Islam e Jihad: un dibattito contro l’islamofobia
Il Dio dei cristiani, degli ebrei e dei musulmani è lo stesso. Questo è il pilastro del dibattito “Islam e Jihad” svoltosi venerdì a Trapani presso la “Casa del Popolo”. Ospite di Sinistra Libertaria, Antonio Bica, studioso di cultura orientale e autore del saggio che data il titolo all’evento.
Un evento svoltosi all’insegna del contrastare l’islamofobia dilagante: se il Dio è lo stesso contro chi diffondo odio? Contro chi sostiene lo stesso Dio che, forse, sostengo io stesso?
Nell’incontro si sono evidenziati dei punti centrali della fede professata dai musulmani:
- l’origine abramitica;
- la sottomissione della democrazia islamica alla legge divina;
- la lotta a difesa della tradizione come forma di difesa da un nuovo tentativo di colonizzazione occidentale;
- la fratellanza tra i credenti che preclude alcuna discriminazione per fattori di etnia, colore della pelle o sociale;
- il migliorato ruolo della donna tra l’era preislamica ( detta “dell’ignoranza” o “periodo della jakiliyya”) e quello successivo la Rivelazione.
Ci si è pure soffermati sullo Jihad ( sì, è un sostantivo maschile ) che, nella sua radice terminologica, vuol dire semplicemente “impegno”, grande impegno nel far qualcosa.
In particolare, nel senso di « lotta contro se stesso, contro gli istinti negativi dell’uomo, per autocontrollarsi e migliorare », ha spiegato lo studioso e scrittore Antonio Bica.
Nulla di ciò che trasmette la tivù, insomma, quando parla della Jihad ( al femminile ! ).
Antonio Bica ha infatti evidenziato il ruolo negativo, disinformativo, dei « media televisivi » italiani nel creare « timori e paure senza fondamento » contro i fedeli musulmani e, in altre parole, nel creare « islamofobia ».
Non ha negato, il relatore, pungolato da una domanda del pubblico che, in alcuni casi, un « indottrinamento » possa rappresentare un pericolo per la sicurezza pubblica. Ma ha voluto evidenziare che questa condizione è, marginale, e rilevabile solo dove assenza di cultura ed emarginazione fan sì che il credente, covando risentimenti, mal interpreti le Scritture.
Non un caso, ha insistito Bica, che nei paesi della penisola arabica, quelli più ricchi e con più alti gradi di cultura, non esistono casi di terrorismo e lì la donna svolge anche ruoli dirigenziali nella società e non è costretta al velo ma, se lo porta, lo fa per libera scelta.
E’ stato citato pure il caso del re del Marocco, Muhammad VI, sicuramente un modernizzatore e più che tollerante con le altre fedi religiose.
A proposito di quel velo che tanto riempie le discussioni sui giornali in chiave anti-islamica, Bica ha raccontato l’episodio in cui ha mostrato recenti foto di donne islamiche e donne di Orgosolo, in Sardegna, senza che l’interlocutore riuscisse a distinguere le une dalle altre.
A chi – sempre tra il pubblico – ha mostrato paure di una “guerra religiosa” da parte dei musulmani, Bica ha ricordato che proprio il Dio cristiano « è un Dio terribile, un Dio padrone » se si legge il Vecchio Testamento, il “Libro di Giosuè” in particolare [1].
Tra il pubblico si è pure alzata una voce, di un docente universitario, che ha evidenziato come sia sbagliato leggere l’Islam secondo una logica “suprematista bianca” ovvero « supponendo una superiorità occidentale rispetto agli altri ».
Forse per combattere l’islamofobia servirebbe, in effetti, l’essere meno prevenuti, più liberi dalla manipolazione dei media e dall’indottrinamento della destra che cerca e inventa nemici per distinguersi nell’agone politico.
Troppo difficile di questi tempi.
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Fonti e Note:
[1] Libro di Giosuè, stralci:
[3.2]Disse il Signore a Giosuè: «Vedi, io ti metto in mano Gerico e il suo re. […]
[3.21]Votarono poi allo sterminio, passando a fil di spada, ogni essere che era nella città, dall’uomo alla donna, dal giovane al vecchio, e perfino il bue, l’ariete e l’asino. [3.24]Incendiarono poi la città […]
[3.26]In quella circostanza Giosuè fece giurare: «Maledetto davanti al Signore l’uomo che si alzerà e ricostruirà questa città di Gerico! […]
[3.27]Il Signore fu con Giosuè, la cui fama si sparse in tutto il paese.
[4.24]Quando Israele ebbe finito di uccidere tutti i combattenti di Ai nella campagna, nel deserto, dove quelli li avevano inseguiti, e tutti fino all’ultimo furono caduti sotto i colpi, gli Israeliti si riversarono in massa in Ai e la colpirono a fil di spada.
[4.25] Tutti i caduti in quel giorno, uomini e donne, furono dodicimila, tutti di Ai.
[4.26] Giosuè non ritirò la mano, che brandiva il giavellotto, finché non ebbero votato allo sterminio tutti gli abitanti di Ai.
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