La vera epidemia ? E’ quella del consumo di alcolici !
17.000 morti annui. Una strage. E’ quella che si compie con il consumo scorretto di alcolici, ovvero eccessivo, fuori dai pasti e in età precoce.
E’ questa, sì, un guerra. Ma una guerra che abbiamo già deciso di perdere. Il business è business ! Quasi nessun mass media ne diffonde i dati, per non perdere inserzionisti. Nessun partito politico si schiera contro i produttori, distributori e commercianti al dettaglio di bevande alcoliche e superalcoliche.
Ed i dati non si fermano ai 17.000 morti annui ( il numero di decessi di persone di età superiore a 15 anni per patologie totalmente attribuibili al consumo di alcolici è stato pari a 1.290, l’80% uomini ) [2]. Nel 2016, nei Paesi dell’Unione Europea compresi Norvegia e Svizzera, oltre 290 mila decessi sono stati causati dall’alcol.
5.097, invece, gli incidenti stradali per i quali almeno uno dei conducenti dei veicoli coinvolti era in stato di ebbrezza [4].
Le crisi acute da intossicazione alcolica, sono state causa principale o secondaria di 40.083 accessi in Pronto Soccorso ( il 9,7% hanno meno di 17 anni ).
Solo il 10% degli alcolisti si cura
Nel 2018, il SSN hanno preso in carico 65.520 alcoldipendenti, di cui 17.887 nuovi utenti ( 230 utenti totali sotto i 19 anni, 4.485 utenti totali di età compresa tra i 20-29 anni ). Ma si tratta della “punta dell’iceberg”. Sono oltre 4 milioni di binge drinkers [ in nota 3 spiego chi sono ] e circa 600.000 consumatori “dannosi” con diagnosi suggestiva di alcoldipendenza “in need for treatment” [ che dovrebbero curarsi, NdT ] [1].
Queste informazioni sono tratte dal sito dell’Istituto Superiore di Sanità e dalla relazione che, lo scorso 1 dicembre, come ogni anno, il Ministero della Salute trasmette al Parlamento. Sono pubblici, quindi.
I tecnici denunciano come occorra « contrastare efficacemente e tempestivamente la diffusione di fake-news da parte di alcuni settori della produzione » di bevande alcoliche : « non esistono livelli di consumo alcolico privi di rischio » [1]!
Il messaggio del “bere responsabile”, ad esempio è « ambiguo ».
Bere alcolici ? Un lento suicidio, celebrale e fisico specie per i giovani
Quello che va detto chiaramente – scrive l’Istituto Superiore di Sanità – è che il « consumo di alcolici va evitato almeno fino ai 25 anni, in quanto interferente con l’atteso sviluppo e la connessa rimodulazione (pruning) cerebrale danneggiata dal consumo di alcol ( e sostanze psicoattive ). Un danno irreversibile cui i giovani possono e devono essere sottratti » [2].
Invece, aggiungono, « rimane critico il consumo di bevande alcoliche tra i giovani, anche minorenni: nella fascia di età 11-24 anni è diffusa la consuetudine di bere alcolici fuori dai pasti, con una frequenza anche infra-settimanale e non solo nel week-end, a conferma del consolidamento di un consumo abituale e rischioso per il 17,2% dei giovani tra i 18 e i 24 anni di età (22,6% maschi e 11,1% femmine) ».
L’alcolismo, un costo sociale ed economico destinato ad aggravarsi
Il tema, per i ricercatori, assume particolare attualità oggi, con l’altra pandemia in corso, quella del virus Covid-19. Studi condotti durante l’epidemia di SARS (primi anni 2000) « hanno evidenziato un aumento del disagio psicologico dovuto all’incertezza, all’isolamento sociale e al disagio psicosociale come potenziale meccanismo che ha portato […] ad un aumento del consumo di alcol dopo un anno dalla conclusione dell’epidemia e nei tre anni successivi ».
« I danni alcol-correlati infine non coinvolgono i soli consumatori. Le conseguenze del consumo di alcol si ripercuotono sulle famiglie e sulla comunità in generale a causa del deterioramento delle relazioni personali e di lavoro, dei comportamenti criminali (ad esempio vandalismo e violenza), della perdita di produttività e dei costi a carico dell’assistenza sanitaria », aggiunge la relazione [4] .
