Istat: Lo 0,12% degli italiani è deceduto con Covid
« Tra il mese di febbraio e il 31 dicembre 2020 sono stati registrati 75.891 decessi nel Sistema di Sorveglianza Nazionale integrata Covid-19 dell’ISS ».
E’ di sabato scorso la pubblicazione dell’ultimo report congiunto ISTAT – Istituto Superiore della Sanità (ISS) che presenta un bilancio complessivo delle conseguenze dell’epidemia influenzale Covid-19 nel trascorso anno.
Il report precisa pure che « in Italia, dall’inizio dell’epidemia con evidenza di trasmissione (20 febbraio) fino al 31 dicembre 2020 sono stati segnalati al Sistema di Sorveglianza Integrato 2.105.738 casi positivi di Covid-19 diagnosticati ».
Il Covid non è un’apocalypse zombie: allarmismo sproporzionato
Possiamo provare a fare un paio di conti, quindi.
Se in Italia sono 59.641.488 gli abitanti al 31 dicembre 2019 (Fonte: TuttItalia), ed i casi di positività ed i decessi quelli riportati dall’ISTAT – ISS, se ne deducono:
- un “tasso di positività” ( casi per numero di abitanti ) del 3,5% dell’intera popolazione nazionale;
- un “tasso di mortalità” ( decessi per numero di abitanti ) dello 0,12%;
- e un “tasso di letalità” della malattia ( decessi per numero di casi positivi ) del 3,6%.
Valori sproporzionati all’allarmismo lanciato nell’ultimo anno da politici, medici assoldati dalle case farmaceutiche e media di regime, nonché ai drastici provvedimenti decisi ( chiusura scuole, divieto di libera circolazione, di riunione, etc ).
Non è in corso, insomma, alcuna “apocalypse zombie”.
I “Casi” tra i lavoratori, i decessi tra i pensionati: Perchè chiuse scuole?
« Per quanto riguarda l’età – prosegue il report appena pubblicato a riguardo dei casi di positività –, l’8% dei casi ha meno di 14 anni, il 29% ha una età compresa tra i 15 e i 39 anni, il 40% tra i 40 e i 64 anni, il 13% tra i 65 e i 79 anni e il 10% ha 80 anni o più ».
Quindi, ad aver contratto il virus influenzale Covid-19 sono soprattutto le persone in età lavorativa ( 15-64 anni, 69% ), piuttosto che i pensionati ( 65-80 e più, 23% ) o gli scolari ( 0-14 anni, 8% ).
Aggiunge l’ISTAT che « la popolazione più giovane, [é] più frequentemente paucisintomatica o asintomatica ».
Il dato che una volta di più dimostra quanto eccessivi siano stati i provvedimenti contro la scuola, e contro i bambini e i ragazzi delle medie inferiori ( under 14 ) costretti a perdere lezioni e socialità, ricavandone in cambio un bavaglio da tenere 5-6 ore al giorno almeno.
Il report dell’ISTAT ci fa sapere pure che « nell’anno 2020 il totale dei decessi per il complesso delle cause è stato il più alto mai registrato nel nostro Paese dal secondo dopoguerra: 746.146 decessi, 100.526 decessi in più rispetto alla media 2015-2019 ( 15,6% di eccesso ) ».
L’ISTAT spiega che « il contributo più rilevante all’eccesso dei decessi dell’anno 2020, rispetto alla media degli anni 2015-2019, [il 76,3%] è dovuto all’incremento delle morti della popolazione con 80 anni e più. […] 76.708 in più rispetto al quinquennio precedente. L’incremento della mortalità nella classe di età 65-79 anni spiega un altro 20% dell’eccesso di decessi. In termini assoluti l’incremento per questa classe di età, rispetto al dato medio degli anni 2015-2019, è di oltre 20 mila decessi ».
Al contrario, « per quanto riguarda la classe di età 0-49 anni, considerando l’intero anno 2020, i decessi totali sono inferiori [addirittura, NdR] a quelli medi degli anni 2015-2019 dell’8,5%. Per le donne la diminuzione è ancora più pronunciata ».
Insomma, la statistiche mostrano chiaramente che il 96,3% dell’incremento dei decessi nel 2020 è giunto dai soggetti over 65 anni, presumibilmente quindi dai pensionati.
Praticamente gli unici soggetti che non han subito di fatto restrizioni nel corso dell’epidemia !
Nel 2020, 100.000 l’eccesso di morti. Se 75.000 con Covid, di cosa altri 25.000?
Ai 75.891 decessi registrati con Covid-19, occorre aggiungerne quasi altri venticinquemila per giungere ai 100.526 decessi in più rilevati nel 2020 rispetto alla media del precedente quinquennio.
Tale eccesso potrebbe attribuirsi pure ad altre cause indirettamente riferibili sempre all’epidemia:
- suicidi da ansia e depressione;
- aumento alcolismo ( +180% per come riporta il giornale Libero il 6 marzo 2021);
- sindromi cardiologiche o tumorali non adeguatamente curate a causa delle restrizioni agli accessi ospedalieri, etc.
In conclusione potremmo dire che scelte gestionali sbagliate da parte dei vertici politici, hanno distrutto le PMI, aumentato il decifit di bilancio dell’Italia, azzerato o ridotto i Diritti Umani fallendo la difesa della popolazione più debole!
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Fonti e Note:
[1] ISTAT, 5 marzo 2021, [SCARICA PDF: Impatto dell’epidemia Covid-19 sulla mortalità totale della popolazione residente anno 2020 ].
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