L’Italia un inefficiente Stato di Polizia
Nei miei 52 anni di vita credo di non aver mai assistito ad un impiego talmente massiccio di uomini e mezzi di polizia come in questo periodo di coronavirus.
Una miriade di posti di blocco, elicotteri, droni e pattuglie in moto e a piedi alla caccia di nonni solitari a spasso nei parchi cittadini, genitori a passeggio sulla spiaggia con i propri bambini o di fidanzatini mano nella mano che non mantengono la giusta distanza di sicurezza.
Secondo i dati del Viminale, nel periodo 11 marzo – 3 maggio 2020 sono state controllate:
- 12.360.197 persone ( il 20% delle 60.359.546 residenti in Italia al 31.12.2018 ),
- 4.798.015 attività commerciali.
Nel corso di tali attività, sono state sanzionati per inosservanza delle misure per il contenimento dell’epidemia da Covid-19 :
- 418.222 persone ( il 3,9% delle controllate ),
- 8.260 i titolari di attività ( lo 0,2% dei controllati ).
Se tale impegno e ardimento fosse quotidianamente profuso per la caccia ai malviventi veri, latitanti, mafiosi, rapinatori, trafficanti di droga e quant’altro, nel giro di un annetto, i livelli di criminalità in Italia diverrebbero talmente bassi da poterci permettere il lusso di lasciare la chiave inserita nella serratura del portone di casa.
Allora diamo uno sguardo a come si presenta il nostro Paese dal punto di vista dell’ordine e sicurezza pubblica e quanti sono gli operatori di polizia pagati dai cittadini per garantirgli sicurezza e serenità dalla criminalità seria:
Un vero esercito di Forze di Polizia
L’Italia era al primo posto per il numero del personale delle Forze dell’Ordine ed il secondo – dopo la Spagna – in rapporto al numero degli abitanti.
Ecco i numeri pubblicati da EuroStat ( puoi scaricare da qui: Statistics in focus — 18/2013 ), già nel 2010, relativamente ai primi sette Paesi europei:
Paese | Numero Poliziotti | Rapporto per 100 mila abitanti |
Italia | 276.256 agenti | 453 |
Germania | 243.625 | 300 |
Spagna | 241.267 | 508 |
Francia | 211.262 | 354 |
Inghilterra & Galles | 142.132 | 259 |
Polonia | 97.535 | 260 |
Romania | 52.146 | 238 |
Il dato statistico nazionale non include quello dei carabinieri (109.576 nel 2019, riporta l’enciclopedia Wikipedia) in quanto forza militare che in gran parte svolge però funzioni di polizia.
In Italia vi sono, quindi, oltre 300 mila tra poliziotti, carabinieri e guardie di finanza. Centomila più che in Germania, Paese che ha 80 milioni di abitanti.
Senza contare, poi, Polizia Penitenziaria, Polizia Locale, Polizia Provinciale, Guardia Costiera e, se non bastasse i numerosi militari impiegati nella così detta operazione Strade Sicure.
ll loro compito è garantire un efficiente servizio di prevenzione dei reati e, quando questi dovessero verificarsi, provvedere alla tempestiva individuazione e cattura degli autori.
Milioni di reati annui : spesso senza che sia individuato l’autore
Le statistiche ISTAT, per contro, impietosamente riferiscono che: abbiamo l’11,7 per cento di reati per 100 mila abitanti in più della media UE, mentre il numero del personale della forze dell’ordine supera la media del 27,6 per cento.
Anche la spesa di 1,3 punti percentuali di PIL è ben sopra la media (0,9 per cento) continentale.
Secondo “l’Indice della criminalità”, riferito all’anno 2017, pubblicato dal giornale Il Sole 24 ore « oltre 6.600 reati vengono commessi e denunciati ogni giorno in Italia, circa 277 ogni ora » (esattamente 2.429.795 all’anno, poi calati a 2.371.806 nel 2018 secondo i più aggiornati dati ISTAT).
A fronte dei 2.371.806 reati denunciati, nello stesso anno 2018:
- sono state arrestate solo 173.292 persone,
- altre 696.012 denunciate in stato di libertà (in totale 869.304 segnalazioni).
I soggetti segnalati all’Autorità Giudiziaria, quindi, rappresentano solo il 36% rispetto al numero dei reati denunciati, secondo la “Relazione al Parlamento sull’attività delle Forze di Polizia” redatta per il 2018 dal Ministero dell’Interno e presentata lo scorso febbraio.
In particolare, il Dossier del Viminale – il Ministero dell’Interno –, per il periodo 1 agosto 2018 / 31 luglio 2019, tra le altre, precisa le seguenti denunce :
- omicidi 307 casi (di cui solo 25 attribuibili alla criminalità organizzata e 145 in ambito familiare/affettivo di cui 63,4% di donne),
- furti 1.089.711 casi,
- truffe 119.776 casi ( di cui 19.343 con vittime over 65 ).
A tutto ciò bisogna aggiungere il devastante impatto economico e sociale della criminalità organizzata di tipo mafioso, soprattutto al sud, dove intere regioni sono tuttora di proprietà delle mafie.
Può essere che allora non è sempre e solo colpa delle leggi, (malgrado le loro indubbie carenze) ma anche, forse, della :
- scarsa capacità di gestione del personale,
- totale disorganizzazione territoriale dei vari corpi di polizia,
- bassa efficienza e preparazione professionale
di chi, queste leggi dovrebbe farle rispettare?
Vincenzo Drosi
Già nel 2001, Candidato Individuale al Senato, avevo analizzato il problema delle forze dell’ordine e rilevato come una grave interferenza democratica. La nostra Costituzione cancella le differenze fra individui, parifica i diritti indipendentemente dalla propria condizione di fatto. Una società di questo tipo non può accettare che alcuni individui a vita siano i guardiani degli altri. veri i motivi, oltre che di principio. La psicologia spiega a chiare lettere che un individuo che se per un periodo di 10, o in casi limiti di 15, svolge una qualsiasi attività lavorativa diventa un deformato professionale. Male per operai in catena e dipendenti in generale perché perdono la volontà di scelta e diventano schiavi ripetitori dell’abitudine. Su queste basi avevo stilato una legge quadro che coordinasse il tutto compreso il passaggio in 5 anni alla forma di servizio e non più professionale. Ma nella fattispecie delle forze dell’ordine il problema si amplifica in termini sociali ed egualitari, creando dei ducetti. Varie sono le tipologie di deformazione del poliziotto o carabiniere che si erge super partes nei confronti dell’altro cittadino. La soluzione prescelta fra tante possibili era la turnazione di tutti i cittadini per un periodo di circa tre anni, (come un tempo era il servizio militare per i giovani)in cui vengono svolti in modo retribuito normale tutti i servizi pubblici ai vari livelli. L’incontro fra richiesta ed offerta avviene per necessità di entrambi in prima battuta e per obbligo nella carenza per necessità pubblica. Nelle fattispecie di livello di comando, possono essere concesse deroghe per altri tre anni, fino ad un massimo di nove per strutture a livello nazionale e pochissimi fino a dodici a livello internazionale. Un esempio per capire, lo stesso John Elkan potrebbe dover svolgere 12 anni di servizio per la Nazione.