In merito ai costi diretti al carico del Sistema Sanitario pubblico, la relazione del Ministero della Salute del 2019 precisa come « nel 2018 il consumo complessivo a carico del SSN dei medicinali impiegati nel trattamento della dipendenza da alcolica ammonta a quasi 6,4 milioni di dosi. Nell’anno 2018 la spesa farmaceutica dei medicinali impiegati nel trattamento della dipendenza alcolica a carico del SSN ammonta a circa 8,97 milioni di euro ».
Ipotesi politiche per i parlamentari di buona volontà, se ci sono
Che ne farà il Parlamento di questa relazione?
Prenderà coraggio ed eleverà a 25 anni il divieto di consumo oggi previsto solo per i minori d’età dalla legge n. 189/2012 oppure, seguendo la legge sul divieto di fumo, ne vieterà il consumo nei luoghi pubblici [4] ?
Vieterà la pubblicità delle bevande alcoliche sui mass media oggi solo limitata per i minori in base alla legge n. 125/2001 [5] ?
O, più facilmente, pilatescamente, se ne laverà le mani e si limiterà ad assoldare qualche influencer amico per qualche inutile saltuario spot in tivù ?
Ci sono epidemie di serie B, temo.
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Fonti & Note:
Credits : Photo by federica ariemma on Unsplash
[1] Istituto Superiore di Sanità, “Il rischio alcol nell’era post-COVID: una riflessione per il futuro”
[2] Istituto Superiore di Sanità, “Consumo di alcol nel 2018: i dati della Relazione al Parlamento 2020”
[3] binge drinking : “ modalità di consumo alcolico che comporta l’assunzione in un’unica occasione e in un ristretto arco di tempo di quantità di alcol molto elevate, è diffuso maggiormente tra i giovani di 18-24 anni. I giovani lo praticano soprattutto nei contesti della socializzazione e del divertimento collettivo, spesso bevendo volontariamente fino ad arrivare all’ubriachezza e all’intossicazione alcolica ”.
Per l’IARC l’alcol è cancerogeno classe 1
[4] Relazione del Ministro della salute al Parlamento sugli interventi realizzati ai sensi della legge 30.3.2001 n. 125 “legge quadro in materia di alcol e problemi alcol correlati” :
« I principali danni da alcol si riscontrano soprattutto per il fegato (epatiti alcoliche, steatosi, cirrosi), per il primo tratto dell’apparato digerente (gastriti acute e croniche, ulcere, emorragie, pancreatiti), per il sistema nervoso (conseguenze della neurotossicità dell’acetaldeide), e per l’insorgenza di tumori (bocca, faringe, laringe, esofago, fegato, mammella, colon-retto). Secondo le principali Agenzie Internazionali di salute pubblica, l’alcol è una sostanza tossica e cancerogena,tanto che la IARC (International Agency for Research on Cancer) lo classifica nel gruppo 1 (sicuramente cancerogeno per l’uomo). Il suo consumo prolungato e cronico è associato quindi ad aumentato rischio di cancro e non è possibile stabilire una quantità assolutamente sicura. [Tuttavia] e nuove linee guida italiane definiscono a basso rischio un consumo di 2 unità alcoliche per l’uomo adulto e 1 per donne adulte e anziani di entrambi i sessi, corrispondenti rispettivamente a 24 e 12 grammi di alcol ».
[5] Ministero della Salute, Legge 08 novembre 2012 , n. 189, “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, recante disposizioni urgenti per promuovere lo sviluppo del Paese mediante un più alto livello di tutela della salute”.
[6] Camera dei Deputati, Legge n. 125 del 30 Marzo 2001, “Legge quadro in materia di alcol e di problemi alcolcorrelati“
La legge 125 del 2001 è inattuata
L’associazione Alcolisti Anonimi [leggi relazione in 4] lamenta perfino la mancata attuazione, a quasi 20 anni dalla nascita, della stessa normativa sulla cura degli alcoldipendeneti del 2001 [5].
In particolare:
- « [il mancato] inserimento dell’alcologia negli ordinamenti didattici dei corsi universitari relativi alle professioni sanitarie o a quelle ad indirizzo sociale e psicologico nonché del corso di laurea in medicina e chirurgia »,
- « l’assenza di norme che regolino l’istituzione, l’organizzazione e la funzione dei Servizi per l’alcologia. Negli ultimi anni la tendenza delle varie Regioni è stata prevalentemente quella di collocare i Servizi di alcologia all’interno dei Dipartimenti per le Dipendenze, in alcune realtà regionali gli stessi Servizi sono collocati nei Dipartimenti di Salute Mentale ».
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