pagate appena 5 dollari al giorno ( circa 4 euro e 60 centesimi ) [2]. Le lavoratrici, inoltre, non dispongono dei necessari ( bagni, bidet o docce ) e questo le rende vulnerabili a disagi, disturbi e malattie connesse anche ai cicli mestruali.
D’altro canto, dato che in Maharashtra lavorano operai migranti interni che, cioè, giungono da altre regioni per il lavoro stagionale del raccolto, questi vivono – anche fuori dal lavoro – in condizioni igieniche precarie. Sotto tende o dentro baracche in prossimità degli stessi campi di lavoro.
I lavoratori, inoltre, non hanno diritto ad assentarsi per malattia e ciò di fatto li rende schiavi del lavoro. Per evitare di assentarsi a causa dei dolori mestruali o anche per fare una semplice visita ginecologica, e quindi dover restituire i già bassi salari percepiti anticipatamente, anche in giovanissima età gran parte delle donne si sottopone all’intervento di isterectomia cioè di asportazione dell’utero se non pure delle ovaie. Tuttavia, questo causa spesso altri disturbi collaterali tra i quali quelli connessi alla menopausa precoce.
Quanto sopra è stato recentemente diffuso da due abili giornalisti investigativi che, dopo numerose interviste a tutti i livelli della filiera della produzione dello zucchero in India, hanno prodotto un’inchiesta pubblicata da Fuller Project e dal New York Times [1].
« I due produttori di bevande analcoliche hanno contribuito a trasformare lo stato del Maharashtra in una potenza produttrice di zucchero. Questi marchi hanno anche tratto profitto da un brutale sistema di lavoro che sfrutta i bambini e porta alla sterilizzazione non necessaria delle donne in età lavorativa », scrivono i giornalisti.
Che poi denunciano: « I produttori e gli acquirenti di zucchero conoscono questo sistema abusivo da anni. I consulenti di Coca-Cola, ad esempio, hanno visitato i campi e gli zuccherifici dell’India occidentale e, nel 2019, hanno riferito che i bambini stavano tagliando la canna da zucchero e i lavoratori stavano lavorando per ripagare i loro datori di lavoro. Lo hanno documentato in un rapporto per l’azienda, completo di un’intervista con una bambina di 10 anni. In un rapporto aziendale, la società ha affermato che stava sostenendo un programma per “ridurre gradualmente il lavoro minorile” in India ».
In realtà, non fanno nulla. Dato che le attività vengono svolte con una catena di subappalti, non esiste alcuna forma concreta di controllo delle condizioni di lavoro. Di rado i responsabili di Coca Cola e Pepsi visitano i campi da barbabietola da zucchero.
« I gruppi per i diritti dei lavoratori e l’ILO – Agenzia delle Nazioni Unite hanno definito gli accordi di lavoro come il lavoro forzato », rivelano i giornalisti.
I giornalisti quindi riportano le testimonianze dirette delle lavoratrici intervistate: « Le donne – la maggior parte di loro non istruite – dicono di avere poca scelta. Le isterectomie li mantengono al lavoro, non distratte dalle visite mediche o dalle difficoltà delle mestruazioni in un campo senza accesso all’acqua corrente, ai servizi igienici o al riparo ».
Conoscere le condizioni di vita e di lavoro di chi fornisce gli alimenti che giungono sulle nostre tavole dovrebbe imporre in tuti noi l’etica di boicottare tali prodotti, di bandirli dai nostri consumi. Altrimenti siamo complici degli sfrutattori.
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Fonti e Note:
Credits: Photo by Sylvester DSouza on Unsplash
[1] Fuller Project, 24 marzo 2024, Megha Rajagopalan e
Qadri Inzamam, “The Brutality of Sugar: Debt, Child Marriage and Hysterectomies”.
This story was produced and published in collaboration with The New York Times.
[2] « Il matrimonio infantile è illegale in India ed è considerato a livello internazionale come una violazione dei diritti umani. Le sue radici in India sono profonde e hanno cause culturali ed economiche complesse. Ma in questa parte del Maharashtra, due incentivi economici spingono le ragazze al matrimonio. Il taglio dello zucchero è un lavoro per due persone. Le squadre di marito e moglie fanno il doppio di un uomo che lavora da solo. Il sistema a due persone è noto come koyta, dopo la falce che taglia la canna da zucchero. In secondo luogo, più a lungo i bambini accompagnano i loro genitori sul campo, più a lungo i genitori devono sostenerli. Così le famiglie spesso cercano di sposare le figlie giovani, anche nella prima adolescenza. “Se siamo sposati, il loro stress si riduce e la responsabilità viene spostata sulle spalle di nostro marito”, ha detto Chaure, una donna intervistata nell’inchiesta. “Quindi ci hanno sposati”» Lei aveva 14 anni.
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