L’Italia compra il vaccino: l’assumeremo tutti a forza?
Un contratto per la fornitura di 400 milioni di dosi di vaccino anti-Covid19 è stato siglato dall’Italia, assieme ai governi della Germania, Francia e dei Paesi Bassi (che assieme hanno formato l’Inclusive Vaccine Alliance, spiega il governo olandese sul proprio sito web).
Tali dosi sono sufficienti per coprire il fabbisogno di ogni abitante europeo.
La notizia è stata diffusa, tra gli altri, da France24.
Bill Gates partner dell’azienda che fornirà (forse) il vaccino all’Italia
Il mega-contratto è stato firmato con il gruppo AstraZeneca, colosso farmaceutico nato dalla fusione delle due aziende svedesi e britanniche che ne compongono il nome.
La società aveva già siglato un analogo contratto da 700 milioni di dosi con GAVI (Alleanza per i Vaccini), la società di Bill Gates, Regno Unito e Stati Uniti.
Il vaccino, sia chiaro, ancora non c’è ma è in fase di studio.
AstraZeneca ha detto – riporta il giornale francese – che si aspetta risultati sull’efficacia del vaccino contro il nuovo coronavirus entro settembre.
Il mega-contratto consentirebbe al colosso farmaceutico di predisporre, sin d’ora, le linee di produzione così da rendere immediatamente disponibili le fialette una volta che il vaccino sia testato ed approvato dalle autorità di controllo.
I tempi sono quelli già detti più volte : 12-18 mesi, quindi il prossimo anno, anche se si spera di giungere in tempo per la prossima epidemia influenzale del prossimo inverno, spiega France24.
In ogni caso si tratterà di tempi record. Di norma per un buon vaccino, efficace e sicuro, di vogliano anni di studio e sviluppo.
Walt, Harvard University : sensato vaccinare solo gli ultranovantenni
In proposito torna utile ricordare l’intervista curata dall’ex giornalista di Report Paolo Barnard al ricercatore David R. Walt della Harvard University.
Barnard pone un’arguta domanda « Lei prima di dare un vaccino contro il Cov-2 ai suoi nipotini, per quanto tempo vorrebbe sia testato? ».
Lo studioso risponde onestamente e chiaramente : « Ci sono casi in cui i vaccini sono totalmente inutili, [poi occorre] che dimostrino che il vaccino sia davvero efficace di generare una neutralizzazione del virus. Poi deve essere testato in una fetta di popolazione sufficientemente ampia per dimostrare che non causi alcun effetto negativo, [..] mettere a rischio la vita e uccidere in certi casi. Direi che 18 mesi sono un tempo ragionevole per cominciare a vaccinare i membri più fragili ».
Barnard insiste e il dottor Walt aggiunge : « se ci sono delle indicazioni che un vaccino è efficace, e che non ci sono effetti collaterali seri, i 10 mesi potrebbero essere il momento in cui almeno vaccinare gli individui fragilissimi, per esempio gli ultranovantenni perché sappiamo che se loro si infettano è difficilissimo che sopravviveranno. E per questi il rischio di un vaccino, messo sulla bilancia, sarebbe il minore dei rischi, a quel livello ».
« Ma ripeto che, in situazioni più comuni, che si corra a fare questi vaccini prima di almeno 18 mesi ».
L’intervista integrale (14:17 minuti) è su YouTube.
Forse è per questo, che sul proprio sito web la società farmaceutica mette le mani avanti : « AstraZeneca riconosce che il potenziale vaccino potrebbe non funzionare ». L’azienda, sotto questo profilo, assieme ai ricercatori dell’università di Oxford, sta lavorando anche a dei semplici farmaci per curare la malattia che non sarebbe capace di prevenire.
mancano i controlli internazionali sull’efficacia del vaccino