Lavoro: chi resisterà all’Intelligenza Artificiale?

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L’Intelligenza Artificiale (IA) sta trasformando il mercato del lavoro: quali professioni sono più a rischio e quali, invece, potranno beneficiare di questa rivoluzione tecnologica?

L’IA sta ridefinendo il mondo del lavoro: comprendere i cambiamenti in atto e prepararsi adeguatamente può fare la differenza tra restare indietro o cogliere nuove opportunità in un mercato sempre più tecnologico.

Una recente ricerca dell’INAPP [1] ha analizzato scientificamente il fenomeno, offrendo dati concreti per comprendere meglio l’impatto dell’IA sulle diverse occupazioni.

Lo studio si è basato sull’analisi di 52 abilità professionali [2], valutando quanto queste siano richieste nei vari settori e quanto possano essere sostituite o migliorate dall’Intelligenza Artificiale. Ne è emerso un punteggio di esposizione all’IA per ogni professione, distinguendo tra lavori vulnerabili e lavori che potranno trarre vantaggio dall’automazione.

IA & lavoro: Chi rischia di più?

Le professioni più esposte all’automazione sono quelle che prevedono compiti ripetitivi, amministrativi e basati sulla gestione di dati complessi. Tra queste figurano impiegati in attività finanziarie e assicurative, addetti alla segreteria, contabili, tecnici programmatori, gestori di magazzini e cassieri. Questi ruoli potrebbero subire una significativa riduzione a causa della crescente capacità dell’IA di eseguire tali mansioni in modo più rapido ed efficiente.

Il World Economic Forum di Davos ha anticipato che tale rivoluzione nel campo del lavoro avverrà entro il 2028, quindi … domani.

IA & lavoro: Chi ne trarrà vantaggio?

Al contrario, i settori meno esposti all’automazione includono lavori manuali, fisici e creativi, oltre a quelli che richiedono un’interazione diretta con le persone. Agricoltura, edilizia, turismo, ristorazione e arti figurano tra le professioni più sicure. In questi ambiti, l’IA potrebbe affiancare il lavoro umano senza sostituirlo, migliorando la produttività senza eliminare posti di lavoro.

Un rischio e un’opportunità

Oltre a valutare la vulnerabilità di alcune professioni, la ricerca ha anche analizzato l’aspetto positivo dell’IA: in alcuni casi, questa tecnologia può ridurre il tempo necessario per svolgere certe mansioni, aumentando l’efficienza senza eliminare posti di lavoro. Secondo lo studio, il 23% dei lavoratori italiani (quasi uno su quattro) rischia di essere sostituito, mentre il 26,4% potrà beneficiare dell’IA per migliorare la propria attività.

Formazione e riqualificazione: la chiave per il futuro

Per i lavoratori che potranno sfruttare l’Intelligenza Artificiale a loro vantaggio, sarà fondamentale una formazione mirata per padroneggiare i nuovi strumenti e migliorare la competitività delle imprese. Per coloro a maggior rischio di sostituzione, specialmente i più giovani, diventa cruciale attuare sin da subito programmi di reskilling per garantire nuove opportunità professionali.

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Fonti e Note:

Credits: Foto di Emiliano Vittoriosi su Unsplash

[1] Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche (INAPP), settembre 2024, Valentina Ferri, Rita Porcelli e Enrico Maria Fenoaltea, “Lavoro e Intelligenza artificiale in Italia: tra opportunità e rischio di sostituzione”.

[2] Humrro, 26 ottobre 2021, Timothy C. Burgoyne, Matthew C. Reeder Matthew T. Allen, “O*NET® Analyst Ratings of Occupational Abilities” [ scarica qui il PDF con l’elenco delle 52 abilità ].

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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