Paolo Ferrero smaschera il trasformismo di D’alema
L’ex segretario nazionale di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, lo scorso 16 gennaio, sul sito del Partito, ha chiarito, a chi avesse ancora dei dubbi, «cosa sia Liberi ed Eguali».
Per Ferrero, «l’accordo tra Grasso e Zingaretti per costruire un nuovo centro sinistra nelle elezioni della regione Lazio» ci dice come «la ragione di esistenza di LEU è quindi in primo luogo una battaglia di potere tra diverse cordate dei ceti politici del centro sinistra».
Domanda al lettore l’ex segretario di Rifondazione: «secondo voi perché tra PD e LEU viene fatto un accordo nella regione dove si vince (Lazio) e non viene fatto nella regione dove si perde (Lombardia)? Perché dove governano insieme LEU è indistinguibile dal PD e dove il centro sinistra non tocca palla da decenni Grasso sembra uno di lotta continua?».
La risposta la suggerisce lo stesso Ferrero: «Banalmente perché governare una regione significa avere assessori, posti nei consigli di amministrazione, governo e sottogoverno. Non a caso LEU sta al governo nella stragrande maggioranza delle regioni e delle città dove il PD governa. A prescindere dai contenuti. Lo schieramento vale quindi fino ad un certo punto, perché il potere a livello locale non si molla. Le motivazioni, più che di sinistra, iniziano ad apparire sinistre».
Per Ferrero, “Liberi e Uguali” «non un partito di sinistra per costruire la sinistra, ma un partito formato dal personale politico marginalizzato da Renzi e che intende sconfiggere il toscano per avere nuovamente voce in capitolo nel nuovo centro sinistra. Un’aggregazione contro Renzi che riunisce coloro che hanno perso potere o che temono di perderlo nella rottamazione renziana».
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In sostanza, «semplicemente cercano di cambiare il capo del PD per costruire un nuovo centro sinistra», spiega Ferrero.
Strada che Ferrero condivide solo in parte: «Renzi indubbiamente è un personaggio di destra, ma le politiche di destra il centro sinistra non le ha cominciate con Renzi ma molto prima. Sono cominciate il SI ai trattati di Maastricht all’inizio degli anni ‘90, con le guerre umanitarie e le privatizzazioni di D’alema, sono proseguite con le liberalizzazioni ad alta velocità di Prodi e Bersani, per arrivare fino alla Fornero e al pareggio di bilancio in costituzione».
In conclusione l’ex segretario di Rifondazione chiude la porta ad ogni riedizione dell’Ulivo: «Il centro sinistra, a livello italiano come europeo, è l’artefice dei trattati neoliberisti che hanno portato l’Europa al disastro e che hanno aperto la strada alla guerra tra i poveri in cui sguazzano razzisti, fascisti e nazisti di ogni paese. Il centro sinistra faceva schifo già prima di Renzi, questo è il problema. Bersani e d’Alema abbiano fatto le politiche di Berlusconi con Berlusconi e che il governo Monti messo in piedi da Napolitano, D’alema e Bersani, abbia fatto le peggiori schifezze contro i lavoratori e il popolo italiano».
«Se Renzi è il problema, D’Alema e Bersani non sono la soluzione».
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