Le dichiarazioni di Di Maio sul colonialismo francese accendono l’Africa
Il vice-premier italiano accusa la Francia di colonizzare l’Africa. Questo è il titolo di un articolo pubblicato sabato scorso su un giornale online del Burkina Faso, LeFaso.net, da Edouard Samboé. Il Burkina è un piccolo e povero (nel 2016 il prodotto interno lordo è stato pari a 1.800 dollari per abitante) Paese francofono del Centrafrica.
L’articolo è interessante tanto per quanto scrive il giornalista, quanto per i commenti pubblicati dagli utenti del sito.
Samboé riporta la frase pronunciata dal leader del Movimento Cinque Stelle Luigi Di Maio lo scorso 21 gennaio: «se ci sono persone che partono oggi dall’Africa, è perché alcuni paesi europei, la Francia in testa, non hanno mai smesso di colonizzare decine di Paesi africani». Di Maio, in particolare, spiega il giornalista, si riferisce alla moneta (il Franco CFA) che viene impiegata, a tutto interesse della Francia, in numerose ex-colonie centrafricane.
Il giornalista burkinabé Edouard Samboé commenta come «gli attuali leader africani non sono in grado di denunciare questo sistema economico. E sono gli stranieri, come il vice primo ministro italiano, che denunciano al posto degli africani».
Ma la denuncia di Samboé va oltre: «al di là del menzionato franco CFA, tutti gli apparati economici e politici dei nostri paesi sono controllati dai francesi. Senegalesi e maliani sono offesi dai negozi e dagli aeroporti gestiti da Lagardère. I porti sono gestiti da Bolloré, le compagnie petrolifere da Total, le telecomunicazioni dominate da Orange e i programmi scolastici sono progettati a Quai-d’Orsay. I testi scolastici sono stampati da Hatier ……..».
I commenti all’articolo del giornale del Burkina Faso
Tra i numerosi commenti c’è chi, un tal Yako, spiega come sia «un errore presentare Di Maio o la sua coalizione (5 Stelle+Lega) come amici degli africani, ma al contrario questi sono responsabili di molte delle tragedie dei migranti africani nel Mediterraneo a causa delle scelte della sua coalizione molto xenofoba al governo di Roma». Lo stesso utente si slancia in una lettura più approfondita: «Di Maio e il suo alleato della Lega sono in disputa con la Francia di Macron per ragioni lontane dagli interessi dell’Africa e degli africani, in quanto la coalizione estremista alla guida di Roma è in feroce concorrenza con la Francia per il controllo del petrolio libico. Agip ed Eni, due grandi aziende italiane che un tempo controllavano il petrolio libico fino alla caduta di Gheddafi, sono state relegate in secondo piano a beneficio di Total, Areva …..».
Nessuno contesta queste affermazioni. Tuttavia altri utenti del sito LeFaso.net sostengono come le dichiarazioni di Di Maio, benchè strumentali, saranno utili agli africani.
«Questo vice primo ministro italiano che ha gettato una pietra nello stagno che sveglierà i popoli africani», scrive Zemosse. «Viva l’Italia», si spinge a esclamare Tanga.
«I nostri leader sono la causa principale di questo vergognoso sfruttamento dei nostri Paesi e la complice passività di tutti noi ha creato il terreno fertile per questo sfruttamento. Infatti, non abbiamo capi di Stato, abbiamo prefetti dei dipartimenti francesi!», ammette un utente che si firma Kladjou.
Lucide si spinge oltre: «CFA, EURO sono le stesse formule sviluppate dagli attori dello stesso sistema finanziario e bancario globale che ha deciso di saccheggiare i popoli del mondo». C’è chi, nei commenti, ricorda Abdoulaye Fadiga, ex governatore della Banca Centrale Africana (BCEAO) che – a suo dire – «voleva porre fine moneta del Franco CFA ed è stato avvelenato» (l’11 octobre 1988, a 53 anni).
Gorko è lucidissimo nel proprio commento: «È vero che c’è un rapporto tra migrazione e CFA: infatti, se il Ghana, la Nigeria, ecc., che hanno la propria moneta, conoscono la migrazione, è semplicemente perché sono circondati da paesi fratelli che non possono nemmeno commerciare con loro a causa della moneta. Preferiamo acquistare il riso in Vietnam invece di pagarlo ad un paese africano. I francesi hanno leggi commerciali assassine per le economie africane nella zona CFA. Di conseguenza, i Paesi che non hanno questa moneta subiscono gli effetti dannosi che sono tra l’altro: i loro prodotti non sono pagati dai loro vicini, quindi la disoccupazione, e quindi la migrazione. Se gli africani commerciavano tra loro, pensi che la migrazione si svilupperebbe in questo modo?».
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