Nature: Con Omicron, i vaccini non proteggono da infezione
« La variante Omicron rappresenta una seria minaccia per molti vaccini e terapie COVID-19 esistenti, obbligando allo sviluppo di nuovi interventi che anticipano la traiettoria evolutiva della SARS-CoV-2 ».
E’ questa la conclusione dello studio, già sottoposto a peer review, prodotto da David Ho, Lihong Liu et al., ricercatori del “Aaron Diamond AIDS Research Center” della Columbia University di New York e recentemente pubblicato sulla rivista scientifica Nature [1].
La Omicron, come noto, è caratterizzata dalla presenza di circa 32 mutazioni rispetto alla precedente variante, al Delta.
Guariti o doppio inoculati non sono protetti da Omicron
I ricercatori affermano che « B.1.1.529 [ ovvero Omicron, NdR ] è marcatamente resistente alla neutralizzazione da parte del siero non solo di pazienti convalescenti, ma anche di individui vaccinati con uno dei quattro vaccini COVID-19 ampiamente utilizzati ».
Se la profilassi preventiva è quasi inefficace, peggio è con le terapie monoclonali finora utilizzati per curare i malati di Covid-19 nelle fasi iniziali della patologia.
« Valutando un pannello di anticorpi monoclonali a tutti i cluster di epitopi noti sulla proteina spike, abbiamo notato che l’attività di 17 dei 19 anticorpi testati è stata abolita o compromessa, compresi quelli attualmente autorizzati o approvati per l’uso nei pazienti », spiegano i ricercatori della Columbia University.
Come è noto, benché la variante Omicron (B.1.1.529) del SARS-CoV-2 sia stata individuata solo recentemente in Africa meridionale, la sua successiva diffusione è stata ampia, sia a livello regionale che globale. Ci si aspetta che diventi dominante nelle prossime settimane, probabilmente a causa di una maggiore trasmissibilità.
« Questi i risultati – precisa la ricerca – sono in linea con i dati clinici emergenti sulla variante Omicron che dimostrano tassi più elevati di reinfezione e “fughe vaccinali”. In effetti, recenti rapporti hanno dimostrato che l’efficacia di due dosi del vaccino BNT162b2 [ il Pfizer, NdR ] sono scese da oltre il 90% rispetto al ceppo SARS-CoV-2 originale a circa il 40% e il 33% contro B.1.1.529 rispettivamente nel Regno Unito e in Sudafrica ».
Risultati confortati da un altro studio [2] pubblicato da Delphine Planas et al. dell’Institut Pasteur presso l’Université de Paris sempre su Nature e già peer rewiev: « I sieri dei destinatari del vaccino Pfizer o AstraZeneca, campionati 5 mesi dopo la vaccinazione completa, hanno inibito a malapena Omicron. I sieri di pazienti convalescenti COVID-19 raccolti 6 o 12 mesi dopo i sintomi hanno mostrato una bassa o nessuna attività neutralizzante contro Omicron ».
Neanche il booster del vaccino protegge dall’infezione Omicron
La conclusione degli scienziati della Columbia University è pessimistica: « Anche una terza dose di richiamo potrebbe non proteggere adeguatamente dall’infezione da Omicron ».
Tuttavia, se non per proteggere dall’infezione ma piuttosto solo per evitare conseguenze più gravi, i ricercati ritengono « comunque consigliabile la somministrazione di vaccinazioni di richiamo ».
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Fonti e Note:
[1] Nature, 23 dicembre 2021, “Striking antibody evasion manifested by the Omicron variant of SARS-CoV-2”.
[2] Nature, 23 dicembre 2021, “Considerable escape of SARS-CoV-2 Omicron to antibody neutralization”.
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