Kampf e Kulldorff, l’allarme: non suicidate i no-vax
L’annunciata “pandemia dei non vaccinati” sta causando vittime in tutti i sensi, ma forse di più in quelli sottaciuti da quegli esponenti dei regimi totalitari e degli organi di propaganda a loro legati che usano a sproposito questo termine.
« L’uso di questa [terminologia] potrebbe aver incoraggiato uno scienziato a sostenere che “i non vaccinati minacciano i vaccinati per il COVID-19” » e tanti altri a pensare e dichiarare che « le persone che sono state vaccinate non sono rilevanti nell’epidemiologia del COVID-19 ».
Ciò sembra pesare maggiormente in Italia, ma anche in Germania e negli USA, paesi cui han dato in proposito attenzione dei ricercatori.
Studi pubblicati su riviste d’alto valore scientifico, quali ad esempio l’inglese “The Lancet” invece spiegano che « le persone vaccinate hanno un rischio minore di malattia grave, ma sono ancora una parte rilevante della pandemia. È quindi sbagliato e pericoloso parlare di una pandemia dei non vaccinati » [1].
I numeri a supportare quest’affermazione non mancano, né negli USA né proprio in Italia.
I dati dell’Istituto Superiore Sanità: nell’ultimo mese, il 57% dei deceduti con Covid-19 erano vaccinati e il 43% no-vax
L’ultima, come le precedenti, tabella pubblicata dall’ISS, l’Istituto Superiore di Sanità, e relativa al solo periodo 19 novembre – 19 dicembre 2021 evidenzia in particolare che:
- i decessi attribuiti al Covid-19 sarebbero sì 1.170 tra i non vaccinati ma anche 1.578 tra i vaccinati ( con 1, 2 o 3 dosi ), ovvero il 57%;
- i ricoveri in terapia intensiva sarebbero state 1.202 tra i non vaccinati e 645 (il 35%) tra i vaccinati;
- ancora, le ospedalizzazioni, nel mese in esame, avrebbero coinvolto 8.278 non vaccinati e 8.493 ( il 51% ) vaccinati ( di cui 546 già con “booster”, terza dose );
- infine, la diagnosi di Sars-Cov-2 ( “positivi” ) avrebbe coinvolto 251.412 soggetti non vaccinati e 856.955 vaccinati ( 79.260 già quelli con “booster” ).
La voluta disinformazione diffusa e fatta circolare dai regimi e dai mass media loro asserviti ha parecchie conseguenze.
Sicuramente quella di infondere una falsa sicurezza tra i “vaccinati” che così allentano le altre misure di prevenzione e, soprattutto, affollano stadi, discoteche o pub [2], centri commerciali, ristoranti, bar.
Ma un problema da non sottovalutare è quello della discriminazione e stigmatizzazione nei confronti dei “non vaccinati”.
« Storicamente, sia gli Stati Uniti che la Germania hanno generato esperienze negative stigmatizzando parti della popolazione, per il colore della pelle o la religione ».
Ciò comporta una divisione della società, anche all’interno delle famiglie stesse, e fenomeni di emarginazione sociale.
Gli psichiatri: la disconnessione dagli altri aumenta il rischio di suicidio
E a quest’ultimo proposito, la conseguenza ipotizzabile è chiara: « l’allontanamento fisico e la riduzione dei contatti stanno causando grave stress a molte persone e potrebbero aumentare il rischio di suicidio » [3].
« Gli individui che sperimentano l’ideazione suicidaria possono mancare di legami con altre persone e spesso si disconnettono dagli altri quando il rischio di suicidio aumenta » ribadisce [4].
« In una meta-analisi sulla prevalenza di stress, ansia, depressione tra la popolazione generale durante la pandemia COVID-19 […] tra il 22 aprile e l’11 maggio 2020, 795 (78,9%) di 1008 persone di età compresa tra i 18 e i 35 anni negli Stati Uniti hanno riportato sintomi di depressione ».
« Mentre si cerca di controllare il COVID-19, tutti gli aspetti della salute fisica e mentale devono essere considerati insieme », avvisano gli autori dell’articolo [3].
Kampf e Kulldorff concludono l’articolo con un invito: « invitiamo tutti gli scienziati, i funzionari della sanità pubblica, i giornalisti e i politici a soppesare e considerare i danni collaterali delle misure di controllo del COVID-19 del governo e il loro effetto negativo su molti esiti di salute a breve e lungo termine ».
E quest’invito non può non valere, oggi, nei confronti dei “non vaccinati”.
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Fonti e Note:
Credits: Photo by Alessio Lin on Unsplash
[1] The Lancet, Günter Kampf, 20 novembre 2021, “COVID-19: stigmatising the unvaccinated is not justified”.
[2] « Una festa con diverse centinaia di invitati in uno spazio ristretto è un ambiente ideale per il virus delta altamente contagioso », dichiara Bernd Salzberger della Società tedesca di infettivologia, dopo che, a Münster (Germania) 85 ragazzi ( su 380 partecipanti ) si erano contagiati all’interno di una discoteca cui si accedeva solo col sistema 2G, ovvero col “super green pass” riservato a vaccinati e guariti dal Covid.
WDR, 20 settembre 2021, “Münster: Inzwischen 85 Infizierte nach 2G-Party im Club”.
[3] The Lancet, Günter Kampf – Martin Kulldorff, 4 febbraio 2021, “Calling for benefit–risk evaluations of COVID-19 control measures”.
[4] Una forma di prevenzione e lotta della depressione è quella del « sostenersi a vicenda, rafforzando così la connessione sociale. I recenti progressi nella tecnologia (per esempio, le videoconferenze) potrebbero facilitare il “pulling together” ».
In sostanza, è necessario « fare sforzi per rimanere connessi e mantenere relazioni significative per telefono o in video, specialmente tra gli individui con fattori di rischio sostanziali per il suicidio. Le soluzioni dei social media possono essere esplorate per facilitare questi obiettivi ».
Jama, Mark A. Reger, PhD; Ian H. Stanley, MS; Thomas E. Joiner, PhD, 10 aprile 2020, “Suicide Mortality and Coronavirus Disease 2019—A Perfect Storm?”.
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