Passaporto vaccinale: le incerte basi scientifiche
Le premesse ( i cosiddetti “considerando”) del Regolamento europeo approvato lo scorso 29 aprile dal Parlamento Europeo [1], e che istituisce il “passaporto vaccinale”, chiariscono come si tratti di un accordo politico che su tutto si basa salvo che su solide premesse scientifiche.
In primis, l’Unione Europea è consapevole del concreto rischio della circolazione di « Certificati falsi relativi alla COVID-19 », con tutte le conseguenze sulla sicurezza sanitaria.
Passaporto vaccinale: la Scienza, tra poche certezze e tanti dubbi
Il testo, quindi, parte da una premessa scientifica molto relativa: « secondo le attuali conoscenze mediche, le persone vaccinate, quelle che presentano un test di amplificazione dell’acido nucleico (NAAT) negativo non più vecchio di [72 ore] o un test antigenico rapido negativo non più vecchio di [24 ore] e quelle che sono risultate positive agli anticorpi specifici contro la proteina spike negli ultimi [6 mesi] hanno un rischio notevolmente ridotto di infettare con il SARS-CoV-2 altre persone » (considerando n. 7).
Quindi il documento deduce che « la libera circolazione delle persone che sulla base di solidi dati scientifici non costituiscono un rischio significativo per la salute pubblica, ad esempio perché sono immuni da SARS-CoV-2 e non possono trasmetterlo, non dovrebbe essere soggetta a restrizioni, poiché queste ultime non sarebbero necessarie a conseguire l’obiettivo perseguito »
Tuttavia, poi, lo stesso Regolamento Europeo ammette che « in questa fase, non è ancora chiaro se i vaccini prevengano la trasmissione della COVID-19. Allo stesso modo, non vi sono prove sufficienti sulla durata della protezione effettiva contro la COVID-19 dopo la guarigione da una precedente infezione » (considerando n. 7bis).
Ne consegue l’impossibilità di stabilire, per Regolamento, « la durata della loro validità ».
Quanto dovrebbe valere un certificato vaccinale?
Sulla base delle suddette valutazioni, il Regolamento stabilisce che il “certificato COVID-19 dell’UE”, il “passaporto vaccinale” ( il cosiddetto “certificato verde” ), avrà una validità di:
- non oltre [90 giorni] dalla data del primo risultato positivo del test [ caso dei guariti dal Covid, NdR ];
- fino a (non più di [72 ore] dal prelievo del campione per un test NAAT e [24 ore] dal prelievo del campione per un test antigenico rapido);
- fino a (non oltre [1 anno] dalla data della vaccinazione) ».
Il Passaporto vaccinale è solo un’arma di ricatto contro i no-vax
E’ chiaro come, nei fatti, si tratti di un provvedimento che ha un solo vero, e neanche nascosto: discriminare i non vaccinati contro il Covid-19, di fatto imporre la vaccinazione di massa.
Solo il vaccinato, infatti, gode in maniera continuativa, senza rogne, dell’accesso pieno alla libertà di circolazione:
- Il “guarito” dal Covid dovrà, prima o poi, confrontarsi con la scelta di vaccinarsi;
- Il no-vax dovrà continuamente “testarsi” col rischio che per un “falso positivo” possa vedere cancellato all’ultimo minuto il proprio viaggio o, peggio, ad una quarantena all’estero ( in hotel, a proprie spese ) qualora dovesse risultare positivo prima dei reimbarco per il ritorno a casa.
Dopo aver cancellato, con le previsioni di “lockdown” e zone “rosse”, il diritto alla “libertà circolazione” in Europa, prevista dall’articolo 45 della “Carta dei diritti fondamentali dei cittadini europei” [2], chi tira i fili dei burattini al governo vuole cancellare l’articolo 3 della stessa Carta: “Ogni persona ha diritto alla propria integrità fisica e psichica” e l’articolo 21 che tutela l’uomo dalle discriminazioni, anche a ragione delle diverse idee politiche.
–
Fonti e Note:
[1] Parlamento Europeo, 29 aprile 2021, Regolamento del “Certificato verde digitale – Cittadini dell’Unione”.
[2] Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali, “Carta dei diritti fondamentali dei cittadini europei”.
Commenti più recenti